Slowmother
Chemical Blues
I milanesi Slowmother arrivano all'appuntamento con il loro primo Full Lenght Album, Chemical blues, con un suono fresco e immediato frutto di un meticolosa ricerca nei suoni del passato, mescolando un po' di blues con l'elettronica anni ottanta e novanta al fine di rinverdire atmosfere ben definite temporalmente. Il brano d'apertura Liar scivola via con naturalezza e poca incisività, ma già Chemical Blues riporta a sonorità madchester a cavallo dei due decenni citati, dove il rock si fondeva con la dance in una trance dai tratti claustrofobici per una sbornia overnight. Drugs invece con le sue ambientazioni notturne ripercorre le tematiche new wave fino al post-punk. Andando avanti è sempre più evidente il richiamo a sonorità blues e prog-rock che sembrano voler rendere omaggio in maniera più o meno consapevole a mostri sacri quali i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Doors e per finire i Dire Straits. Classic rock quindi, che però non perde l'occasione di essere qualcosa di più di un semplice lavoro da consegnare alla voce revival.
Quello che mi piace di questo album è la sua ingenua, ma spontanea capacità di essere sfacciatamente derivativo, risultando però alla fine degno di una propria anima. Il continuo cambio di direzione nel voler citare questo o quell'altro maestro dimostra una certa proprietà nel costruire riff e ritornelli vincenti e accattivanti sempre comunque nel solco di un rock vintage. L'aggiunta di una miscela di elettronica e ritmi post-rock imbastardisce quel tanto che basta delle sonorità tipicamente anni settanta. Alla fine quello che mi ha colpito del disco è la sua capacità di risvegliare certe emozioni demodé nel momento che tutto il movimento pare voglia rivolgersi verso un qualcosa di altamente commerciale. Too late Jesus, ad esempio, strizza l'occhio a Nick Cave, ma non per questo ci si può esimere da definirla una traccia ricca di pathos e di quel fascino che penetra sottopelle con naturale eleganza e discrezione. Una ballad tra emozione blues-rock e fumose atmosfere jazzy.
Quello che appare un po' forzato è l'operazione nella sua generalità, nel momento che si percepisce come risulti sempre più stucchevole una sovraesposizione di suoni del passato che vanno a comporre un elenco troppo lungo di omaggi alla storia della musica. Un'operazione molto autoreferenziale che forse avrebbe avuto bisogno di disperdere meno le sue energie dando un'impronta più netta e personale alle sonorità qui presentate come la somma di tanti piccoli rivoli, ognuno senza la forza e la portata necessaria per dare un vero carattere al disco. Concluderei sottolineando che nonostante le sbavature da me riscontrate siano di concetto più che di forma è innegabile evidenziare invece una calligrafia impeccabile che alla fine ci fa dire: “It's only rock 'n' roll! E così sia ...
Slowmother
Chemical Blues
Genere: Blues , Rock , Elettronica
Brani:
- 1) Liar
- 2) Chemical Blues
- 3) Drugs
- 4) Lipstick
- 5) Mr Whoo Hoo Yeah
- 6) The city of taste
- 7) Queen
- 8) Outlaw
- 9) My Grave
- 10) 20 Years
- 11) Too late Jesus