Paolo Saporiti
Bisognava dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno schizofrenico avremmo creato tutta questa sofferenza
Non si può smettere di essere madri o padri, buoni o cattivi (e spesso si peggiora col tempo), ma si può smettere d'essere figli e a volte, è davvero necessario.
“Bisognava dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno schizofrenico avremmo creato tutta questa sofferenza” è titolo dell'album e fa riferimento diretto all'ultimo scambio, via telefono, tra Paolo Saporiti e sua madre. Saporiti, ci ha regalato, lo scorso anno, il migliore disco di cantautorato internazionale, assieme a “Nothing Important” di Richard Dawson. A pochi mesi dall'album omonimo, ritorna con un altro gran lavoro. Il disco del 2014, era quello della manifestazione piena, questo, quello della deflagrazione. Davanti a tanta “fame di dire” non sono mai sostanza e intensità a mancare, al limite, qualche sbavatura nell'organizzazione estetica di un progetto, cosa che c'è qui c'è, più che nel lavoro precedente, ma è cosa, che rende in modo diverso, ambo i lavori perfettibili nella mente di ognuno e dunque, tanto più, vivi e in divenire. E' segno di un'epoca in cui si avverte la precarietà più assoluta nella definizione della parola “fine”, intesa come traguardo, ma anche come compimento. Eppure l'autore quella forma l'ha sempre ricercata, sin dai tempi del bellissimo esordio (The Restless Fall). Semplicemente, s'invecchia e bisogna prendere atto di aspettative irrisolte. Paolo, accarezza con una voce che qui si fa ancora più cruda (e grave), tra morbidezze e ruvidità, a volte appena appesantita dall'uso di un vibrato sin troppo “cercato”. I testi sono di una profondità lacerante, autobiografica ma mai auto-indulgente, che si fa di una potenza devastante in “In Costante Naufragio” e “Per l'Amore di una Madre”. Le melodie sono quanto di più vario, nel pescare dalla tradizione folk anglosassone, dal pop italiano, anche radiofonico, impensabile, se accostato a confezioni soniche spesso assai ardite. Si, perché gli arrangiamenti, in questo disco, più che nel precedente, fanno la differenza rispetto a quanto è possibile ascoltare in Italia e altrove.
Eccellente il contributo di Armando Corsi, alla chitarra classica. A melodie di una semplicità a volte disarmante, che si fa tanto più intima in un canto così sussurrato, profondo ma mai pago di grazia, si affiancano chiaroscuri strumentali di una violenza aliena a qualsiasi disco d'autore.
Curiosamente diviso in due sezioni, con gli stessi brani presentati in chiave diversa, una acustica, ma non priva di accensioni sghembe, decostruzioni ritmiche e dissonanze davvero cucite “addosso” alla potenza dei testi (“Figlio di una Madre Incompleta”, episodio d'eccellenza dal CD 1, assieme alla spoglia, quanto perfetta, “Hotel Supramonte”, di Fabrizio De André). Un'altra, tale da essere disco in duo, con Xabier Iriondo ad ogni tipo di strumentazione, senza dubbio, molto meno che convenzionale. Il connubio tra i due, non sempre è riuscito del tutto, perché si è prestato a qualche eccesso di troppo nell'alto contrasto, ma quando è a fuoco, ha qualcosa di epocale davvero: “Io non Resisto”, “A Modo Mio” (abissale il margine con la versione acustica), “In Costante Naufragio” (che qui si candida a mio pezzo preferito dell'anno), “Figlio di Madre Incompleta” (ancora una volta). In breve, Paolo Saporiti è al momento, assieme alla sua band, uno degli artisti internazionali più importanti in circolazione. In un periodo di rivalutazione, anche assai ben fatta del folk più “laterale” (Sun Kill Moon e Father John Misty docet), ma senza alcuna capacità d'invenzione autentica, il cantastorie milanese e i suoi psicodrammi, hanno una marcia ben oltre, verso i lidi del vero cantautorato “avant”, quello di Scott Walker e Matt Elliott per fare due nomi, su tutti. Paolo, è riuscito nella sua progressione, in una maturità che ha molto a che dividere, nello spirito inquieto, quanto nella ricerca di un vestito “altro”, appresso alle proprie ossessioni, con Buckley senior e questo è un merito senza pari. Dischi come questo, avranno certo credito oggi, ma un culto impagabile tra non molto, perché non hanno da spartire assolutamente nulla con altri. Che dire, se non che questo lavoro è per me già un cult? E' il momento per un disco per i soli Saporiti/Iriondo?
Paolo Saporiti
Bisognava dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno schizofrenico avremmo creato tutta questa sofferenza
Genere: Cantautorale , Folk
Brani:
- 1) A modo mio
- 2) In costante naufragio
- 3) Figlio di madre incompleta
- 4) Io non resisto
- 5) Per l'amore di una madre
- 6) Hotel Supramonte
- 1) Per l'amore di una madre
- 2) Io non resisto
- 3) Figlio di madre incompleta
- 4) A modo mio
- 5) In costante naufragio
- 6) Hotel Supramonte