Recensione cuffie Shure SRH1840

Pubblicato il 09/04/2015 - Ultimo aggiornamento: 27/03/2016

Argomento: Riproduzione audio hi-fi

Dopo le Shure SRH1440 mi accingo a presentarvi le SRH1840… lo so le recensioni escono praticamente in contemporanea; in realtà intercorrono ben tre settimane tra le stesure, volevo vedere di inserire anche una parte più di cuore e semantica.

delle Shure SRH 1440.

RINGRAZIAMENTI

Come sempre il primo grande ringraziamento va a voi lettori
Il secondo va a Giuseppe del Fabbro, responsabile vendite e marketing per Shure in Italia, che mi ha permesso di testare queste e altre cuffie Shure, e ha seguito la comunicazione con me in maniera encomiabile.
Il terzo, mi sembra giusto, va a Shure stessa azienda che non ha certo timore di avere dei minimi discorsi tecnici con un recensore.

PREMESSA

Le Shure SRH1840 sono spesso recensite in due modi, ci sono recensori estremamente entusiasti e recensori che non lo sono… personalmente mi sono preoccupato di dare alle SRH1840 un degno compagno apportando qualche modifica all’amplificatore così da permettegli di erogare tranquillamente non solo i 124mA necessari, ma anche quegli 8V massimi per tirare per bene le cuffie. Disegnata per il mastering e la registrazione (come detto sul sito che vi linkerò più avanti) ci si trova davanti a delle cuffie che vengono proposte come estremamente lineari, ma il fatto che stia scritto anche “perfetta per gli audiofili” ci segnala che l’ascolto può essere divertente e conseguentemente trasformarsi in quell’atto che definito correttamente può essere nominato “sentire”.

Siamo da sempre abituati a sentirci dire che tra ascolto e sentire, la forma più elevata ed umana è quella dell’ascoltare … spero di farvi porre dei dubbi su ciò:

sentire = http://www.treccani.it/vocabolario/sentire/

ascoltare = http://www.treccani.it/vocabolario/ascoltare/

Il dubbio nasce grazie a Massimo Cotto e le sue storie circa gli artisti rock più importanti … si parlava di Jimi … mi sembra, ma il fatto fondamentale è che ad un certo punto narra una storiella secondo cui due amici stavano parlando di come ascoltare Jimi, interviene un terzo che dice che Jimi non lo si può ascoltare, che Jimi non si può capire se lo si ascolta … “Voi Jimi lo dovete sentire!”. Non so perché, ma questa frase mi ha permesso di fermarmi e ragionare se io ascoltassi o sentissi ed è un ragionamento che mi piacerebbe che tutti quelli che mi leggono ad un certo punto facessero.

Le mie conclusioni è che ascoltare si può ascoltare un impianto da valutare, come anche tante altre cose, ma rimanendo sull’audio tra ascoltare e sentire è il passaggio Lacaniano o Zizeckiano che c’è tra il desiderio di godimento e il godimento stesso.

Ho avuto l’occasione di provare le SRH1440 e le SRH1840, che a mio avviso riescono ad interpretare in modo evidente questa opposizione semantica, con le prime ho ascoltato musica e valutato l’impianto, con le seconde ho fatto fatica ad ascoltare e mi sono dovuto concentrare (e per fortuna la tecnica aiuta in questo) … perche se con le SRH1440 ascoltavo, con le SRH1840 sentivo.

Con le SRH1440 si sente male? Direi proprio di no basta leggere la recensione da me stilata per accorgersi del fatto che sono ottime cuffie e che nel proprio ambito hanno ben pochi rivali; ma con le SRH1840 è un'altra storia, un altro pianeta o per prendere un po’ l’immagine di “The endless river” un altro viaggio.

UNBOXING

DESCRIZIONE

Come solito vi fornisco il link alla pagina del prodotto sul sito del produttore: http://www.shure.it/prodotti/cuffie/srh1840

  • Tipo Trasduttore: Dinamico con magnete al neodimio

  • Dimensione del driver: 40 mm (come abbiamo già compreso per una grande musica serve una grande progettazione, che il driver sia grosso almeno 50mm non è un requisito necessario)

  • Sensibilità: 96 dB SPL/mW

  • Impedenza: 65 Ω

  • Massima potenza in ingresso: 1000 mW (a conti fatti 8V e 124mA)

  • Gamma di Frequenza: 10 Hz – 30 kHz

  • Peso netto (senza cavo): 268 g

  • Lunghezza Cavo: 2,1 m

  • Tipo di Cavo: Sdoppiato, staccabile, in rame privo di ossigeno (OFC)

  • Spina: Mini-jack stereo da 1/8" (3,5 mm) placcato in oro

PACKAGING

Il packaging è ottimamente curato: una scatola esterna in cartone lucido mostra immagini della SRH 1840 accompagnate da brevi descrizioni, inoltre riporta su un lato le specifiche tecniche della cuffia. Tale scatola si apre a libro: dietro il coperchio troviamo il manuale istruzioni riposto in un’apposita tasca; all’interno della scatola troviamo invece il bauletto rigido contenente le cuffie, i pad di ricambio e un cavo.

BUNDLE

Il bundle è ricco e permette alle Shure una decisa longevità rispetto alle concorrenti.

Vi è in primis il cofanetto rigido che ci permette un trasporto ottimale e sicuro delle cuffie. All’interno del cofanetto troviamo una sacca contenente un altro cavo, quindi a conti fatti avremo due cavi identici; e l’adattatore jack da 6,3”.

Il bundle ovviamente non è finito e le SRH1840 portano con sé anche due pad di velluto di ricambio.

MATERIALI

Sulle top di gamma aperte Shure non lascia nulla al caso e i materiali sono di prima qualità:

i driver sono accoppiati acusticamente tra di loro in modo da suonare nel modo più simile possibile (è statisticamente impossibile ottenere due driver identici, e non sono cose scritte per piacere di marketing anche i miei test confermano (facendo anche tutti i calcoli sugli errori) che tale accoppiamento c’è.

Forcella in alluminio aeronautico così da garantire leggerezza, durevolezza e resistenza.

La sospensione del driver è in acciaio il che consente di avere una massa abbastanza elevata ed avere una struttura solida e non risonante.

Il cavo è in rame OFC con guaina rinforzata in kevlar, in pratica un cavo veloce e resistente, morbido, ma per fortuna non troppo.

Pad in velluto comodi grazie alla gommapiuma che essendo ad alta densità riesce anche ad aumentare un po’ l’isolamento.

COMODITÀ

L’archetto è rivestito in pelle ed imbottito, i pad come tutti i pad Shure sono di estrema comodità, inoltre le cuffie pesano 268g decisamente un peso non estremo, ma che permette di ottenere una cuffia solida e dalle ottime prestazioni sonore.

ISOLAMENTO

Le cuffie aperte non si prendono per l’isolamento se avete molti rumori forti li sentirete, rumori lievi saranno uditi qualora le cuffie non siano impegnate a riprodurre musica; all’esterno invece sentiranno per bene quello che state ascoltando.

RODAGGIO

Il reparto R&D Shure dichiara che le loro cuffie non necessitano di rodaggio e che se ci sono differenze evidenti il motivo è principalmente psicoacustico … bene anche questa volta sono pienamente concorde con loro.

MANUTENZIONE

VIDEORECENSIONE

TEST DI RISPOSTA IN FREQUENZA

Come si evince dalla risposta in frequenza i due driver sono accoppiati acusticamente tanto che hanno una risposta similissima fino a 8kHz circa.

Dai 20Hz ai 4kHz la risposta in frequenza subisce variazioni comprese tra i +-2db

Le frequenze comprese nell’intervallo 4kHz – 8kHz hanno una diminuzione di SPL con una differenza massima di db.

Oltre gli 8kHz inizia un minimo roll-off, ma nulla di grave dato che le cuffie giungono senza difficoltà fino ai 20kHz.

Cuffie che promettono di essere, precise e dettagliate grazie ad una linearità pressoché assoluta fino alla così detta banda strumentale, ma al contempo molto divertenti dato che non affaticano minimamente l’ascolto anche per un periodo di tempo prolungato.

RECENSIONE

MUSICA

Bene passiamo a raccontare un po’ come suonano le Shure SRH1840: queste cuffie non si limitano a riprodurre musica … queste cuffie Suonano. Lo fanno talmente bene che mantenere la concentrazione necessaria al recensirle ha quasi un sapore di missione impossibile, alla fin fine mi sono quasi dimenticato che queste cuffie … dovevo recensirle ed avevo a disposizione soli 30 giorni per farlo. Siccome vi ho già detto in premessa che con queste cuffie non si può fare a meno di sentire la musica cercherò di non ripetermi troppo. Ho avuto la fortuna di avere contemporaneamente sia le SRH1840, sia le SRH1440 e quindi ho potuto fare qualche confronto … il che è stato fondamentale per riuscire a mantenere quella concentrazione necessaria e che permetta di trarre delle conclusioni utili e non dettate solo dal trasporto musicale.

In primis permettetemi di ribadire che un amplificatore è d’obbligo; per amplificarle serve decisamente un passo in più e spendere quelle 800-1000 euro di amplificatore con le SRH1840 serve ed è a mio avviso un modo intelligente per far suonare queste cuffie che vogliono non soltanto 124mA e quindi un bel po’ di corrente, ma vogliono anche 8V per suonare bene o meglio per suonare sempre senza che l’amplificatore dia segni di difficoltà.

Passando alla solita descrizione scomposta per fasce di frequenze:

Bassi: sono cuffie dove la linearità fa veramente da padrona, non saranno mai né coprenti né eccessivi, talvolta potrete desiderare qualche basso in più, ma dipende dalla traccia anche perché con la maggior parte degli album ascoltati (ho riascoltato gran parte della mia discografia che consiste in un numero imprecisato di album nel senso che so che sono alcune centinaia, ma non so di preciso quanti siano) non avevo così voglia di tutti questi bassi in più e le cuffie scendevano sempre fino alla prima ottava senza troppe difficoltà, riuscendo a restituire un buon corpo qualora la traccia fosse ben curata.

Medi: i medi sono evidenti, sempre controllati e precisi, ma la natura lineare della cuffia si fa sentire, le SRH1840 sono capaci di restituire tutti i dettagli presenti in questa fascia di frequenze senza fatica .

Alti: nessun alto viene perso, la cuffia ripropone la stessa accuratezza proposta nei medi, e la stessa capacità di donare dettagli, il tutto senza affaticare il sentire.

Ultra-alti: nell’ultima ottava l’efficienza della cuffia cala, ma l’ariosità del suono è comunque donata e anche i micro dettagli ci sono e si fanno sentire.

La scena sonora è amplia, molto ampia grazie alla generosa apertura posteriore delle SRH1840 sul palco c’è il giusto spazio, c’è aria tra gli strumenti, e non c’è alcuna scomposizione.

USO IN MOBILITÀ

Le cuffie completamente aperte non sono l’ideale per la mobilità passa una discreta dose di rumori fastidiosi, tuttavia come sempre mi è sembrata una prova interessante da fare.

Il Sansa Clip + non ce la fa il volume è appena appena necessario per sentire qualcosa, se tutto il mondo è in religioso silenzio, serve decisamente di più e si va oltre al fatto di avere un buon lettore: serve proprio un amplificatore che soddisfi almeno il requisito minimo di 3.3 V e quel centinaio di mA (ovviamente il tutto inteso come RMS), in caso contrario non si riuscirà a sentire così tanto e conseguentemente divertirsi.

USO IN GAME

Ritengo che giocare con cuffie da 600 euro sia una fortuna che non capita a tutti, ma anche in questo caso una cuffia top di gamma sa chiarire il perché essa e non altre è il top di gamma.

ARMA ARMED ASSAULT

Si lo so è sempre lui, ma uno dei pochi FPS in cui non mi annoio, ma mi diverto.

Lo spazio presente è naturale e ampio, le distanze possono essere rilevate dal nostro orecchio senza difficoltà e anche i rumori più flebili vengono uditi, la direzionalità è precisa; in una parola il posizionamento è preciso e pieno di informazioni.

Pieno di immersività è il suono, non sfugge nulla sia nel riconoscimento dell’arma che sta sparando, sia nel riconoscimento del mezzo che sta avvicinandosi. Immersivo anche essere a bordo di tali mezzi siano essi elicotteri, carri armati, mezzi anfibi, cigolati o gommati.

RACE INJECTION

Anche a bordo di una vettura sia essa da F1 o da turismo, il divertimento e la caratterizzazione di ogni suono è presente, si va al di là dei rumori necessari a comprendere la propria guida … si riesce a comprendere cosa stanno facendo le altre vetture solo ascoltando i motori avversari, ed ovviamente si riesce a riconoscere anche la vettura che ci sta seguendo.

CONCLUSIONI

Credo si sia capito, queste cuffie mi sono subito piaciute dal primo secondo che le ho ascoltate, mi sono piaciute tanto che ho ben pensato di ascoltare gran parte della mia discografia, e che quasi mi dimenticavo che dovevo anche trarre delle conclusioni serie e basate su qualcosa di condivisibile che superasse il gusto; insomma un po’ dispiace separarmene, ma devo farlo e spero che il nuovo braccio lenisca un poco tale dispiacere.

Cuffie che al di là dei materiali giustificano semplicemente dal suono il proprio perché e il proprio costo che ricordo essere compreso tra i 450 e i 600 euro.

Complete, dettagliate, neutrali e mai affaticanti si potrebbe chiedere di più da una cuffia? Credo di no. Decisamente competitiva nella propria fascia di costo e decisamente no compomise.

Cuffie Shure SRH 1840
Dettaglio cuffie Shure SRH 1840
Dettaglio cuffie Shure SRH 1840
Risposta in frequenza cuffie Shure SRH 1840