Death Mechanism

Mass Slavery

Recensione
Pubblicato il 23/03/2011
Voto: 7.5/10

Nati nel 2003 dalle ceneri degli O.D.O., i veronesi Death Mechanism sono presto diventati una delle realtà più promettenti della cosiddetta seconda ondata di band thrash metal. Vari demo e avvicendamenti nella line-up hanno portato il gruppo ad accasarsi con la nostrana Jolly Roger Records per la pubblicazione di questo Mass Slavery, album di debutto che include i brani del Promo 2006 ed altri inediti, per la gioia di tutti i fan del thrash metal più diretto e tagliente.

L’apertura è nelle mani del brano inedito che dà il titolo all’album e da subito possiamo notare come le influenze dei primi Kreator siano un elemento importante su cui basare la struttura della traccia. La velocità e il riffing serrato la fanno da padrone, il tutto accompagnato dall’ugola acida di Pozza che sovente scomoda personaggi del calibro di Mille Petrozza (ovviamente), Flegias (Necrodeath) e Chuck Shuldiner .Si prosegue l’ascolto e nonostante un’introduzione leggermente più pacata, dopo poco Extinction segue le coordinate della traccia posta in apertura per un martellamento continuo del nostro povero cervello. Certo, alcune sezioni includono riffs meno diretti, tuttavia l’irruenza del gruppo non si fa attendere più di tanto.
Le sezioni soliste della chitarra sono volutamente minimali, abbozzate e fortemente debitrici alla corrente teutonica o brasiliana degli anni 80. Tutto è votato alla pura impulsività e non possiamo trovare neanche un briciolo di concessione alla melodia; in più aggiungeteci una registrazione buona ed ecco che la devastazione acquisisce la giuste proporzioni.

La seconda parte del disco spalanca le porte alla prima traccia proveniente dal passato che porta il nome di Anthropic Collage. Dalla struttura semplice e diretta, essa si amalgama bene alla carneficina operata sino ad ora da parte della band, che continua con la velocità di Necrotechnology, ottima durante i break meno impulsivi nei quali il riffing si fa cupo e penetrante. Lo stesso discorso si potrebbe fare per le successive Blood Engine, Genuin-cide e Contaminated Soil, veramente esaltanti durante gli intrecci chitarristici che donano maggior potenza alle successive ripartenze per un prodotto finalmente leggermente più vario, persino in fase solista delle sei corde. Sempre devastante e precisissimo il drumming dell’instancabile Manu, uno tra i batteristi più promettenti della scena Italiana e non solo, a mio modesto parere.
Avvicinandosi alla fine dell’ascolto possiamo ancora rimarcare il riffing impastato di A Good Reason to Kill e l’anima punk nelle sei corde della finale Slaughter in the "Jet-Set".

Termina così l’ascolto e tutto ciò che rimane è lo stordimento causato da cotanta violenza sonora. I Death Mechanism non parlano ma agiscono, e lo si sente. Accaniti divoratori di thrash metal vecchia maniera fatevi sotto. Mass Slavery non brillerà per originalità o varietà ma una cosa è certa: vi causerà seri problemi all’udito.

Death Mechanism - Mass Slavery

Death Mechanism

Mass Slavery

Cd, 2010
Genere: Thrash metal

Brani:

  • 1) Mass Slavery
  • 2) Extinction
  • 3) Hybro Pregnancy
  • 4) Bloody Busine$$
  • 5) Anthropic Collapse
  • 6) Necrotechnology
  • 7) Blood Engine
  • 8) Genuin-Cide
  • 9) Contaminated Soil
  • 10) Unknown Pathology
  • 11) A Good Reason to Kill
  • 12) The Trail Path of Peace
  • 13) War Mechanism
  • 14) Slaughter in the “Jet-Set”

Informazioni tratte dal disco

Line up:

Pozza - Vocals & Guitars
Simone - Bass
Manu – Drums

 

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