Mimmo Locasciulli
Idra
Idra: disco della maturità e pieno d’umanità.
Parte decisamente alla grande questo nuovo lavoro di Mimmo Locasciulli con uno stupendo brano molto funky e deciso, che affascina ed intriga dal primo ascolto, in “Scuro”, questo è il titolo del pezzo scelto per aprire il nuovo disco, tutto è al suo posto, ogni parte assegnata ad ognuno dei grandi musicisti che vi partecipano è sfruttata al meglio: dalla grandiosa ed immaginifica chitarra elettrica di Marc Ribot, alla precisione fatta persona di Greg Cohen al contrabbasso, una ritmica sostenuta con fermezza da Joey Baron alla batteria, ma non sono certamente da meno i ricami a tratti strozzati ed urlati fatti da Francesco Bigoni al sax tenore e lo stesso Mimmo Locasciulli all’organo, anziché all’abituale pianoforte, nell’impresa di tenere ben uniti e saldi tanti cavalli di razza. L’impresa riesce in pieno e ne nasce un grande pezzo, tra l’altro ripreso come bonus-track a fine disco nella versione non tagliata e sfumata, frutto di una registrazione in studio con Marc Ribot che si abbandona in un assolo al fulmicotone. In definitiva un grande pezzo sorretto da un ottimo testo che offre una riflessione sull’esistenza, in cui tutto non è poi così chiaro ed intelleggibile “Quando è scuro è tutto chiaro / E quando è chiaro è tutto vero / Non c’è bianco senza nero / E non c’è niente dietro a un mistero”.
E’ quindi un Locasciulli maturo quello che ci si presenta in questo nuovo lavoro, un Locasciulli che non ha certezze e verità nelle tasche da distribuire con generosità a chi lo ascolta, ma è semmai un uomo ancora in cerca di risposte, magari felice e disteso come appare nella bella foto di Ignazio Romano in copertina, ma senza certezze sul futuro.
Ed è un Locasciulli che ripete l’esperienza di affidarsi ad artisti-amici del calibro di Greg Cohen che tra l’altro ne è il co-produttore e che è ormai più che una certezza (riascoltate se già non l’avete fatto il nuovo disco di Luca Ghielmetti) e Marc Ribot che sappiamo quanto vale per il suo contributo essenziale ad artisti come Tom Waits o Vinicio Capossela, le idee musicali di Locasciulli sono ottime, ma diventano addirittura eccellenti in più di un caso affidate con fiducia nelle loro mani.
Finisse qui il disco sarebbe già un singolo fantastico, ma invece Mimmo è riuscito a sfornare un lavoro più complesso che vede altre preziose frecce scoccate dalla sua faretra, a partire dalla title-track “Idra” che riprende il titolo di una lirica di Leonard Cohen, da sempre una delle sue fonti ispiratrici, ma che si rifà anche al mostro a sette teste appartenente alla mitologia greca. Il pezzo si apre in maniera sognante quasi sospeso tra i flutti di un immaginifico mare, bello il pianoforte suonato dallo stesso Mimmo, la delicatezza dei piatti di Baron, nonché l’evanescente presenza del clarinetto di Mirabassi, come contenuti siamo ancora a ragionare sulla fine ultima dell’uomo “Dietro la curva dei sogni / C’è la faccia di Dio / E dopo Dio c’è l’occidente / E ancora dopo più niente”.
Infinitamente dolce, è invece “Senza un addio” che è colorata dalla presenza del clarinetto di Mirabassi, pronto a dialogare sapientemente con le chitarre di Ribot, c’è poi tanta nostalgia di una fanciullezza che non potrà più tornare “Domani la luce qui intorno / Non sarà più così / L’acqua che passa non torna” e di una purezza d’animo che orami non c’è più “Faremo in tempo a calpestare / Le aiuole del giardino / Senza una colpa da scontare / con l’incoscienza di un bambino”.
E’ il sax tenore di Bigoni ad aprire e a condurci per mano in “La disciplina dell’amore” delicato brano d’amore, piuttosto classico come sonorità per chi conosce Locasciulli, che tratta comunque con originalità e sensibilità le sorti di un amore sbagliato, fondato sugli equivoci “Io ti ho amata per quello che non sei / E tu mi hai dato le cose che non hai / E non ci sono più parole / Per descrivere che cosa sia un dolore”.
E’ ancora un sax, però quello soprano di Stefano Di Battista, avvolto dalle percussioni di Imparato, ad introdurci con grande fascino ed estrema raffinatezza ad un brano “Passato presente” molto latineggiante, denso di echi sudamericani, che fa venir voglia di ballare e di stringersi forte, è una vera delizia ascoltare le magie di Ribot che con la chitarra elettrica giostra con le fantasie mirabolanti del sax soprano di Di Battista. Sicuramente uno dei pezzi più belli del disco, grazie anche ad ottime liriche “E’ il passaggio del giorno che fa posto alla sera / Un banbino che invecchia con la sua primavera / Una gabbia che s’apre un uccello che vola / Un gioco che dimenticherai”.
Caratteristica di questo disco è poi l’equilibrio d’insieme, nulla eccede o manca nell’incedere della scaletta dei brani, così dopo un pezzo sfrenato e ballabile, capita “Benvenuta”, brano lento, maestoso, introdotto con un inciso tragico e disperato, dal quartetto d’archi dell’Orchestra Sinfonica di Brasciov, poi entra in scena Locasciulli al piano, resta comunque un brano giocato sulle tinte fredde e che immerge l’ascoltatore in un lago di immensa tristezza “Benvenuta nel tempo sporcato dal dolore / che non si può più lavare / Che non si può più asciugare / Benvenuta nel buco di queste verità negate / Degli spiragli chiusi e delle finestre serrate / Benvenuta nel regno dei re senza corona / Benvenuta per me”. Canzone intensa e splendida.
Dopo tanto soffrire eccoci tornare a sonorità latineggianti, per un brano soft “Giorno di noia”, decisamente minore se ascoltato dopo un brano come il precedente, ma comunque valido che ci descrive uno dei tanti giorni di noia che caratterizzano la vita di ognuno, uno di quei giorni in cui “E’ un giorno di noia e di pioggia / Che ti vorrei qui vicino / Nel letto a trafficare”, direi un desiderio condivisibile o no?
“L’attesa” non smentisce il titolo, è una canzone lenta e musicalmente quasi sospesa, come appunto nella attesa di un qualcosa che deve accadere, troviamo ancora all’opera il quartetto d’archi e significativi interventi di Greg Cohen al glockenspiel, ci sono inoltre intuizioni poetiche interessanti come questa “Tutto passa in fretta ma scorre lentamente / E dura solo un attimo ma poi rimane qui per sempre”.
I plettri dell’Ensemble Mereuer aprono invece con tatto ed estrema delicatezza “Lucy”, brano di grande dolcezza e sconforto, che ci parla di un amore per una donna di nome Lucy ormai lontana, si intuisce, dopo una tormentata storia di amore e sofferenze “Prega di giorno prega di notte / Prega che il suo cuore non pianga mai le botte / Botte che arrivano come le caramelle / Che i bambini si sognano a Natale”.
Chiude il disco “Il bambino e il destino” un brano molto intimistico e mistico che vede all’opera solo Mimmo Locasciulli ed il figlio Matteo al piano, è decisamente un pezzo intenso e toccante, anche un poco inquietante per certi aspetti, di cui voglio riportare per intero il testo perché molto bello e allo stesso tempo conciso “In fondo vedi una porta dove ti trovi a passare / Ti viene la voglia di entrare forse solo per guardare / E chiusa la porta alle spalle, piano piano una luce / Ti colora di pace e ti senti felice / Lì non c’è gioia non c’è ricchezza o miseria / C’è solo uno specchio e un signore / Che col dito ti invita a guardare / E quando sei dentro ai tuoi occhi vedi solo un bambino / Che guarda i tuoi occhi mentre fabbrica / Il suo destino”.
Davvero un grande disco, con un Locasciulli maturo, riflessivo e pieno d’umanità. Cosa si può pretendere di più?
Mimmo Locasciulli
Idra
Genere: Cantautorale
Brani:
- 1) Scuro
- 2) Idra
- 3) Senza un addio
- 4) La disciplina dell'amore
- 5) Passato presente
- 6) Benvenuta
- 7) Giorno di noia
- 8) L'attesa
- 9) Lucy
- 10) Il bambino e il destino
- 11) Scuro – bonus track (versione Marc 'n' Roll)
Informazioni tratte dal disco
Greg Cohen: contrabbasso (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9), glockenspiel (8)
Marc Ribot: chitarra elettrica (1, 2, 3, 5, 7, 8), chitarra acustica (2, 3)
Joey Baron: batteria (1, 2, 3, 5, 7), percussioni (7)
Gabriele Mirabassi: clarinetto (2, 3, 9)
Stefano Di Battista: sax soprano (5)
Giovanni Imparato: percussioni (3, 5), shaker (7), congas (7)
Francesco Bigoni: sax tenore (1, 4, 7)
Matteo Locasciulli: chitarra elettrica (8), chitarra acustica (2, 8), pianoforte (10)
Quartetto d’archi della Sinfonica di Brasciov (6, 8) (arrangiamenti di Greg Cohen)
Danut Manea: violino
Adriana Anania: violino
Cristina Dumitru: viola
Gheorghita Tanase: violoncello
Ensemble Mereuer (9) (arrangiamenti di Sonia Maurer)
Sonia Maurer: mandolino
Felice Zaccheo: mandolino
Luca Mereu: mandola
Angelo Colone: chitarra acustica
Testi e musiche di Mimmo Locasciulli tranne “La disciplina dell’amore” musica di Mimmo e Matteo Locasciulli e “Il bambino e il destino” musica di Matteo Locasciulli.
Prodotto da Greg Cohen, Mimmo e Matteo Locasciulli
Registrato da:
Michael Creore – Dubway Studios, New York City (NY); assistente Mike Judeh Nino Nono – Hobo Recording Studio, Saracinesco (Roma)
Mixato da Mimmo e Matteo Locasciulli – Hobo Recording Studio
Masterizzato da Fabrizio De Carolis – Reference Mastering Studio, Roma
Photo: Ignazio Romano (cover) – Amleto De Cesare (back), Mimmo Locasciulli
Artwork: Pielle - Roma