Giuseppe Cucè

La mela e il serpente

Recensione
Pubblicato il 14/11/2010
Voto: 8/10

Partendo da Tenco lungo un percorso originale.

Più volte mi sono chiesto come mai la Sicilia sia così ricca di talenti musicali, sarà forse la presenza a volte inquietante dell’Etna, sarà forse l’essere stata crocevia di molte civiltà e quindi crogiolo di culture molto differenti fra loro e perciò capaci di arricchirsi vicendevolmente.

Giuseppe Cucè non smentisce questa regola, nato e cresciuto in quella Catania che ci ha donato un genio musicale come Vincenzo Bellini, dimostra da subito qualità notevole.

A proposito di Bellini, avete presente quel capolavoro di piatto dedicato a una delle sue opere più belle, mi riferisco alla pasta alla Norma, un magico equilibrio di elementi semplici quali pasta di grano duro giunto a maturazione sotto il sole cocente di Sicilia, i rossi e dolci pomodori, il profumo intenso e inebriante del basilico, le melanzane raccolte sode ma mature dalla campagna e quindi fritte in fragrante olio extra vergine di oliva, una spolverata di ricotta salata e la magia è compiuta.

Non sono ammattito, non mi sono messo a scrivere di cucina è solo che questo “La mela è il serpente” è un po’ come questo delizioso piatto della tradizione sicula, ingredienti semplici che messi insieme con maestria e cura maniacale portano alla delizia del palato, pardon delle orecchie dell’ascoltatore.

Vediamo allora di capire quali sono gli ingredienti di questo disco d’esordio, che è maturo più di tanti dischi di artisti già navigati, ci troviamo di fronte a nove tracce di cui otto firmate dallo stesso Giuseppe Cucè in compagnia di un’altra ottima cantautrice Gabriella Grasso, di cui parlerò sicuramente in un’altra occasione e una cover d’autore, si tratta di “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco.

Sembrerà strano ma partirei proprio da questa importante cover d’autore, primo perché Giuseppe Cucè ne offre una versione molto personale voce, chitarra elettrica e violoncello, rielaborata con grande personalità senza stravolgerne l’originale trama ma senza farne un’imitazione o una sbiadita fotocopia, secondo perché è proprio dall’incontro con la musica di Tenco che è nato il suo percorso artistico. Spinto dall’amico e percussionista Francesco Bazzano, Giuseppe ha creato un progetto chiamato "Oltre le nuvole" che ha riunito vari musicisti aventi in comune questa viscerale passione per la musica e la poesia di Luigi Tenco, decidendo così di realizzare un tributo collettivo attraverso una quindicina di canzoni più o meno note. Nel 2009 questo spettacolo è stato proposto dal vivo a Catania con un cast che vedeva affiancati lo stesso Cucè, Francesco Bazzano, Gabriella Grasso, Mario Venuti, Fabio Abate, Mario Incudine e Carlo Muratori.

Questo il preambolo che porterà poi a questo bel disco, in cui a prevalere sono calde sonorità mediterranee, forte proprio della presenza delle percussioni di Francesco Bazzano capaci di dare fascino a queste canzoni, ne trae giovamento “Cuore” una canzone d’amore di notevole spessore che si apre tra gli arpeggi della chitarra classica e le note profonde del basso acustico di Francesco D’Amico, subentrano poi le pennellate della fisarmonica, mi ricorda un po’ la levità di alcune canzoni di Joe Barbieri e non mancano belle immagini come questa “Sarai il giorno che risplende il sole / sarò di argilla cruda e grigia tra le tue mani / saprò donare un senso alle tue ore / vivrò il sole in alto mentre piove”.

La ballata di un fiore” ci presenta un Giuseppe Cucè diverso, qui mi viene in mente per stile e voce l’attuale Carmen Consoli sarà il genius loci? Siamo decisamente su placide sonorità sudamericane e troviamo altre emozionanti inquadrature “Camminerò nel deserto più arido e acceso / in cerca di un fiore audace e capace / di prendersi gioco del gelido inverno”, efficaci le sottolineature di fondo del violoncello.

Offese” è una delle perle più belle del disco, introdotta ancora una volta dalla chitarra classica di Gabriella Grasso vede anche un canto a due voci, quella di Cucè e quella molto bella della Grasso, ci sono gli arpeggi, i tocchi di basso e un testo splendido "Vagheremo nella notte che segue / sotto il luccichio di stelle lontane / distanti dalle tue stupide offese / e da ogni sguardo che si spegne. / Viaggeremo tra le nostre emozioni / pur non sapendo dove andare / troveremo una ragione alle offese / anche se sarà dura da ingoiare", il finale in dialetto poi aggiunge sapore a questa canzone già sapida di suo. Notevole.

Sembrerebbe difficile riprendere il volo dopo una canzone così ben fatta eppure Giuseppe con “Farfalle” riesce a condurci per mano, anzi a sospingerci verso nuovi lidi, attraverso ritmi sudamericani più vivaci ed intriganti grazie alle percussioni però con la delicatezza del flauto traverso, per una canzone molto poetica e delicata “Una farfalla vita breve avrà / ma sulla luna so che riuscirà … / a vivere in eterno adesso che “.

Su toni più sospesi, quasi sognanti, “Verso l’oriente” è un’altra canzone piena di delicato fascino, grazie alla presenza del violoncello e di un sax soprano ben addomesticato da Marcello Leanza, il pezzo si chiude così “Io mi farò accarezzare dal sole senza farmi bruciare / mi farò sostenere dal vento / prima che un sogno svanisca per sempre al chiarore / di questa pallida luna al chiarore di questa …” prima della cavata conclusiva del violoncello.

Sembra invece un bozzetto di una qualche sceneggiatura di Tim Barton il successivo brano “La sposa” che ci narra di “Quella vecchina triste che dal suo bel davanzale / fa un cenno con la testa al giorno che se ne andrà … E con le ossa stanche si veste per la notte / come una dolce sposa attende … il bacio della notte / e l’ultimo violino e chissà … se poi sarà”.

E’ l’affascinante suono del bansuri, un flauto realizzato in bambù, a introdurci nelle calde e intriganti atmosfere di “La mela e il serpente”, sembra all’improvviso di trovarsi immersi nel giardino dell’Eden per un brano che ci canta con poesia tentazioni note, c’è tutto il ritmo incalzante delle percussioni che si abbracciano con il suono di un altro strumento particolare, lo zammaruni, sempre valido il testo che si chiude con inevitabile amarezza “Incenso mirra oro e stelle / porteranno sulle loro spalle / il frutto del peccato mangerò / e in alto sulla croce ti vedrò …”.

Con “Ghiaccio sul fuoco” si passa a un altro registro, s’intuisce subito dalla presenza di violino e violoncello strumenti entrambi capaci di donare suadente dolcezza a questa canzone affascinante anche a livello di testo ”Ogni perplessità / che sfiora un pensiero / sarà ghiaccio sul fuoco / che non spegnerà … ingiustamente”.

Eccoci finalmente approdare da dove si era partiti a parlare, cioè alla cover di “Vedrai vedrai” una versione di un’intensità e bellezza notevole, con la presenza delle chitarre elettriche che si stagliano sul resto del disco totalmente acustico, mescolate però e con risultati davvero pregevoli con il violoncello che chiude il brano intrecciandosi con le distorsioni delle chitarre, quasi fosse un moderno lieder classico e proprio dopo i toccanti versi conclusivi “Vedrai, vedrai … / non son finito, sai, / non so dirti come e quando / ma vedrai che cambierà”.

Che aggiungere altro, Giuseppe Cucè è partito per questo suo originale viaggio musicale muovendo i primi passi dalla musica e poetica di Tenco, però con questo suo disco d’esordio ha dimostrato di essersi creato uno stile personale, giocato sull’intensità e il calore tipici della propria terra, partendo da elementi semplici è giunto a un risultato finale sorprendente. Un disco che merita di essere ascoltato.

 

Giuseppe Cucè - La mela e il serpente

Giuseppe Cucè

La mela e il serpente

Cd, 2010
Genere: Cantautorale

Brani:

  • 1) Cuore
  • 2) La ballata di un fiore
  • 3) Offese
  • 4) Farfalle
  • 5) Verso l'Oriente
  • 6) La sposa
  • 7) La mela e il serpente
  • 8) Ghiaccio sul fuoco
  • 9) Vedrai vedrai

Informazioni tratte dal disco

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Giuseppe Cucè: voce
Gabriella Grasso: chitarre classica (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7), voce (3)
Claudio Bertuccio: chitarra acustica (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8)
Francesco D'amico: basso acustico (1, 3, 4, 7), basso flettlers (2)
Francesco Bazzano: percussioni (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7)
Maurizio Burzilla: fisarmonica (1)
Alessandro Longo: violoncello (2, 5, 6, 8), celli (9)
Marcello Leanza: flauto traverso (4), sax soprano (5)
Adriano Murania: violino (8)
Giancarlo Parisi: bansuri (7), zammaruni (7)
Riccardo Samperi: chitarre elettriche (9) e arrang. celli

Produzione artistica : Riccardo Samperi
Direzione artistica: Gabriella Grasso e Riccardo Samperi
Arrangiato, registrato e masterizzato da Riccardo Samperi presso TRP Music (CT)
Assistente di studio: Francesco Commando
Foto copertina: Caterina Palermo
Progetto grafico: Francesco Curci (
www.francescocurci.com) e Luca Correnti (www.lucacorrenti.net)

Testi e musica di Giuseppe Cucè e Gabriella Grasso (tranne "Vedrai vedrai" di Luigi Tenco e 2,5, 6 di Cucè / Grasso /Bassetto e 8 di Cucè / Lo Certo)

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