Se qualcuno di voi dovesse storcere il naso per il fatto che ci stiamo occupando di Loredana Bertè, quindi di un personaggio molto conosciuto, possiamo fugare ogni dubbio di tipo artistico dicendo che questo lavoro è stato prodotto ed arrangiato da Ivano Fossati.
La Bertè e Fossati hanno realizzato una trilogia con la produzione di Ivano, composta da "Traslocando" (1982), "Jazz" (1983) e "Savoir faire" (1984).
Inoltre cinque testi sono di Ivano Fossati, uno di Mia Martini e uno di Renato Zero.
Questo per dire che la particolare voce di Lorenada Bertè non è abbandonata a se stessa, ma ha fior di collaboratori che hanno contribuito alla realizzazione di questo "Traslocando", registrato negli USA, ed è indubbiamente uno degli album più riusciti della sua lunga carriera.
"Non sono una signora", viene presentato al Festivalbar e diventa uno dei pezzi tra i più famosi, vincendo la manifestazione (tra le rivali c'era Donatella Rettore). Un brano che sembra essere fatto in sartoria, apposta per la Bertè, tanto le calza perfetto nelle parole. Anche il secondo singolo "Per i tuoi occhi" diventa famosissimo, un brano d'amore con un testo efficace ("La notte come vola, con te sul monte Bianco a far l'amore in stereofonia [...] Per i tuoi occhi ancora, girare come imbambolata al Luna Park, un ago nella gola, ma innamorata come ai tempi della scuola").
Ma la grandezza dell'album sta nella forza di tutti i brani, nell'incedere cupo e nel ritornello malinconico di "Stare fuori", nella cover di Jean Paul Dreau (artista poco noto in Italia) in "Madre metropoli", l'incontro con una persona sbagliata di "Stella di carta", il cambio casa di "Traslocando" (che a sua volta cita "E di nuovo cambio casa" di Fossati) con la sua graziosa tromba, fiati che tornano nella muscolosa "Nottè che verrà", il ricordo di una notte d'amore in J'adore Venice".
Chiude "Una" dove si sente l'apporto di Renato Zero.
La voce di Loredana è in grado di graffiare, di essere ruvida ed aggressiva, ma anche di toccare punte di dolcezza che non diresti, raggiungendo una duttilità non comune in questo album, che possiamo definire un classico.
L'irriverente copertina, dove troviamo la Bertè vestita da suora, vuole sottolineare lo sprezzo per i conformismi e i perbenismi, sentimenti da sempre insiti nell'artista.