Andrea Dessì
Non Vivo Più Senza Te
Dessì è musicista di portata internazionale.
Chitarrista virtuoso e compositore, alla soglia dei 15 anni di carriera, arriva al quinto album, dopo lasciti come autore e turnista per cantanti di fama (di recente, Mietta), che gli hanno permesso notorietà negli ambienti di settore.
Che questo CD, comunque, non riuscirà a liberarlo dalla nomea di “quello che ha scritto, per il Biagio Nazionale “Non Vivo Più Senza Te”, non a caso, neanche citata di seguito dal sottoscritto, brano di una bruttezza imbarazzante, qui in chiave strumentale e scelto come video apripista, è cosa triste.
Si può essere autori, esecutori, compositori, semplici, artigiani, professionisti, talenti, artisti, geni.
Ecco, Dessì, ha la sensibilità e la visionarietà dell'artista, ma ha anche un grande Ego, il che può essere un male, perché da un album come questo emergono troppe anime e poco coese.
Sarà, forse, scelta del chitarrista, valutare da che parte stare, purché una sia, tenendo conto che si può essere autori (bisognerà pagarle pure, le bollette) e poi,
incidere album che rispettino il nodo cruciale di una ricerca e non “la commissione”, o “quello che gli altri vorrebbero”. Non è questo un esordio, del resto, ma parliamo di una quinta prova discografica...
L'annuncio di un prossimo album con Javier Girotto, ben dispone.
Analizziamo il lavoro, brano per brano.
Mare calmo, sposa la tradizione sudamericana in maniera delicatissima, avvolgente. Il senso di saudade, si sposa perfettamente ad aperture jazzistiche e alla voce imbevuta di fumo e alcool di Silvia Donati.
Cartagena è, a mio avviso modesto, il brano più bello del CD, le armonizzazioni avvicinano classica tardo romantica, jazz e musica latina. L'ingresso delle chitarre, rimanda persino alla mente i Radiohead e il loro Androide Paranoide. Non c'è testo, solo un vocalese dal carattere tribal afro (ben oltre Youssou N'Dour), che si muove con una destrezza superlativa, godibile, di una freschezza aerea, così da illuminare l'anima, come un fiore pronto a dischiudersi alla promessa di uno sguardo. I soli di chitarra classica e di piano si intrecciano in dialoghi mai esibiti, passionali e viscerali. Vera avanguardia jazz, di quelle che in Francia, farebbero furore.
Brivido Terra, riprova la strada pop, con esiti che lasciano pochi segni (un solo di classica al fulmicotone e un inciso che si lega alla mente, senza abbandonarla facilmente), il testo, nel tentativo di essere “intelligente”, rischia spesso di diventare un ricettacolo di luoghi comuni. E' naturale che un'ampia platea impegnata a bere e pasteggiare, accoglierebbe con maggiore entusiasmo questa dimensione, piuttosto che quella dei due pezzi precedenti. Qui, ciò che emerge, è grandissimo mestiere.
Non particolarmente felice il tema di La Danse Infinite, che trova però in un diluvio di scale chitarristiche, tale da sembrare non avere fine, veri e propri momenti esplosivi, ben sostenuti anche da una chitarra ritmica egualmente d'impatto. Convince meno il pianoforte e a mio avviso, tutto sommato superflue le percussioni. Dessì edifica trame sulle quali può “danzare” anche da solo, generando vortici che fanno eco a De Lucia e John McLaughlin.
Un momento di bravura, di quelli che richiamano applausi a gran voce.
Bella Myrages, dove è la musica gitana a far capolino. Gli intervalli usati dal chitarrista, sono assai vicini, cosa che permette l'uso di biscrome su autostrade libere e ben poco tortuose, tali da lasciare che la fioritura di note sia rigogliosa, anche quando le armonizzazioni restano piuttosto statiche.
Pregevole l'intro percussiva dalle magistrali poliritmie di Immortal ad Vitam, che appoggia un tema di chitarra questa volta ben poco accomodante, a sposare armonie jazz e Sudamerica. A mio avviso, resta questa la dimensione in cui l'autore riesce a dire qualcosa di realmente suo. Quando il brano si spegne per pochi secondi su una sospensione pianistica, si ha la sensazione che un ciclone si sia interrotto e si possa tornare a guardarsi dentro. Il ricordo di Cecil Taylor e il tocco di Carla Bley, baciano le dita di Alessandro Altarocca, con il brano che trova ossessioni degne del classicismo novecentesco di Bartok. Assieme a Cartagena, il pezzo che più amo dell'album.
Tristando, abbraccia, nella coralità di piano, chitarra e percussioni, nelle sue ritmiche dispari, quasi il progressive rock più ispirato, per poi tornare, col tema di pianoforte che ne segue, alla regione iberica. Il seguito, propone la successione di assoli, come nella tradizione latin jazz a tutti nota. E' qui Dessì, a mostrare nel suo spazio, meno ispirazione. Il finale, riabbraccia la sezione iniziale, in modo circolare, per poi lasciare, finalmente, le percussioni di Leonardo Ramadori, libere di esprimersi. Nulla di particolarmente virtuoso, ma assai ben studiato nei suoni, il che merita plauso.
E' tempo di chiudere, con Mare Calmo, in versione strumentale, la dolcezza e la bellezza cristallina della melodia, emergono qui, in tutta la loro bellezza, accompagnata dalla sola chitarra e da un contrabbasso, dal suono caldissimo. Un gioiello.
La produzione, come d'abitudine, oggi, è a cura dell'autore, ma è ben confezionata, meno la cover.
Che dire dunque?
Non è un album che vi cambierà la vita, forse, ma è godibilissimo e saprà regalare, momenti di una fattura pregevole. Per la vostra estate.
Andrea Dessì
Non Vivo Più Senza Te
Brani:
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1)
Non Vivo Più Senza Te Instrumental Version
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2)
Mare calmo feat. Silvia Donati
- 3) Cartagena
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4)
Brivido Terra feat. Silvia Donati
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5)
La Dance Infinite feat. Silvia Donati
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6)
Myrages feat. Silvia Donati
- 7) Immortal Ad Vitam
- 8) Tristando
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9)
Mare Calmo Instrumental Version
Informazioni tratte dal disco
Formazione:
Andrea Dessì: chitarra
Alessandro Altarocca: piano (2, 4, 5, 6, 8, 9) - contrabbasso (2)
Leonardo Ramadori: percussioni (2, 3, 4, 5, 6, 8, 9)
Silvia Donati: voce (2, 3, 4, 5)