Marlene kuntz
Lunga attesa
I Marlene Kuntz sono tornati partendo da lontano, misurando i propri passi con una scelta ben ponderata e altrettanta voglia di misurarsi con i propri fantasmi. Lunga attesa sembrerebbe un perfetto segnale che nel loro linguaggio assume il significato di redenzione. Un volersi rimettere in gioco o semplicemente la volontà di stabilire un nuovo patto con i fans di una vita senza per questo tralasciare l'operazione messa in campo in un periodo più o meno lungo della loro carriera. Per farla breve parlo di quell'operazione perpetrata a cavallo del nuovo millennio, che fu in maniera più o meno conscia il tentativo di allargare il proprio pubblico o, se vogliamo dirla sino in fondo, il modo per catturarne uno più eterogeneo e numeroso. In poche parole la voglia, dopo tanta onorata gavetta nell'indie italiano, di avere un riscontro commerciale di un certo livello. Desiderio da sempre mascherato anche, perché no, con una certa dose di onestà intellettuale, ma pur sempre un'operazione che ai più era sembrata comunque sottotono anche dal punto di vista qualitativo. Il lungo catartica tour non a caso è stato un'occasione ghiotta, non solo a livello di introiti incassati, per dare quel cenno di riappacificazione verso coloro che avevano storto il naso dopo la svolta di inizio millennio. Insomma Godano e soci hanno forse compreso come in quest'era di internet e di destrutturazione del concetto stesso di musica e disco in particolare, fosse forse meglio per tutti tenersi stretto la propria identità e ricercare le proprie affinità elettive al di fuori delle logiche di mercato. Il successo di pubblico del tour era lì a testimoniarlo. Sia il disco precedente, ma soprattutto questo nuovo capitolo dimostrano non solo la volontà di riprendere un percorso bruscamente interrotto, ma soprattutto la ferma intenzione di sviluppare e battere quella vecchia strada con nuovo e rinnovato vigore senza cadere nella pure e semplice operazione revivalistica.
Quello che colpisce fin dal primo ascolto è il cambio di registro in termini di impatto sonoro. La band pare fin da subito a suo agio con il vecchio spirito senza risultare per niente artificiosa e pretenziosa nel riproporre il suo stile vincente. Una voce schiarita e nitida, una verve ritrovata, ma soprattutto quella chiara sensazione di essere di fronte a qualcosa di fresco e immediato. Istintivamente si coglie una nuova capacità narrativa fluida e mai raffazzonata, una band che non da l'impressione di ripercorrere e rincorrere il proprio passato, ma che finalmente parte da questo per sviluppare nuovi percorsi e orizzonti. Il brano di apertura Narrazione sembra una sintesi della nuova arte a metà tra il rap incalzante e lo stoner rock, ricordando con maggiore attenzione lo sviluppo della lezione di un PierPaolo Capovilla. Si passa quindi al secondo pezzo La noia e allora su sonorità tipicamente punk-noise appare inconfondibile come in realtà in questo inizio bruciante ci sia tanto di autocitazione. Pare così evidente il messaggio nascosto di rivendicare con orgoglio il proprio passato, che risulta davvero inutile dire ora quanto tempo prima loro facessero certa musica propinata fino a ieri come nuova. Ma il bello è che il tutto suona oggi come fosse rinnovata sperimentazione da catalogare. Una lunga rincorsa per arrivare finalmente a riprendere quel filo del discorso che pareva ai più ormai definitivamente perso e sepolto. Lunga attesa è proprio un bella canzone: parte lenta e riflessiva, ma volge presto in una cavalcata rock per non dire hard-rock di straordinario pathos, avvolta com'è in quei discorsi di alto profilo tra il sacro e il profano, il solenne e il sarcastico. Ma gli episodi sopra alle righe non scarseggiano in questa title-track a partire da La città dormitorio o Sulla strada dei ricordi altri due fulgidi esempi del marchio di fabbrica della band di Cuneo.
In definitiva tutto il disco è pervaso da una genuina forza e potenza espressiva che finalmente sorregge a dovere le nuove liriche, da sempre il punto di forza della band. Sono le ritmiche, ma ancor più le musiche a funzionare in maniera egregia come non si ricordava da tempo, restituendo efficacia e forte penetrazione alle parole di Cristiano Godano. Davvero pare che ora più che mai sia giunto il momento di riprendere il discorso tralasciato dai tempi de Il Vile. Guai sentir parlare di mera operazione nostalgica. Questo pugno di canzoni era il meglio che potesse capitare a noi e a loro a dispetto dei santi. Cercare il pelo nell'uovo risulterebbe oggi davvero pretestuoso. Quando la musica funziona bisogna avere il coraggio di dirlo senza se e senza ma...
Marlene kuntz
Lunga attesa
Brani:
- 1) Narrazione
- 2) La noia
- 3) Niente di nuovo
- 4) Lunga attesa
- 5) Un po' di requie
- 6) Il sole e la libertà
- 7) Leda
- 8) La città dormitorio
- 9) Sulla strada dei ricordi
- 10) Un attimo divino
- 11) Fecondità
- 12) Formidabile