Concrete Block

Prendete due band del calibro di Woptime e Sickhead, unitene i membri e fate loro produrre un album sotto il nome di Concrete Block. Che cosa ne può uscire fuori? Ovviamente un assalto hardcore in piena regola, ma non solo! Una delle peculiarità di questo gruppo risiede nel riuscire a fondere insieme la caratteristica impulsività del genere succitato alla pesantezza del metal, e del thrash più in particolare. In effetti, questo primo full-length ci consegna una band che si destreggia perfettamente attraverso varie sfumature che includono, come abbiamo detto, il thrash, il classico hardcore per poi finire con una sana dose di deathcore. Molti potranno storcere il naso leggendo la presenza di quest’ultimo genere, ma vi posso assicurare che il loro stile si differenzia da quello di miriadi di gruppi che seguono il classico filone “stop’n’go e urli senza senso”.

I Concrete Block da Torino, su questo Life is Brutal ci deliziano di ben 11 tracce tirate all’estremo. Le influenze dell’hardcore di New York si mescolano al metal per creare un assalto in piena regola. S’inizia con la ferale e veloce Gods By My Side: la produzione è esplosiva e perfetta per la potenza sprigionata dalla band. I riffs sono serrati durante le parti veloci per poi distendersi, facendo fuoriuscire il groove durante le sezioni più allentate. Saverio alla voce vomita odio contro tutto e tutti con una timbrica che si avvicina molto a quella in gruppi come Madball o Hatebreed, ma persino leggermente più roca. Segue la stessa linea la successiva Anger Outside, Anger Within con sfuriate miste a pesantissime parti rallentate per puntare tutto sulla ruvidità delle chitarre.

I refrain sono abbastanza riconoscibili e sovente si piazzano nelle parti meno impulsive per gioire di un maggior risalto. Tell Me Some Truth è un puro assalto hardcore mentre i tempi medi si segnalano per la brutalità, l’efficacia e la semplicità dei riffs. Sovente essi sono “aperti”, ovvero senza il classico palm-muting, al fine di risultare monolitici e pesantemente ispirati alla primissima corrente crust/hardcore. Proprio mentre godevamo di cotanta velocità, ci troviamo a che fare con quel macigno che cammina con tempi medio-lenti, ovvero Still Alive. La batteria si sofferma maggiormente sul lavoro di doppia cassa e trascina tutto il gruppo dietro di sé. Il buon assolo di chitarra ci dona giusto uno sprazzo di melodia prima di ritornare sui pesantissimi binari del groove.

Lo stesso discorso si può fare con la successiva Fight Above All, mentre ci pensano Rise and Fall e Coward a riportarci su ottimi livelli di velocità. Tuttavia, è pregevole notare come le strutture siamo sempre mature, coinvolgenti e per niente infantili. D’altronde l’esperienza gioca a favore di questo gruppo e anche le composizioni più violente sono arricchite d’improvvisi breaks dove l’impronta hardcore diventa più marcata e alcuni assoli impreziosiscono il tutto. Life is Brutal è rimarcabile per alcune linee di chitarra che aggiungono una buona dose d’oscurità durante il refrain, mentre il resto si assesta su direzioni notevolmente pesanti con ripartente al fulmicotone. La sezione ritmica è solida e il lavoro svolto dal batterista è lodabile, vista la sua propensione verso una velocità che non dimentica mai la varietà.

Mentre Under the Bottom è un altro pugno nello stomaco come velocità, la pesantezza sconquassante di Throw You Down ci lascia di stucco. La marcia ossessiva degli strumenti ci porta attraverso un ritornello facilmente memorizzabile, mentre la conclusiva Rabbia si assesta su un livello di velocità e violenza degno di nota per finire in bellezza un album maturo e parossistico allo stesso tempo. Si sente che la band è carica al punto giusto e non perde occasione per tirare fuori l’odio che risiede in ciascuno di noi. Bel lavoro, ragazzi. Spero di risentirvi presto con un nuovo lavoro di tale intensità.