Susanna Parigi
La lingua segreta delle donne
Un disco magnifico che ci rivela la lingua segreta delle donne
“Quello che non è detto o non si vede, agli occhi dei più non esiste e quindi, non rischia di venire distrutto. Ecco perché certe donne affidano le loro vite solo a coloro che conoscono il segreto della parola e la difendono da un mondo senza ombre”.
Così scrive Susanna Parigi nella prefazione di questa sua nuova fatica “La lingua segreta delle donne”.
Così la “chanteuse del pop letterario”, com’è definita nel libretto che accompagna il disco, dopo aver affrontato il senso di quotidiana offesa con lo splendido disco “L’insulto delle parole” decide di approfondire il discorso intorno alla parola prendendo spunto dal fenomeno del “Nu Shu” (“scrittura delle donne”) che pare essersi sviluppato durante il XVII secolo nella provincia cinese dello Hunan, la quale, precedentemente abitata dalla minoranza Yao, è conquistata dai cinesi, che v’impongono la loro cultura confuciana patriarcale. Le donne Yao, abituate alla loro indipendenza, decisero di creare una scrittura, il Nu Shu, per comunicare tra di loro all’insaputa degli uomini. Questo nuovo alfabeto recava, a differenza degli ideogrammi cinesi prevalentemente squadrati, tratti curvilinei e sinuosi, tanto da essere scambiati per disegni (tanto più che le donne solevano ricamarli sui vestiti, senza che gli uomini potessero decifrare nulla). La nuova scrittura era usata prevalentemente per donare conforto a una “consorella” nel momento del bisogno, come per esempio dopo un matrimonio combinato, perché per le donne del tempo, il matrimonio significava un inevitabile passaggio dalla sottomissione al padre alla sottomissione al marito. Più in generale, però, questa scrittura rappresentava l’espressione di un non ignorabile desiderio di comunicazione e quindi di vita da parte delle donne sottomesse, le quali furono così capaci di stabilire rapporti esclusivi e privilegiati tra di loro. Tramandato di madre in figlia, era cantato durante le riunioni delle donne in cucina o durante il ricamo, che esprimevano poeticamente ma con un linguaggio quotidiano le emozioni femminili e le difficoltà del dover accettare il dominio maschile (e l’obbligo del silenzio) giorno dopo giorno.
Questo il contesto da cui prende vita questo nuovo viaggio musicale che parte da “Liquida”, un incantevole brano che ci narra ciò che le donne si tramandano, dai piccoli gesti quotidiani “Togliere le scarpe quando c’era fango” agli aspetti più intimi e spirituali “Dalle donne della mia famiglia ho ricevuto il dono. / Il segreto del silenzio e la potenza dell’immaginazione”, si entra così in un mondo che è si spirito, ma è anche carne. “Affidiamo le nostre vite solo a coloro che conoscono il giusto peso della farfalla e la formula delle coincidenze. Se vi aspettate che qui ci si accontenti di qualcosa di meno la nostra lingua rimarrà per voi sconosciuta, come il silenzio perfetto della neve o il suono invisibile delle pietre che cantano” così scriveva Pepi II, ancora bambino in una sua lettera destinata a un dignitario di ritorno dalla Nubia e queste parole lette da Lella Costa lasciano a bocca aperta.
Non c’è però tempo per riprendersi, che già inizia il pianoforte e l’intensa voce di Susanna, con “Così è se vi pare”, ci porta nel mondo contradditorio della prostituta-amante Mujer Ramera cantando “Io mi sentivo labbra di latte e capelli d’oro, ma avevo neri serpenti e bocca rosso peccato. Io che mi sentivo santa ero mujer ramera, processione di soldati dentro una chiesa” e chiudendo con questi versi “Io sono colei / colei che mi si crede, quello che ognuno di voi vuole, quello che ognuno di voi vuole … così è se vi pare”.
Dalla donna-dono si passa poi alla donna oggetto di violenza, quella messa a nudo in “Crudo”, brano forte, che vede la presenza di percussioni ed elettronica e versi pieni di carnalità “cruda la pelle esposta / crudo il segno che lascia la mano e passa / crudo come sapere prima del tempo / crudo e severo senza frutti il mio seno”, cantati con una voce dalle insolite tonalità basse, fino a giungere alla terribile chiosa finale “crudo il patto di sangue che chiude il cerchio / come forca ancestrale / come un cappio”.
In “Ma tu dormi” c’è, invece, la donna desiderosa di ricevere amore dal proprio uomo che giace si nel letto accanto a lei, ma dorme “Crocifiggimi e ascoltaci amore / come onda respirare, spingi i chiodi dentro. Svegliati adesso”, ma è un’invocazione che cade nel nulla, in una situazione che mi ricorda quell’immagine, altrettanto desolata, che la cantautrice Isa ci offriva in “Notturno italiano”, quando descrivendo una lei piena di amore perché in fuga verso la Francia, in auto lungo la Riviera, si rende conto di avere accanto a sé un uomo interessato “soltanto della radio e della leva del cambio”.
Sembra invece poterne farne a meno dell’amore la protagonista di “Una certa esaltazione di vivere”, concentrata com’è sui piaceri della vita, fino a declamare a fine canzone con forza “Esce dalle stanze e percorre le distanze e la solitudine diventa esaltazione dell’assenza. Un punto di partenza in questo pomeriggio che si allarga non ti penso amore. Non ti aspetto amore. Non ti penso amore”. Ma prima di finire la traccia, Susanna dice “Non mi ricordo se ti amavo, non credo”. Sembra allora che questa certa esaltazione di vivere sia la conseguenza, il voluto superamento, di un amore appartenente al passato e che forse non è mai stato amore.
Con “Petit Madone” Susanna musica un testo di Michelle Vasseur, siamo davvero ai vertici come interpretazione e la sua musica, come sempre, è curatissima in ogni passaggio e di grande raffinatezza.
Che delizia poi “L’uomo senza qualità”, lieve e delicato quadretto sulla mediocrità dell’uomo senza qualità, ma è anche una grande vergogna da un punto di vista maschile ascoltare quegli ultimi versi “Spari e poi preghi e prometti felicità. Giuri, abiuri e poi spietatamente imponi la tua immunità”, ma è l’amara realtà, tutta umana, o peggio tutta maschile.
Sembra davvero non esserci scampo in un mondo prettamente maschile e dominato da uomini senza qualità, ma ecco un canto di speranza librarsi nell’aria, è la splendida preghiera “La città senza porte” che invoca un mondo in cui “Nascerà, nascerà la città senza porte, con un flusso d’amore costante e acqua che scorre per tutta la gente. Sarà legge che ascolta le offese, sarà cura per tutte le cose, sarà lingua segreta di donne”, forse solo l'universo femminile potrà salvare questo mondo alla deriva?
Quest’atmosfera di speranza sembra volersi prolungare in “Il suono e l’invisibile”, dove c’è solo il pianoforte di Ferruccio Spinetti ad accompagnare la voce di Susanna che, con persino con i suoi respiri e i suoi sospiri, ci racconta di una donna cui “le apparve la città: nessuna porta nessuna difesa, solo il suono e l’invisibile” e che “si accorse che il segreto esige memoria infallibile e raccontare forse è questo un patto, dove eventi e persone ritornano per dare nome a ciò che è stato dimenticato”.
Il disco si chiude poi con "Volesse il cielo" di Toquinho, de Moraes e Bardotti. Una magnifica canzone di speranza, davvero perfetta, per chiudere questo grande disco e non senza lacrime di commozione. Questa intramontabile canzone è stata scritta da uomini e penso sia stata scelta da Susanna proprio per dimostrare che, non è tanto la sensibilità femminile, la possibile chiave di volta, quanto la sensibilità d’animo a prescindere dall’essere uomo o donna e che, “La lingua segreta delle donne”, non è per niente un disco contro gli uomini, bensì un disco che apre la speranza di poter cambiare il mondo attraverso nuovi occhi, quelli di uomini e donne, capaci una volta tanto di volgere, con coraggio, verso qualcosa di nuovo all’orizzonte: “la città senza porte”.
Pensavo fosse impresa quasi impossibile realizzare un disco ancor più bello e maturo del precedente “L’insulto delle parole” ma, devo ammettere, che Susanna ha saputo compiere il miracolo, ha cambiato totalmente immagine qui tutta giocata sul bianco, dalle candide vesti fino a quel pizzo messo sulla bocca a simboleggiare il silenzio cui sono costrette le donne, ha cercato con forza raffinate melodie, ha scritto ottimi testi, collaborando ancora una volta, con il siciliano Kaballà ed ha espresso, con una voce strepitosa, la lingua segreta delle donne.
Applausi a scena aperta!
Susanna Parigi
La lingua segreta delle donne
Brani:
- 1) Liquida
- 2) Così è se vi pare
- 3) Crudo
- 4) Ma tu dormi
- 5) Una certa esaltazione di vivere
- 6) Petite Madone
- 7) L'uomo senza qualità
- 8) La città senza porte
- 9) Il suono e l'invisibile
- 10) Volesse il cielo
Informazioni tratte dal disco
11. Contenuti multimediali
Contributi di Gianna Schelotto, Pamela Villoresi, Ottavia Piccolo, Teresa De Sio, Curzia Ferrari, Nerina Mirotti, H.E.R.
Videoclip: Liquida
Crediti
Susanna Parigi: voci, pianoforte, clavicembalo e fisarmonica
Matteo Giudici: chitarre
Lella Costa: voce recitante (1)
Lead Fono Orchestra: registrata presso Lead Studios di Roma diretta da Stefano Barzan ingegnere del suono Giuseppe Ranieri
Ivan Ciccarelli: percussioni e batteria
Roberto Olzer: pianoforte (2)
Nicola Stranieri: batteria (2)
Roberto Mattei: contrabbasso (2)
Valentina Corvino: arrangiamento(3, 4), orchestrazione (3, 4), elettronica (3, 4) violino solista (3, 4)
Arké String Quartet: (5)
Stefano Dall’Ora: arrangiamento archi (5)
Stefano Barzan: orchestrazione (6, 7)
Massimo Mariani: chitarra (8)
Mercello Schena: batteria (8)
Aurora Bisanti: violino (8)
Aurora Bisanti: viola (8)
Yuriko Mikami: violoncello (8)
Ferruccio Spinetti: pianoforte (9)
Musiche S.Parigi / Testi S.Parigi/Kaballà, tranne “Liquida” (S.Parigi), “Petite Madone” (S.Parigi/Michelle Vasseur), “Il suono e l’invisibile” (F.Spinetti/S.Parigi)
Produzione: Promo Music
Produzione artistica: Susanna Parigi e Stefano Barzan
Registrazioni e mix: Studio Barzan, Stefano Barzan
Mastering: Nautilus Studio, Antonio Baglio
Progetto creativo: Maurizio Pirero (Oltre), Andrea Coppola (Studio ATA)
Foto: Stefano Videtta
Traduzioni: Claude Adrian Caponnetto.
Riprese video: Lucilio Santori