Necrodeath
Into the macabre
L’anno 1987 rappresentò una tappa fondamentale per coloro che vedevano nell’extreme metal una possibile evoluzione del thrash, che allora stava spopolando in tutto il mondo. Ci furono tantissime uscite discografiche che bene o male gettavano una pietra in là nel movimento estremo. Solo per citarne alcune, ricordiamo i Napalm Death con Scum, gli Unseen Teror con Human Errors, i Sarcofago con I.N.R.I. , i Mayhem con Deathcrush e i Necrodeath con Into The Macabre. Proprio questi ultimi erano i veri e propri alfieri del movimento estremo in Italia con grandi ripercussioni e riconoscimenti anche all’estero.
Il loro stile si differenziava abbastanza da quell’ondata di grind/death selvaggio che proveniva dall’Inghilterra o dagli Stati Uniti e si rifaceva maggiormente alle correnti black/thrash di prima annata, con influenze riscontrabili nei primi Bathory e Celtic Frost. Già con la band precedente, i Ghostrider, si poteva intravedere la futura direzione estrema e, cambiando il nome in Necrodeath, queste sonorità si fecero sempre più pesanti e complete. Due ani dopo il demo d’esordio, i Nostri ritornarono più carichi di prima, pronti a spararci in faccia tonnellate d’odio e violenza.
Trovando l’appoggio della neonata Nightmare Records, finalmente Into The Macabre vide la luce del giorno, anche se tal modo di dire non potrebbe essere tra i più sbagliati vista l’atmosfera che circonda quest’album. Otto tracce, per poco più di mezz’ora di musica, furono abbastanza da far gridare al miracolo. La violenza, l’impatto e la pura bestialità di queste composizioni è qualcosa di mai sentito prima in Italia. Le danze si aprono con il suono di un carillon che presto sfocia nella rude violenza di “The Flag of the Inverted Cross”.
I suoni di chitarra sono quasi spettrali, mentre Peso si distingue subito per i cambi di tempo e le rabbiose sfuriate al limite del blast beats. Il suo modo si distruggere le pelli è ancora abbastanza rozzo ma con segni di evidenti miglioramenti e tutto ciò, nonostante, dona al disco una maggiore spontaneità e un grande impatto. La voce rabbiosa, schizofrenica di Ingo è una delle caratteristiche portanti del suono dei primi Necrodeath. Gli assoli di chitarra sono semplici sfoghi per una band che non vuole cedere il passo a parti più rallentate.
Così, presto ci troviamo investiti dall’apocalittica “At the Mountains of Madness” in un crescendo di oscurità e pesantezza. La produzione è veramente infernale, seppur abbastanza grezza. Il suono delle chitarre è molto metallico e secco e l’atmosfera puzza di zolfo lontano un miglio. “Southenerom” è un’altra bordata di proporzioni gigantesche, mentre “Mater Tenebrarum” si differenzia un po’ grazie all’uso di sinistri, inquietanti arpeggi per poi ripartire ala velocità della luce. Le parti in growl sono rese ancora più rituali grazie ai loro testi in latino.
Le urla lancinanti di Ingo in “Necrosadist” sono da antologia, mentre in “Internal Decay” è ancor più morbosa grazie al ritorno degli spettrali arpeggi e ai suoi break improvvisi. “Graveyard of the Innocents” si segnala come la traccia più lenta e malata del lotto grazie a tempi mai troppo sostenuti e ad un’atmosfera che evoca anime da un altro mondo. “The Undead” sfocia nel black/thrash più rozzo e violento che si potesse ascoltare allora con un lunga serie di devastanti parti di batteria e le chitarre mai così maligne. Il ritorno del carillon nella parte finale è il sigillo ad un album incredibile.
Si fa fatica a credere che un album del genere sia stato composto nel 1987 perché suona almeno dieci volte più cattivo e “black metal” di tonnellate di uscite discografiche d’oggigiorno. È una discesa senza freni nell’abisso più oscuro della pazzia e della morte. Un viaggio senza ritorno. Un album da ricordare come l’esempio di metal estremo in Italia. E non veniteci a dire che sforniamo solo gruppi gothic dalle facili vendite discografiche.
Necrodeath
Into the macabre
Genere: Black metal
Brani:
- 1) Agony/The flag of the inverted cross
- 2) At the mountains of madness
- 3) Sauthenerom
- 4) Mater tenebrarum
- 5) Necrosadist
- 6) Internal decay
- 7) Graveyard of the innocents
- 8) The undead/Agony (reprise)