Ieri il sottoscritto ha potuto toccare con mano forse per la prima volta cosa significa non assistere per circa 10 anni ad una esibizione live di uno tra gli artisti/artiste favoriti nel pieno della propria traiettoria musicale. Voglio dire, non sono stati certo 10 anni vuoti da parte di Susanna, ma che hanno visto la pubblicazione di tre album tra il 2004 e 2011 e tournèe spalmate spesso su più annate a seguito della pubblicazione dei lavori discografici di riferimento.
Senza che tutto ciò sia stato minimamente preordinato (l'assenza dalle esibizioni di Susanna e da quasi tutti i concerti in questi anni è stata dettata da motivi personali), l'impatto è stato ancor più radicale e stringente alla percezione dei sensi e del vaglio critico, di quanto probabilmente lo sarebbe stato nel caso di una presenza regolare e puntuale nelle varie occasioni.
E' l'impatto è stato paragonabile al trovarsi di fronte a un bel giorno inaspettato, sorprendente e smisurato come una rivelazione attesa ma che negli esiti supera di gran lunga tale attesa.
Concerto teso e vibrante dunque che cresce lentamente e inesorabilmente con Susanna a dirigere il tutto con notevole padronanza dei tempi drammatici, dei pieni e dei vuoti, dei chiaroscuri e delle sfumature. Senza voler fare
paragoni irriverenti ma debitamente chiarificatori, l'armonia dell'insieme riporta alla mente come una delle più grandi - Joni Mitchell - seppe dirigere un ensemble di individualità straordinarie ai tempi del live Shadows and Lights, armonizzandone in maniera ideale e funzionale gli apporti. A coadiuvare la grande titolare ecco dunque una band smagliante sia nella spina dorsale del suono (il batterista Stranieri e il bassista Guaglio) che nel riempimento e nel ricamo, con gli eccellenti Roberto Olzer alle tastiere e al pianoforte (ad alternarsi a Susanna quando questa si dedica esclusivamente al canto) e il pregevole tessitore Matteo Giudici alle chitarre.
I primi venti minuti del concerto sono dedicati esclusivamente al nuovo album con la raggiante "Liquida" posta in apertura a voler felicemente inaugurare l'inizio di una storia che si preannuncia avvincente nella sua ora e mezza
abbondante di durata; segue la melodia argentina e dolente di "Così E' se Vi Pare" che sembra idealmente saldarsi al suo intenso antecedente "Amada" ripescato poi nel cuore della performance, mentre il graffiante pop di "E Tu
Dormi" possiede il respiro inconfondibile di quello che anni addietro sarebbe stato un singolo di successo (sulle fertili tracce di una "Che Vuoi Che Sia...
Se T'ho Aspettato Tanto" di martiniana memoria). "Crudo" è da par suo abbreviata e semi-riarrangiata rispetto all'omologa versione da studio con l'aggiunta in guisa di incipit di un fraseggio pianistico di Susanna che
lambisce la sonatina e la soppressione degli interludi violinistici. Anche nella bellezza di queste esecuzioni traspare la profonda umanità di una timidezza propria delle prime performance di materiale inedito. Per converso
appare già dirompente come si conviene "Petite Madone" che rappresenta uno dei tre vertici del nuovo lavoro quanto a cifra drammatica (gli altri due "Una Certa Esaltazione..." e "Uomo senza Qualità" non fanno al momento parte del
set), così come il diretto omaggio a Mia Martini dell'elegiaca "Volesse Il Cielo" e l'asciutta essenzialità de "La Città Senza Porte". I vari ripescaggi dalla produzione passata prevedono lo sfoggio di brani ben rodati e ormai
familiari. Scorrono così dall'album "Scomposta", "La Decima Porta", i perentori preludio e chiosa pianistici de "Il Regalo" e la veemente "Tre Passi Indietro", mentre dall'eccellente "In Differenze" vengono riproposte la già
citata "Amada" con un Matteo Giudici a giocare finemente di fioretto sulle corde della chitarra classica e nel secondo bis l'intensa e livida "La Fatica e La Pazienza".
Il vertice del concerto è rappresentato dall'esecuzione dei brani tratti dal penultimo album "L'Insulto delle Parole" riproposto quasi nella sua totalità, dalla marcetta accorata e pensosa della title-track, alla sensualità appassionata di una "Non Chiedermi Parole d'Amore" rivestita di intense arie pianistiche da preludio e ancora alla scorza esistenzialista de "La Canzone dei Vecchi Amanti". Ecco ancora "Fa Niente", mirabile affresco che dà forma ad una
irriducibile tensione armonica tra espressione ironica e struggente lirismo da sinfonia e l'epopea narrativa de "L'Attenzione" con il canto conquistatore di Susanna che giostra sontuosamente tra il modulato e il fiabesco. Infine le
sorprendenti declinazioni rock de "La Fiorista", che dalla struttura nervosa di un pianoforte amosiano dilaga in una repentina coda strumentale e della briosa, divertita e autoironica invettiva de "L'Applauso" con gli avvincenti staccato
del pianoforte di Susanna ad infuocarne l'epilogo. Sorprendente e decisivo in questi brani è l'apporto di Robert Olzer al sintetizzatore che nelle rispettive dilatazioni strumentali tesse trame preziose e vellutate in bilico tra Tony
Banks e Eddie Jobson. Tripudio finale di applausi con plurime riapparizioni sul palco a suon di bis che vedono, oltre a quelli già citati, un’intensa “Disamistade” ormai diventata classica del repertorio della nostra e la riproposizione di “Liquida”.
Concerto Susanna Parigi "La Lingua Segreta delle Donne" (12 maggio 2011 Salumeria della musica, Milano)
Pubblicato il 24/05/2011 - Ultimo aggiornamento: 06/10/2013
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