Claudia Pastorino
Tango che ho visto ballare …
Il tango secondo Claudia, unico, inimitabile
Il 4 luglio del 1992 si spegneva a Buenos Aires Astor Piazzolla, virtuoso del bandoneon, ma soprattutto compositore eccelso capace di trasformare ciò che per gli argentini è da sempre considerato intoccabile e immutabile nel tempo, il tango.
Introducendo elementi jazz, dissonanze, l’uso di strumentazione non appartenente al tango tradizionale come ad esempio l’organo hammond tanto per citarne uno, ha saputo riscrivere la storia del tango cercando nello stesso tempo di cambiare anche la storia del proprio paese e, per questo, personaggio più amato all’estero che non in patria (“Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua” Mt 13, 57).
Come poteva quindi, una cantante piena di personalità, radicale e intransigente, provocante e anche provocatoria (ricordo che nel 1999 sulla copertina di “Trent’anni”, suo terzo disco, si fece fotografare crocefissa esibendo uno scultoreo topless) come Claudia Pastorino non restarne affascinata?
Così, per ricordare il ventennale della morte di questo grande artista, Claudia ha voluto pubblicare su disco la registrazione di un suo spettacolo dal vivo tenutosi il 24 settembre del 2011 al St. Anna Golf Club di Cogoleto Lerca, una delle tante date del suo tour dedicato al repertorio di tango composto da Horacio Ferrer e Astor Piazzolla, cominciato nel 2009 e che più volte l’ha vista cantare al fianco dello stesso Horacio e che ora, immagino, sarà rinvigorito dall’uscita di questa testimonianza live.
In questa registrazione Claudia è accompagnata da due ottimi musicisti, Fabio Vernizzi al pianoforte e Patrizia Merciari alla fisarmonica, secondo la tradizione più recente del tango che, alle origini, pensate un po’ era affidato al flauto, solo nel ‘900, infatti, il flauto fu sostituito dal bandoneon. Il pianoforte, invece, arrivò molto dopo, ma se ascolterete questo disco, capirete come l’avvento di questi due strumenti abbia fatto la fortuna di questa musica.
“che la rumba sia soltanto un’allegria del tango”
Così cantava Paolo Conte in “Dancing” e a ragion veduta, per cui specularmente si potrebbe dire che “il tango sia soltanto una tristezza della rumba”.
Forse è proprio così, perché il tango non è solo sensualità e gioco di sguardi (il titolo stesso del disco è in fondo legato all’atto del guardare), è soprattutto pathos, dolore, morte. In fondo potremmo dire, senza pericolo d’essere smentiti, che il tango è rappresentazione viva della vita stessa con tutti gli elementi che la caratterizzano.
Il disco si apre con “La ballata per un folle”, forse il brano più celebre dell’accoppiata Astor Piazzolla e Horacio Ferrer, sospeso tra recitato e canto appassionato, c’è restituito con grande intensità da Claudia. La storia è quella dell’incontro tra una donna e un “pazzo” che, con la sua energia creativa, si fa breccia nel suo cuore instillandole un infinito desiderio di libertà “Folle folle folle come un acrobata demente salirò dentro l’abisso del tuo cuore fino a che io sentirò che impazzirà di libertà!”.
Vivere però, vuol dire fare i conti anche con la morte, “Balada para mi muerte” è un bellissimo, tragico sguardo, rivolto a questo inevitabile momento “Abbracciami forte perché sento che la morte sta gremendo ciò che amo più di me / Sta passando non è niente si fa giorno sei con me”. Qualcosa sta per finire (l’esistenza) ma qualcos’altro sta per cominciare (un nuovo giorno). In questo continuo oscillare tra pathos e speranza, mi sembra quasi di vedere Claudia cantarla.
Ancora la morte, in fondo, è la protagonista finale di “El titere” (Il bullo), un testo di Jorge Luis Borges musicato da Piazzolla, che ci racconta di un ballerino e giocatore, un bullo amato da belle mulatte e che “Uno sparo lo abbatté fra Thames e Triumvirato”. Perfetta.
Ancor più bella e intensa, questo disco si rivela un crescendo di emozioni, è l’interpretazione che Claudia ci dona di “Vamos Nina”, un tragico testo di Ferrer permeato di romantica brutalità. C’è letteralmente buttata in faccia la crudeltà della vita o meglio della morte “Non vergognarti, Nina, no. / Cosa vuoi che ne sappia di vergogna, quell’anima di barista / che ti ha preso a calci e sputi? / accarezza il tuo cane / e diglielo, che solamente tra i rifiuti / hai trovato una spalla amica per morire”.
“Alguien le dice al tango”, il cui testo è di Jorge Luis Borges, è dominato dagli sguardi “Tango che ho visto ballare contro un crepuscolo giallo / da chi faceva faville nella danza e nel coltello … Senza vergogna, spigliato guardavi in faccia e fiero / tango che fosti la gioia di essere uomo per davvero”, anche se è ancora la morte a far nuovamente capolino “La morte prenderà / tu costeggerai la vita, Buenos Aires!”.
E’ invece un’indomabile speranza a dominare “Preludio para el ano 3001”, la canzone è sorretta dalla sola fisarmonica che sembra respirare e pulsare come un cuore e da versi densi di visionaria speranza “Tu vedrai che rinasco nell'anno 3001 / e con gente che non c'è stata ma che allora ci sarà / benediremo la terra, terra nostra... e te lo giuro / che questo paese di nuovo e insieme si fonderà. / Rinascerò! Rinascerò! Rinascerò!”.
Un po’ di tranquillità sembra quasi giungere dalla melanconica “La fortezza dei grandi perché” in cui pianoforte e fisarmonica sembrano fondersi placidi e assorti, ma è solo una calma apparente, anche qui l’amore non ha mai pace “E mio padre era un grande pilota / che un bel giorno volò dentro il blu, / e mia madre parlava di un viaggio / per tornare accanto a lui”. E’ proprio la vita, con i suoi amari risvolti.
“Libertango” è così famosa da non dovervi aggiungere nulla se non che Claudia riesce davvero a superarsi nel cantarla, emozionando, restando entro le righe proprio quando ci sarebbe potuto essere il rischio di lasciarsi prendere la mano e strafare.
Che emozione poi “Oblivion”, brano che pur senza parole sembra comunicare più di tutte le altre canzoni, nell’ascolto una grande malinconia nota dopo nota ci avvolge e ci avvinghia.
Vien voglia di non abbandonare più questo viaggio nel tango e anche il pubblico sembra pensarla così, invocando un bis.
Claudia lo accontenta, cantando nuovamente la canzone d’apertura ma volutamente non tradotta quasi a voler lasciare integro il brano nella sua cristallina bellezza, la malinconia non ci abbandona certo e il desiderio sarebbe di continuare a sentire cantare Claudia all’infinito.
Il disco è un omaggio emozionante al genio di Astor Piazzolla, Claudia Pastorino si conferma ancora una volta artista di grande personalità, sentirla cantare in questo repertorio è inevitabile accostarla a Milva ma personalmente la trovo molto meno enfatica, più vera, a tratti poi mi ricorda anche il conterraneo Max Manfredi al quale la accosterei certamente per sensibilità e unicità.
Claudia Pastorino
Tango che ho visto ballare …
Brani:
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1)
La ballata per un folle (Astor Piazzolla, Horacio Ferrer)
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2)
Balada para mi muerte (Astor Piazzolla, Horacio Ferrer)
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3)
El titere (Astor Piazzolla, Jorge Luis Borges)
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4)
Vamos Nina (Astor Piazzolla, Horacio Ferrer)
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5)
Alguien le dice al tango (Astor Piazzolla, Jorge Luis Borges)
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6)
Preludio para el ano 30001, rinascerò (Astor Piazzolla, Horacio Ferrer)
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7)
La fortezza dei grandi perché (Astor Piazzolla, Angela D.Tarenzi/Simonluca)
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8)
Milonga de Don Nicanor Paredes (Astor Piazzolla, Jorge Luis Borges)
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9)
Libertango (Astor Piazzolla, N.Delon/B.Reynolds/D.Wilkey)
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10)
Oblivion (Astor Piazzolla)
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11)
Balada para un loco (Astor Piazzolla, Horacio Ferrer)
Informazioni tratte dal disco
Claudia Pastorino: voce
Fabio Vernizzi: pianoforte
Patrizia Merciari: fisarmonica
Registrato dal vivo il 24 settembre 2011 al St. Anna Golf Club di Cogoleto Lerca (GE)
Fotografie: Valeria Danzi (www.voltaroweb.it)
Grafica: Marco Vimercali