Il Babau e i maledetti cretini
Il Cuore Rivelatore
E' giusto si sappia che in Italia, annualmente vengono incisi migliaia di dischi underground, di ascolto autenticamente “altro”, spesso associabile all'ormai asfittico termine “avant”, diventato anch'esso un'etichetta, peraltro snobista e da fortunelli figli della nuova “dolce vita”, quella che danza sulle teste dei morti sotto casa e se ne fotte “beotamente”.
Internet è un mezzo d'indagine, con le sue webzine. Riviste come Blow up., Rockerilla, Rumore, Buscadero, Musica Jazz, ancora oggi, rappresentano dei baluardi che guidano chi vuole ascoltare.
La realtà è che non si vuole ascoltare più. Giunti al sovraccarico di informazioni, si è saturi di stimoli, ci si adegua ai media più “piacioni”. E' la vittoria del conformismo in arte, della censura/cesura del diverso, della massificazione propria dei grandi regimi, che vengono, non a caso, identificati col pensiero destrorso, quello che guai a contrariarlo oggi, col successo mondiale che gode in un'epoca in cui, ognuno cerca certezza. Non si cresce mai, rientrando in un utero materno a 30 anni, non si coltiva il proprio giardino di interessi e quando lo si incontra negli altri, li si allontana. C'è dunque da fare una considerazione, la musica “altra”, non insulta quella di massa (anzi, spesso, la vezzeggia.....sia mai.Del resto, Boris Savoldelli, forte di mestiere e talento, è passato dall'esperienza totale, ma dimenticata, dei S.A.D.O., a revisitazioni dei Pink Floyd in chiave jazz, dall'Omaggio a Demetrio Stratos, in R.A.I., a “Sostiene Bollani” e ora riempie i teatri dell'Est Europa), ma la musica pop, quando non capisce, attacca e distrugge.
Ormai, siamo in un mare di ruderi (“e Macerie”, suggerirebbero i Maisie) e non c'è memoria che resti a far da baluardo, per una cultura della ”percezione”, che è inevitabilmente cambiata.
Che senso ha un disco come “Il Cuore Rivelatore”, oggi?
E' esperienza fatta per necessità di esplorare, il naturale percorso, che un musicista baciato da talento dovrebbe seguire, senza dar peso a quell'Ego che conduce sui palchi dei talent, specchi deformanti di personalità, dove al limite, può emergere una “bravura” da professionista, confezionata a modo da non creare disagio ad alcuno.
Ma in un sistema dove i parametri di valutazione sono cambiati, invertiti, deformati, la quasi certezza, è che questo lavoro finisca dimenticato presto, tra le righe di poche recensioni sparse, o qualche libro illuminato (perché non figuri il capitolo precedente in “Solchi Sperimentali”, di Antonello Cresti, rimane un mistero...). Un “giochetto” per attempati signori dai 50 anni in su, con nelle orecchie, la musica della loro adolescenza.
Del resto, dove lo si può suonare, se nei Festival “avant” italiani, vengono chiamate solo vecchie glorie dall'estero. Dove, se i Centri Sociali, sono divenuti luoghi d'intrattenimento e rischiano di esplodere in rivolta sociale, da tutti contestata, anche dalla stessa “sinistra” che fu? Bastano due concerti l'anno senza retribuzione e audio pessimo, davanti alle solite facce “prog” (che in cuor loro sognano spuntare un biondocrinuto con mantello, suonare “Le Sei Mogli di Enrico VIII”? Un passaggio radio in una radiozine di un amico del liceo? No, non prendiamoci in giro. Non basta.
E' come assistere ad un distinto signore che paga le tasse, in un popolo di evasori fiscali.
Mi auguro siano più fortunati di me (Claudio Milano musicista), i Babau e i loro “Maledetti Cretini”, che abbiano persone a sostenerli, ad esser loro vicini, prima, durante e dopo una creazione che non vuole essere “altro”, non insegue successi, E' e basta. Mi auguro che qualche strana coincidenza li porti alle orecchie di tanta gente, perché spesso, a farla ascoltare, certa musica (accadde coi Quintorigo), scatta il meccanismo, “strano ma mi piace”.
Così non fosse, sarebbe triste, probabilmente orrendo e autoreferenziale, ma infondo, sono una band e tra loro, spero, si sostengano.
Il quadro da perseguire è chiaro, partire da un autore amato, E.A. Poe, incarnarsi nelle sue visioni, consapevoli che la musica stessa è tramite di immagine, fare del teatrale una guida sottile, ma mai invadente, solo un piccolo crimine, nell'uccidere il canto (che pure, in una traccia, qui appare, accennato, per la prima volta in “Il Cuore”, che fa il verso, giocosamente a “Cuore Matto” di Little Tony, con ritornello trasfigurato in qualcosa di magnificamente psych), a favore di una lettura, più che declamazione (la recitazione è altra cosa, però), quella di Franz Casanova, che qui però, per la prima volta, a tratti diviene corrusca.
L'impianto musicale, abbandona in buona misura le ascendenze post rock chitarristiche del “Fonodramma” precedente per divenire prog rock minimale tout court. La scintilla, del resto, furono i Pholas Dactylus di “Concerto delle Menti” e i sempiterni Massimo Volume. Ma da lì, ci si sta allontanando e non poco (qualche eco “barrettiano”, ma soprattutto, molta, molta personalità).
Ciò che sorprende di più però, sono i momenti rumoristici, dove è la psichedelia a farla da padrone, a creare, momenti di puro e magnifico astrattismo sonico (“Perché dite che sono pazzo?”, “Gridò una Sola Volta” e “I Funzionari”, a mio avviso, migliori episodi del lavoro, comunque, tutt'uno inscindibile).
Il packaging (Francesca Canzi/Gianni Zara) è curato e bello più che mai, eccellente la produzione.
Il vero underground italiano, è qui, in questo racconto che contiene ancora qualcosa di fiabesco noir, ma che si avvicina col tempo, al teatro di ricerca. E' come se la percezione dell'orrore attorno, avesse infettato la narrazione, portando l'ascoltatore a credere, che (e come dar torto alla band?) qualcosa di grave stia davvero avvenendo, attorno.
Più pastorale e naif (ma non per questo ingenuo, il lavoro precedessore), mentre qui, la narrazione esce , come origami da un libro per bimbi, o dal televisore di “The Ring”, nella versione giapponese, per divenire qualcosa di più “carnale”.
Allo stesso modo avvincenti le due strade, si resta in attesa del nuovo e ultimo capitolo, per vedere, dove questa gustosa saga tutta italiana, possa andare a parare.
Da ascoltare, avere, custodire, sostenere.
Il Babau e i maledetti cretini
Il Cuore Rivelatore
Brani:
- 1) Perché dite che sono pazzo?
- 2) L'occhio
- 3) Lanterna Cieca
- 4) Chi è la?
- 5) Il cuore
- 6) Il rumore
- 7) Gridò una sola volta
- 8) I funzionari
- 9) Sempre più forte