Beppe Donadio

Houdini

Recensione
Pubblicato il 21/04/2009
Voto: 9/10

Houdini: dietro l’illusione c’è la magia!

“La figura di Houdini mi ha affascinato sin da bambino. Il film con Tony Curtis - il solito falso storico, tipicamente americano – ha fatto il grosso: la morte del mago dentro la pagoda è stato un dolore almeno simile ai film con il bambino dei palloncini. Ricordate il bambino con i palloncini? Biondo, triste, solo. La cinematografia da oratorio ce lo proponeva spesso, già segnato nel suo destino da dinamiche famigliari molto complesse e, generalmente, sventure indicibili. Straziante. Il mago che non esce dall’acqua, che scompare improvvisamente, lascia un vuoto senza senso”.

Così inizia la presentazione del disco, scritta dallo stesso Beppe Donadio, nel bel libretto che accompagna questo complesso progetto musicale che sfrutta davvero al massimo lo spazio fisico disponibile per un totale di circa 80’ minuti di ottima musica e non solo, perché in realtà il disco contiene anche brevissimi sketch tra un brano e l’altro che rendono piacevolissimo l’ascolto dell’intero lavoro.

Per capire meglio come è fatto il disco occorre, però far riferimento al suo precedente lavoro “Merendine” in cui Beppe Donadio immaginava il percorso vissuto dal suo alter ego “Beppe D”, cantautore alle prime armi alla ricerca esasperata di una strada che lo porti al successo e alla fama e di cui il nuovo progetto “Houdini” rappresenta il suo naturale seguito.

Così, se già il precedente “Merendine” aveva destato attenzione e critiche molto positive, con “Houdini” Beppe si supera alla grande dando finalmente libero sfogo alla sua esuberante creatività artistica, circondandosi di artisti all’altezza e sapendo comunque tenere ben salde le briglie della sua fantasia grazie ad un’ironia incredibile.

Nasce così quello che può definirsi un vero e proprio spettacolo musicale, un contenitore in cui convivono pezzi soul, gospel, tanghi, blues, romantiche ballate, rap il tutto collegato da alcuni siparietti davvero esilaranti come ad esempio quello in cui il protagonista “Beppe D”, euforico, citofona ad un “amico” annunciandogli di aver finalmente fatto il suo secondo disco, mentre l’interlocutore, ancora mezzo addormentato malgrado suonino proprio in quel momento le campane che segnano mezzogiorno, dopo averlo a stento riconosciuto, gli replica annoiato “Un altro… ah bravo! Ma questo qui, quanto dura?”.

E’ evidente che passare in rassegna l’intero disco come sono solito fare, vorrebbe dire scrivere alcune paginate di osservazioni, cercherò allora di coglierne gli aspetti più interessanti come fossero dei flash, il resto lo lascio alla curiosità dei lettori nella speranza che sappiano cogliere l’opportunità di conoscere questo progetto davvero affascinante ed originale, inoltre ammetto che non piace solo al sottoscritto, ma è tra i preferiti di moglie e figli: un lavoro quindi, come si direbbe in politica, davvero trasversale.

Lasciatemi dire innanzitutto, che uno dei pregi di “Houdini”, è quello di essere un concept album in pieno stile, coeso, in cui tutto si incastra alla perfezione, compresi i famigerati siparietti, inseriti a tratti tra un brano e l’altro, con la ferma intenzione di dare continuità alle vicende personali del protagonista, devo ammettere che nessuno dei vari elementi, neppure dopo ripetuti ascolti danno noia ed anzi ogni volta vien voglia di riascoltare il tutto senza salti e non è pregio da pochi.

L’inizio del disco è proprio spumeggiante con la bella ballata “Tempo al tempo” che può essere interpretata come una dichiarazione d’intenti “La prima volta che visto mio padre baciare mia madre è stato da grande / La prima volta che ho scritto canzoni è stato molto più imbarazzante, perché / Da quando ho aperto la porta del cuore la gente ci vede dentro”.

Tra i brani più trascinanti citerei senza dubbio “Dieci piccoli indiani” una sorta di “Vil Coyote” sulle disillusioni del sogno americano, ma non solo, c’è uno sguardo disincantato anche verso i mali di casa nostra “Meglio fingersi di mente infermo / Che non è più di moda il reo confesso / Ho imparato a scaricare canzoni / Non volevi mica che le comprassi coglione”.

Non è da meno “L’uomo dello spazio” pezzo surreale, ma non troppo a ben ascoltare, costruito sulla melodia di “Bella ciao”, ma decisamente trasformato in un brano soul con tanto di coretti (Elena Sbalchiero e Stefania Martin le protagoniste), ne emerge comunque un non ritrovarsi di Beppe in questo mondo d’oggi, cosa che gli fa dire “Gli Umani sono strani”.

Altro brano clou è “Funerale per cantautore” in cui Beppe s’immagina persino il funerale del suo alter ego Beppe D e ad allora che c’è di meglio di un gospel in pieno black style in cui invocare il Dio del Rock, il Dio del Jazz, il Dio del Soul e il Dio del Pop chiedendo loro perché non hanno protetto Beppe D, quando era in vita, chiudendo il pezzo ironicamente così “Oh Dio del Soul, oh Dio del Jazz / Oh Dio del Rock, oh Dio del Pop / Se siete dei, guardate giù / Ci sono io vicino ai Pooh (Ahi, ahi, povero Beppe D.)” sulla melodia di ”When The Saints Go Marching In”.

C’è anche un brano, tra i più pop che è “Boyband”, cantato da Beppe Donadio con i Ragazzi Bresciani realizzato per un buon tratto a cappella con tanto di vocalizzi, percussioni vocali e chi più ne ha più ne metta, rap ed infine una chiusura dopo più di sette minuti di pezzo, in un direi pittoresco dialetto bresciano, cosa pretendere di più da una semplice canzone.

C’è spazio però anche per brani decisamente più seri e commoventi come la title-track “Houdini” un languido tango con tanto di struggente fisarmonica e lo stesso Beppe Donadio al pianoforte a donare belle coloriture, per una versione diversa della tragica fine del famoso illusionista Houdini, nella canzone non muore più per problemi tecnici ma per propria scelta, vittima sacrificale di un amore per una bella americana, un amore non corrisposto ed anzi platealmente tradito per un clown e così eccolo cantare “E invece questo è il mio nuovo finale, con un epilogo creato ad hoc / Venite, gente, c’è un uomo che muore, venite questo si chiama shock” e mi sembra già di vedere le telecamere dei talk-show e i telefonini riprendere in diretta il dramma per una successiva orgia mediatica…

Altro brano decisamente serio è “Maestrale (Berlino 1989)”, introdotto dal violino di Gazich, intenso, ma delicato allo stesso tempo, carico di speranza con le sue parole “Come marinai che si svegliano / L’alba aspetterò / Ho visto andare uomini da est / E le volontà non si piegano / E i muri vanno giù”, dedicato alla caduta del muro di Berlino.

Ci sono poi le canzoni d’amore come lo slow “Maria e gli uomini”, una vera e propria dichiarazione d’amore, in cui il protagonista si rivolge alla propria amata così “Maria, Maria / Si fossi foco arderei lo monno / la mia macchina del tempo si è rotta / e son contento di stare nel presente, io con te”, quale donna non vorrebbe sentirselo dire?

Altro brano d’amore, romanticissimo, è “Aprile” in cui Beppe intreccia la propria voce con quella molto bella di Stefania Martin, in un duetto che si chiude con i versi “Tu sei la mia vertigine profonda e vado giù / E intanto nell’estate che si offende scenderà / Acqua, Acqua”.

Forse però mi sono già dilungato troppo, rischiando di stancare chi legge e ne uscirebbe danneggiato il disco che invece merita, eccome se merita.

Sento suonare il citofono, è ormai ora di pranzo chi sarà? Vado al citofono e chiedo chi è… è mio figlio maggiore che è uscito in bici e si è dimenticato di prendere con sé le chiavi del cancello! Beh… fosse stato “Beppe D” gli avrei sicuramente chiesto “Ma, non hai ancora pronto il terzo disco? Mi raccomando devi farlo ancora più bello dello splendido Houdini”.

Beppe Donadio - Houdini

Beppe Donadio

Houdini

Cd, 2008,
Genere: Cantautorale

Brani:

  • 1) Tempo al tempo
  • 2) Dieci piccoli indiani
  • 3) L’uomo dello spazio
  • 4) Houdini
  • 5) Caramelle
  • 6) Boyband
  • 7) Maestrale
  • 8) Aprile
  • 9) Maria e gli uomini
  • 10) Fragile
  • 11) La mia idea del futuro
  • 12) Salmo di Liberace
  • 13) Sad snack blues
  • 14) Funerale per il cantautore
  • 15) Le ultime parole famose
  • 16) Calciatori e cantanti

Informazioni tratte dal disco

Beppe Donadio: voce, piano, organo, cori
Franco Testa: basso
Giovanni Rovati: chitarre
Elio Rivagli: batteria
Mark Goldenberg: chitarra in “Tempo al tempo”, “Le ultime parole famose”
Michele Gazich: violino
Christian Rocco: chitarra
Emilio Rossi: organo hammond, percussioni, programmazioni
Giancarlo Zucchi: organo
Lorenzo Lama: chitarra
Paolo Zanetti: chitarra
Max De Bernardi: chitarra
Enrico Catena: percussioni
Fausto Beccalossi: fisarmonica
Fabiano Redolfi: sax
Elena Sbalchiero: cori
Stefania Martini: voce in “Aprile” e cori
Sergio Mancinelli, Oreste Rizzini, Alessandro Ducoli, Sergio Isonni, Toni Biemmi, Maria Chiusolo, Corale Santa Maria Assunta, Laura Donadio, Andrea Amati, Veronica Sbergia: voce

Testi e musiche di Beppe Donadio, ad eccezione di “Calciatori e Cantanti”, testo di Alberto Albertini, musica di Beppe Donadio. Arrangiamenti di base e pre-produzione, arrangiamento e direzione dei cori di Beppe Donadio (grazie a Stefania, Elena e Claudio per l’apporto creativo). Perfezionamento degli arrangiamenti ritmici di Elio Rivagli e Franco Testa. “Grazie dei Fior”, “Incubi e deliri”, “Il Programma delle dediche”, “Elvis Presley sia con voi” testi e realizzazione di Beppe Donadio.

Registrato, mixato e masterizzato da Emilio Rossi al Phoenix Studio di Castelmella (BS) dal 28.03.2008 (“Le Ultime Parole Famose”) al 11.08.2008 (“Maestrale”), assistente Emanuele Bresciani. “Salmo di Liberace” registrato da Beppe Donadio nell’Antica Pieve di Gussago (BS).

Pianoforte registrato al Phoenix Studio il 13 e 14 giugno 2008. Steinway & Sons B211 fornito dalla ditta Passadori di Brescia (www.passadori.it). Cori, tastiere addizionali e percussioni registrati da Beppe Donadio nel Bunker di Botticino (BS).

Produzione artistica: Beppe Donadio
Consulenza artistica: Emilio Rossi
Produttore esecutivo: Alberto Albertini per la Fusione

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