Kina

Troppo lontano e altre storie

Recensione
Pubblicato il 13/11/2019

Troppo Lontano e Altre Storie” è la ristampa, per la prima volta su vinile, di un CD compilation uscito su Blu Bus nel 1996 e da tempo introvabile (dopotutto la storia di Blu Bus è finita nel 1998), che contiene una serie di brani, perlopiù acustici, usciti tra il 1987 ed il 1994, più la inedita (al tempo) “La Strada Di Vetri”.

Un disco struggente e quasi “cantautoriale”, che mi è sempre piaciuto molto e del quale mi fa piacere riparlare dopo tanti anni, stavolta avvalendomi anche della preziosa collaborazione di Alberto Ventrella, storico chitarrista della band di Aosta, che del disco ci dice subito: << Sono davvero molto felice del risultato, perché è stato rimasterizzato, e quindi ha un suono più pieno e più potente. E poi il vinile è sempre un oggetto magico! E sono contento del fatto che adesso, grazie all’ottimo lavoro di Goodfellas, i nostri lavori sono tornati ad essere reperibili anche se la nostara Blu Bus non esiste più >>

Nella raccolta si trovano innanzitutto le versioni integrali dei pezzi registrati a Lubeck al termine del lunghissimo tour che li vide suonare un po’ in tutta Europa tra ottobre e dicembre del 1986, vale a dire “Troppo Lontano”, “Grigio” e “Quando…”. Si tratta di brani pubblicati originariamente nel 1987sotto forma di 7”, il primo dei Kina, che, fino a quel momento, un po’ contro ogni tradizione avevano registrato solo LP. Due pezzi sono ancora assai tirati e pieni di assoli quasi metal, ma la vera novità è la title track, la prima “ballata” dei Kina, che apre la strada a quello che sarà in seguito il vero marchio di fabbrica del gruppo: canzoni cantate e non più urlate, testi ancora pieni di significato e impegnati, ma in modo più poetico e meno diretto.

Proprio a proposito di “Troppo Lontano” Alberto ci dice: << In realtà penso che la melodia ce l'avevamo dentro fin dall'inizio, anche per il nostro background. Io, ad esempio, a 13 anni suonavo con la chitarra le canzoni dei cantautori italiani. Ci abbiamo messo un po’ di tempo per trovare il modo efficace di inserirla nei nostri brani, ovviamente tutto in modo assolutamente inconsapevole!! "Troppo lontano" ha aperto una nuova strada, ma ciò che stavamo maturando si poteva intuire già qualche tempo prima in alcuni pezzi come "Sabbie mobili". >>

Troviamo anche quattro pezzi su cinque (“Sabbie mobili”, “Il mio dolore”, “It’s the Law” e “New Season”) di quelli apparsi sul mini LP “La diserzione degli animali del circo” targato Kina + Howth Castle, ed uscito nel 1989 su Blu Bus. Pezzi che vedono la partecipazione di Lalli & Giaccone, e che annoverano la prima cover degli Aostani, “It’s the Law” dei Social Distortion.

<< In realtà, ci dice ancora Alberto, di cover ne abbiamo suonate molte. Era un ottimo modo per imparare a suonare: Sex Pistols, Dead Kennedys, Clash, Jam, Metallica, Husker Du…. Le cover pubblicate invece sono davvero poche, anche perché suonare e comporre pezzi nostri era il modo per rispondere al nostro bisogno di essere creativi ed espressivi. “It's the law” è apparsa nel disco "la diserzione degli animali del circo" collaborazione tra noi e gli Howth Castle. Se ricordo bene il brano è stato proposto da Lalli e Stefano Giaccone. Loro hanno sempre delle grandi idee perché sono dei veri artisti. >>

Già, Lalli e Giaccone, due pedine importantissime nella scacchiera Kina Blu Bus, con Stefano che per un po’ entrerà a fare parte in pianta quasi stabile della band: << Stefano e Lalli li conoscevamo da tempo, avevamo fatto qualche concerto insieme e se ricordo bene nel 1984 noi i Franti e i Contrazione siamo andati a suonare al Tuwat di Carpi e ad Ancona. I Franti erano i grandi, quelli da ascoltare , da seguire , erano dei "maestri".....la collaborazione è venuta da se... >>

Sul disco trovano spazio anche la versione acustica (e bellissima) di “Questi Anni”, pubblicata nel 1988 da Blu Bus nello split “Come Tu Mi Vuoi” (Kina / The Sphere), ed altri pezzi registrati durante una serie di sessioni acustiche nel 1988: “Occhi di rana”, e “Cosa farete”, che neppure Alberto ricorda più bene da dove sono stati estratti: << Qua purtroppo i ricordi dopo tutti questi anni sono molto vaghi, ma direi che sono apparsi tutti e due in origine su "se ho vinto se ho perso">>.

E poi c’è “Mondo mai visto” forse il pezzo più bello di tutto il punk Italiano, presentato nel 1990 su uno Split 7” con i tarantini ACT, e infine registrazioni fatte nel 1994 con Marco Brunet alla chitarra e voce (“Il nostro forte”, apparsa sulla compilation “Hokahey: songs for freedom coalition” del 1993, e l’allora inedito “La Strada di vetri”).

A proposito di Marco, chitarrista dei Kina per un breve periodo, sentiamo cosa ci dice Alberto: << Marco è un amico di sempre, forse andava addirittura alle superiori con Gianpiero, aveva apprezzato moltissimo "Se Ho Vinto Se Ho Perso" e quando dal 1990 al 93 mi sono preso un po’ di pausa dai Kina lui era il chitarrista giusto per andare avanti. >>

Per finire, un’ultima domanda ad Alberto, per sapere se quando uscirono “Questi anni” e “Mondo Mai visto” avrebbe mai immaginato che sarebbero diventati, se mi passate il termine, dei veri e propri anthem generazionali.

<< In realtà, noi abbiamo sempre solo fatto quello che ci andava di fare senza curarci di cosa avrebbero pensato gli altri. “Troppo lontano” ad esempio era un brano assolutamente fuori dagli schemi per quel periodo, ci piaceva e lo abbiamo fatto uscire senza farci nessun problema. In questo senso eravamo molto punk centrati sul presente e incuranti del futuro...>>

Kina - Troppo lontano e altre storie

Kina

Troppo lontano e altre storie

Cd, 1996, Blu Bus
Genere: Punk

Brani:

  • 1) Troppo lontano
  • 2) Grigio
  • 3) Quando...
  • 4) Questi anni
  • 5) Occhi di rana
  • 6) Cosa farete
  • 7) Il mio dolore
  • 8) It's the law
  • 9) Sabbie mobili
  • 10) New season
  • 11) Mondo mai visto
  • 12) La strada di vetri
  • 13) Il nostro forte

Informazioni tratte dal disco

Un disco, una copertina, delle note, dei colori, un concerto, un palco, un pubblico, una strada, la stanchezza, l'allegria, la delusione, la rabbia, il lavoro. Forse un gruppo è anche questo, è uno spettacolo, noi la' che diamo spettacolo, noi sotto che ci guardiamo mentre suoniamo, ma è solo musica. Sì è libera espressione, è furia, è idee, ma sono soltanto i muri che vibrano un attimo poi tutto è finito, è di nuovo silenzio, fuori, dentro...Facciamo musica (?) ma non viviamo per questo, la musica non è il nostro fine, il fine è la vita. E' vero siamo ridotti allo spettacolo, concerti, concerti, dischi, applausi, critiche, ma tutto ciò è solo spettacolo. Torno a casa e la strada è sempre la stessa, il poliziotto sempre allo stesso posto, per strada i soliti occhi vuoti, nei visi la solita disperazione, la solita distruzione, tutti così spettatori di se' stessi. "Si la grande marcia si avvicina al fine, ma è un motivo valido perchè Franz la tradisca? Non si avvicina alla fine anche la sua vita? Deve prendere i giro l'esibizionismo di quelli che hanno accompagnato al confine cambogiano i coraggiosi medici? Che altro possono fare quelle persone se non dare spettacolo? Rimane loro qualche possibilità migliore? Franz ha ragione. Penso al redattore che aveva organizzato a Praga la raccolta di firme per l'amnistia dei prigionieri politici. Lui sapeva bene che quella azione non avrebbe aiutato i prigionieri. L'obiettivo reale non era liberare i prigionieri, ma mostrare invece che c'erano ancora persone che non avevano paura. Ciò che aveva fatto era uno spettacolo, non aveva altra possibilità. Non aveva possibilità di scelta tra azione e spettacolo. La scelta era: o dare spettacolo oppure non fare nulla. Ci sono situazioni nelle quali le persone sono "condannate" a dare spettacolo. La lotta contro un potere silenzioso (contro il potere silenzioso dall'altro lato del fiume, contro la polizia trasformata in silenziosi microfoni nel muro) è la lotta di una compagnia teatrale che ha assalito un esercito" ( M. Kundera) Ecco la musica è finita; ti sei letto tutte le belle cose scritte qui sopra, guardato la copertina da tutte le angolazioni, e adesso? Spero proprio che tu non te ne stia lì in attesa che esca il prossimo disco auto prodotto di qualche altro gruppo sconosciuto. Non essere un consumatore!!!!!!!! Quel mondo di esseri senza volto che ci sta attorno sa consumare tutto: macchine, gelati, nuovi volti, movimenti studenteschi e partiti radicali. Sanno commercializzare e spremere denaro da tutti (e non sto dicendo che noi siamo esclusi). Questo disco (come tanti altri usciti in Italia in questi anni) vuole essere la dimostrazione che possono ancora esistere libertà di parola e di espressione. La condizione è saperle creare. Nessuno ti incoraggerà mai a dire ciò che pensi, anzi, cercano pure di eliminarti la capacità di pensare. Alza la testa, fai sentire il tuo urlo il più lontano possibile. Ci vogliono uccidere, stringiamo la mano a chi ci sta vicino, contiamoci, guardiamoci negli occhi, forse siamo gli ultimi a credere che "quelli che sono" un giorno vinceranno su "quelli che hanno". Non permettiamogli di chiudere il sipario. Ringraziamo per averci aiutato nella realizzazione di questo disco: Rolf e Mampe del "Panzerknaker" studio di Lübeck, Hamster e Silvia per le foto, Salvatore e Liliana per la grafica, Giampi Framarin per la copertina, Pina per le traduzioni, Miele per le registrazioni, i Franti per l'aiuto e l'amicizia. 1996

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