Peter Hammill

X/Ten

Recensione
Pubblicato il 02/12/2018
Voto: 5/10

Un disco fatto di rughe

Registrato durante il tour europeo ancora in corso, a seguito della pubblicazione del bellissimo ed intimista album “From the Trees”, “X/Ten”, è ulteriore capitolo live ufficiale, nella folta discografia del visionario cantore inglese.
Pubblicato, il recente 30 Novembre, per l'etichetta Fie!, inaugurata nel lontano 1991, il dischetto raccoglie versioni dei brani inclusi nell'ultimo capitolo discografico, nella stessa successione con la quale i brani sono presentati su disco.

Ennesima bizzarria, neanche la peggiore fin qui concepita, ma di interesse se non marginale (non lo è), non da accendere particolari passioni.
Il perché è nella selezione stessa, fatta si da brani concepiti per essere eseguiti dal vivo, ma che in buona misura, nelle pareti di uno studio, quello dell'autore stesso, accessibile a ben pochi, hanno trovato la loro cornice migliore, grazie a suoni meditati e contemporanei e l'uso di sovraincisioni vocali da inarrivabile “coro tragico”, a coprire più di quattro ottave.
Poi, ovviamente, la resa dal vivo, può garantire una passio ulteriore a rendere l'enfasi drammatica, cosa che qui, è florida, anzi, a ben dire, sofferta come mai.
Oltremodo, nonostante le decine di versioni eseguite, alcune davvero eccellenti (il tour in corso, è unanimamente considerato il migliore dell'Hammill post infarto), come sempre, la scelta dell'inglesissimo autore, ricade su esecuzioni spesso discutibili, per la messe di errori/orrori al pianoforte e alla chitarra, come nella tenuta del suono vocale.

I guizzi però ci sono, nell'accezione di elevata percezione/intuizione emotiva di “Milked”, vero e proprio capolavoro qui, “Charm Alone”, “Anagnorisis”, la stupenda “Girl to the North Country” resa da una voce “in fiamme”, e il classico del disco per eccellenza, “The Descent” (umanissima, da brividi).
In questi solchi è la cura nel non rovinare i fiori del proprio giardino, tale da alzare il tiro di un dischetto, null'affatto avaro, ma neanche indispensabile.
Il suono, registrato da Will Hitchings, da mixer e microfoni d'ambiente è nel complesso ottimo e caldo, per quanto non tale da garantire continuità (sgradevoli i rumori che emergono dalla registrazione a Napoli, ad esempio).
Curiosità, 5 pezzi su 10, sono tratti dalle date italiane e più precisamente, da quelle a Tolmezzo, Roma, Terni e come anticipato, Napoli.

Per chi, come me, si è stancato delle approssimazioni del teatrante della voce per eccellenza (“Anagnorisis”, è intensissima, ma i rovinosi appoggi pianistici la rendono un fiore violentato da chi ne ha avuto cura), nonché poeta e autore/compositore impagabile,
la carezza di un vecchio padre, che ha valore immensamente umano, ma che acquista valore estetico, soltanto se suffragata da una maggiore precisione d'esecuzione (e non parlo di perfezione, qui a tratti c'è puro strazio....), cosa che in buona misura ha accompagnato, fin qui, l'intero tour e che come ultima fotografia e come d'ostinazione, nel selezionare le tracce a rappresentare il proprio lascito, latitano...
Quale sia il metro di valutazione, nella scelta dei brani da pubblicare, è chiusa in un cuore malato e in una mente imperscrutabile, il cui tracciato, seguiamo con passione, ma che non sempre, ci è dato di condividere appieno.

Avendo io seguito l'intero tour, sapevo cosa aspettarmi, non sono stati certo questi i pezzi che hanno infiammato le date. Questi solchi sono, salvo rare eccezioni, stati concepiti come momenti di riposo per l'ardita voce e forse anche per la tensione emotiva. Sono stati sommariamente gli episodi più meditabondi (e ripeto di versioni migliori delle presenti, soprattutto considerando “Anagnorisis”, “What Lies Ahead” e “My Unintended”, ce ne sono state eccome!), in mezzo ad alcune esecuzioni di oltre... 100, ben 98 nelle sole date italiane, a garantire una scaletta diversa ogni sera (!). Classici del proprio repertorio e di quello dei Van Der Graaf Generator, raramente così intense, a fuoco e cariche d'inventiva.
Queste, se avremo fortuna, ci sarà dato di ascoltarle, nell'annunciato capitolo live che seguirà a breve questo dischetto.

Per ora, per chi lo ama, da gustare appresso ad un buon calice di vino rosso verace, come Hammill stesso fa prima di appoggiare le dita incerte su uno strumento, per godere, delle pur floride rughe, perché di questo è fatto questo disco: rughe (in epoca di fotoritocco), portatrici di immutata passione per la bellezza, intesa come valore senza tempo, dolenti, difficili da accettare, quanto vere e profonde.

Dieci le canzoni, cinque le esecuzioni a fuoco, cinque il mio, lo ammetto, forse un po' cattivo, voto, lontano, ad ogni modo, dall'idea di “giudizio”.

P.S.: I brani non sono disponibili, né su Bandcamp, né su Spotify.

Peter Hammill - X/Ten

Peter Hammill

X/Ten

Cd, 2018, Fie!

Brani:

  • 1) My Unintended
  • 2) Reputation
  • 3) Charm Alone
  • 4) Anagnorisis
  • 5) Torpor
  • 6) Milked
  • 7) Girl to the North Country
  • 8) On Deaf Ears
  • 9) The Descent

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