Bobo Rondelli

Per amor del cielo

Recensione
Pubblicato il 05/07/2009
Voto: 8/10

Per amor del cielo: disarmante sincerità unita a tenerezza infinita

Sette anni sono passati dal suo splendido disco “Disperati, Intellettuali, Ubriaconi”, prodotto ed arrangiato da Stefano Bollani, un disco esuberante ed istrionico, caustico ed irriverente, vincitore del Premio Ciampi come migliore arrangiamento.
Dopo quella prova di grandissimo valore più nulla da segnalare o, meglio, un paio di colonne sonore di film come “Sud Side Story” di cui Bobo è stato anche protagonista e “Andata e Ritorno” di Alessandro Paci, poi ecco finalmente uscire a maggio 2009 questo suo nuovo lavoro totalmente inedito dal titolo “Per amor del cielo”.
Entusiasmo o delusione dopo il primo ascolto? Beh, diciamo che la sensazione inizialmente provata è stata quella della perplessità e del disorientamento, d’altronde ho ancora in mente una sua esibizione al Circolo Arci Matatu di Milano, tra follia e genialità, che mi portò alla mente il Benigni di “Berlinguer ti voglio bene” di Giuseppe Bertolucci con quel famoso e colorito turpiloquio lungo la sponda dell’Arno.
Fu quella una serata all’insegna del sarcasmo, dell’ironia graffiante, della satira politica senza peli sullla lingua, insomma un Bobo Rondelli su di giri e combattivo come non mai, un personaggio totalmente diverso da quello ad oggi conosciuto.
Allora ho lasciato decantare il tutto, ho provato poi ad ascoltare il tutto in piena libertà, scevro da impegni e con la mente sgombra da altri pensieri.
Ecco allora emergere lentamente un nuovo Bobo Rondelli, resta immutata la sua voce calda e sensuale, ma il clima è totalmente nuovo, sprigiona delicatezza, romanticismo, un appagante senso di maturità e serenità, un qualcosa di sorprendente quasi sconvolgente per un personaggio che ci ha abituato ai suoi sfoghi decisamente senza limiti.
Vediamo allora che cosa ne è emerso…

E’ “Viaggio ad autunno” ad aprire il disco, dolci e tristi note sgranate dal pianoforte, lasciano immediatamente spazio alla voce di Bobo che ci fa partecipi di un’intensa nostalgia per un passato che non tornerà più “scarpe vecchie e vecchi dischi / che cantavan le stagioni / che non torneranno più” o per un vecchio amore “mentre il cuore batte forte / proprio sotto alle finestre / là dove il tuo amor per sempre / non si affaccerà mai più”.

Toccante o meglio straziante perché mira dritta come un fendente diretto al cuore è “Per amor del cielo”, che alterna delicate sonorità acustiche ad un bellissimo assolo di chitarra elettrica suonata da Francesco Gatti, è una disperata canzone d’amore scritta a cuore aperto, in piena sincerità, guardando comunque con fiducia al futuro, sebbene tragicamente incerto “come un dio che non sappiamo / è anche nostro questo cielo / o mio cuore disperato / io ti porterò lontano”.

Soffio d’angelo” è forse ancora più straziante perché legata ad un senso di morte e di distacco imminente, è cantata da Bobo come una dolce nenia ed è caratterizzata da versi toccanti “e poi stringimi forte / fai leggera la morte / perché l’amore è parte / eterna dell’universo”, anche se resta viva la speranza “Apri la tua bocca e soffia vento / e spediscimi più in alto / al di fuori del tempo”.

Introdotta dal fischiettare di Bobo, “Marmellata” guarda ancora alla propria giovinezza, ma con uno sguardo dolce e sereno “E corro felice / come quando fischiavo via lontano / dai giorni della scuola / e nella strada con la bocca piena / mentre ti penso ancora / come alla marmellata”, canzone dotata di una melodia delicata e zuccherina che addolcisce il cuore, presenta contributi notevoli dello stesso Bobo alla chitarra, di Simone Padovani al cajon e percussioni, più la farfisa di Fabio Marchiori a legare il tutto con un gradevolissimo effetto.

Triste e dolente, “Madame Sitrì” tocca il tema eterno della guerra, facendolo però in seconda battuta, parlandoci in realtà di soldati che passano da un bordello di Livorno gestito dalla maitresse Madame Sitrì, per un “Viaggio d’andata senza ritorno” e “Soldati poveri cristi / vanno al calvario / col fucile in mano / qualcuno dal paradiso / volle passare senza ammazzare”. Bella la coda che vede protagonisti prima il violino di Steve Lunardi, poi a chiudere il sax di Dimitri Espinosa.

Un tuffo nell’intimo, all’interno dell’anima è invece la lenta e minimale “Mia dolce anima”, misuratissima nei versi molto ermetici “Che gli occhi non vedono / mia dolce anima / dentro di me” e suonata con grande discrezione, costruita ed intessuta intorno al vibrafono di Cristiano De Fabritiis.

Segue un brano che è un innesto di energia e vitalità, con violino e chitarra elettrica sulle righe, si tratta in realtà di una poesia di Gianni Rodari intitolata “Il cielo è di tutti”, musicata per l’occasione da Bobo Rondelli, che è una riflessione sull’eterna stupidità dell’uomo e che si conclude nei versi “Spiegatemi voi dunque / in prosa od in versetti / perché il cielo è uno solo / e la terra è tutta a pezzetti” in cui Bobo Rondelli alza un po’ il tiro facendo sentire una certa rabbia che pareva fino a quel momento sopita.

In “Licantropi” esplode però la vena più romantica del nuovo Bobo Rondelli, è una canzone d’amore strappa lacrime, con parole che qualunque donna amerebbe sentirsi dire almeno una volta nella vita, il testo si chiude con queste parole prima di uno splendido assolo del sax di Espinosa “E non me ne importa se / il mondo finisse qui / ed anche il sole dovesse esplodere / mentre mi perdo in te / qui tra le braccia tue”, ingenuo? banale? Sarà, ma se ogni uomo la pensasse così, una volta uscito di casa saprebbe forse costruire un mondo migliore…

Ma il romanticismo e l’amore non terminano qui, perché la conclusiva “Niente più di questo, l’amore” sa essere ed è un miracolo, ancor più dolce e commovente della precedente canzone, sola voce e pianoforte, è un inno, un ringraziamento, un’estasi nei confronti delle proprie creature e di colei che le ha generate senza, però tralasciare un ironico spiraglio finale in cui forse riemerge l’altro Bobo, quello cui eravamo avituati, “Corri i bimbi fanno tardi a scuola / un bacio torna all’uscita / poi in strada un divino fondoschiena camminare / E niente più di questo l’amor commuove / ma questa è già un’altra canzone”.

E’ già un’altra canzone o è già un altro disco? Chissà, con Bobo Rondelli è meglio non fare programmi… d’altronde lo scherzo inserito come ghost track a fine disco lascia aperta ogni via, intanto godiamoci questo lavoro pieno di tenerezza e scritto con sincerità disarmante, da innamorarsene ascolto dopo ascolto.

Bobo Rondelli - Per amor del cielo

Bobo Rondelli

Per amor del cielo

Cd, 2009, Live Global

Brani:

  • 1) Viaggio di autunno
  • 2) Per amor del cielo
  • 3) Soffio d’angelo
  • 4) La marmellata
  • 5) Madame Sitrì
  • 6) Mia dolce anima
  • 7) Il cielo è di tutti
  • 8) Licantropi
  • 9) Niente più di questo è l’amore

Informazioni tratte dal disco

Bobo Rondelli: voce, chitarra acustica, chitarra ottava, sinth
Fabio Marchiori: pianoforte (1, 2, 3, 5, 6, 8, 9), tastiere (2, 8), farfisa microrgan (4 ), piano elettrico (6, 7), melodica (7)
Simone Padovani: cajon (1, 4), shaker (1), batteria (2, 5, 6, 7, 8), percussioni (4)
Filippo Gatti: chitarra acustica (1, 5), basso elettrico (1, 2, 4, 5, 6, 7, 8), voce (2)
Dimitri Espinosa: sassofoni (2, 5, 8), soffio sintethic-strummers-orchestra-sintetizzatore (3)
Steve Lunardi: violino (2, 5, 7)
Francesco Gatti: chitarra elettrica (2, 7, 8)
Cristiano De Fabritiis: vibrafono (6)

Parole e musica di Roberto Rondelli.
Prodotto da Filippo Gatti.
Registrato e missato da Francesco Gatti.
Arrangiamenti di Bobo Rondelli, Fabio Marchiori, Filippo Gatti e Francesco Gatti con Simone Padovani, Dimitri
Grechi Espinosa, Steve Lunardi, Cristiano De Fabritiis

Registrato nello “zufolaio” (Montorgiali, maremma) tranne 7 e 9 nello studio “I Piloti” (Roma)
Missato nello studio “I Piloti”, assistenti di studio Valter Bottoni e Giuseppe Paoloantonio
Artwork e foto Claudio Martinez, Dipinto Isabella Staino, foto del dipinto Duccio Ardovini
Mastering Fabrizio De Carolis, Referente studio, Roma
Produzione esecutiva Toto Barbato

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