NonostanteClizia: Intervista del 25/08/2015

Pubblicato il: 26/08/2015


Estatica incontra per la prima volta la band NonostanteClizia di Acqui Terme ed è curiosa di scoprire un po’ del loro mondo e dei suoi protagonisti. Innanzitutto benvenuti!

La prima domanda è strettamente legata a una mia riflessione di fondo: analizzando il vostro nome viene subito in mente il romanzo omonimo di Andrea G. Pinketts. Vi sentite, per gusto e formazione, legati a quel tipo di scrittura e sensibilità oppure c’è dell’altro? Per essere più chiaro: pare evidente, ascoltando il vostro lavoro La Stagione animale, che il vostro sound e i vostri testi abbiano una commistione perfetta tra atmosfere noir e acrobazie lessicali visionarie al limite del nonsense. Quali sono i vostri maestri? Molti considerano Pinketts uno dei più accreditati eredi di Carlo Emilio Gadda. Vi ritrovate nella mia ricostruzione?

La scelta del nome NonostanteClizia fu duplice. Eravamo veramente molto giovani, io (Simone) avevo appena sedicianni e Valerio diciannove. Ai tempi Valerio mi parlò di questo scrittore, e subito me ne innamorai. La scelta del nome fu tale sia per un amore spontaneo per quella scrittura rocambolesca sia per il semplice fatto che suonava bene, avevamo tentato altri nomi ma la assonanza tra il nome NonostanteClizia, i temi delle nostre canzoni e l'immaginario che volevamo dare al progetto fu immediata.
I testi è vero che hanno un che di noir, ma credo che tra le nostre ispirazioni ci siano maggiormente figure come Nick Cave, Cantat o Matt Berninger dei National. Se si cerca nella letteratura direi la narrativa americana minimalista contemporanea o al massimo un certo esistenzialismo europeo di inizio secolo, ma si sta sforando. In ogni caso però, soprattutto in un primo momento, quello che va fino al 2011, anche Pinketts ci ha influenzati.
Per quel che riguarda l'accostamento di Pinketts a Gadda non avendo personalmente letto Gadda non saprei che dire, però mi sembra leggermente forzata la cosa.

Passando proprio a parlare di La Stagione animale, mi sembra di capire che la scelta d’impostare un disco preminentemente minimalista abbia giovato alla sua vena poetica, pur rimanendo un disco fresco e diretto. Ci volete spiegare, spogliandoti di tutto il superfluo, qual è la vera essenza dei NonostanteClizia?

Questa è una bella domanda che spessissimo ci poniamo anche noi alla quale non abbiamo risposta. Può essere il nostro punto di forza come quello di debolezza, c'è una forte commistioni di generi. Il post-rock e la new wave (gli anni 80), ma anche il funky, il cantautorato, il noise o lo shogaezing più rumoso di stampo '90. Credo che ci sia la voglia di vestire ogni canzone nel modo giusto, pescando tra le nostre influenze e i nostri ascolti, cercando di mantenere una nostra identità che si rivela a noi stessi di volta in volta.

Ho letto dalla vostra biografia che avete battuto il territorio ben, bene prima d’incidere un LP? Cosa rimane delle vostre persone quando non incidete dischi o non portate in tour i vostri lavori?

Il primo L.P è arrivato dopo circa 6 anni di esistenza e maturazione, e crediamo tutti che non sia di certo per noi un punto di arrivo, bensì un altro punto di partenza.
Per rispondere alla seconda parte della domanda, siamo un gruppo settimana dopo settimana, provando e incontrandoci, anche se non si gira o non si registra. Se si intende cosa facciamo oltre la musica alcuni di noi lavorano e altri studiano. Io e Valerio portiamo avanti la nostra passione e dedizione alla scrittura, Vale è anche un ottimo disegnatore. E no, non viviamo di musica (purtroppo).

Ho trovato che il tuo disco sia affascinante proprio quando si manifesta nella sua apparente semplicità. Una qualità che spesso viene scambiata per qualcos’altro. Intendo dire: la parola pop è stata troppo spesso connotata negativamente in senso commerciale da un certo radicalismo snob. Io trovo che il senso melodico delle canzoni dell’album ne faccia il suo punto di forza senza bisogno d’inutili orpelli per nobilitarne l’anima. Possiamo dire che si può fare del pop intelligente o“progressista” e del rock insipido o reazionario?

Assolutamente si. In Italia abbiamo esempi di pop squisito. Battiato, Battisti, fino ai Bluvertigo o Iosonouncane, per dirne 4 di mille. E abbiamo anche tantissimi esempi di rock insipido.

Personalmente trovo parecchi testi nel disco davvero poetici. Un aggettivo troppo spesso inflazionato, ma perfettamente calzante nella fattispecie. Sarà forse quell’anima fanciullesca, sarà forse quel disincanto innocente che hanno in sé, ma certe splendide metafore, allitterazioni o funamboliche digressioni preparano comunque il terreno a una rilettura più riflessiva. Ci volete dire qualcosa di più sul vostro modo di scrivere?

Valerio porta in sala una canzone nella sua più intima essenza. Insieme lavoriamo agli arrangiamenti e alle musiche. Per quel che riguarda la scrittura ci sono diverse tecniche utilizzate, e molto spesso cambiano di canzone in canzone. A volte c'è del cut-up, altre volte la citazione viene utile, altre volte ancora nasce tutto da un ispirazione più prettamente poetica.

Il vostro sound, come scritto nella mia recensione, trovo che sia prima di tutto un vostro stile, ma è innegabile che sia impregnato di una cultura indie nostrana ancor prima che internazionale. Che idea vi siete fatti su questo punto?

Dipende molto da cosa si intende per cultura indie nostrana. Sicuramente siamo una band italiana, e questo è già di per sé un marker. Fingere di venire da Portland, per quanto possa essere interessante, sarebbe patetico e di cattivo gusto.
In realtà però credo non ci sia molto di Indie e nostrano in noi – inteso nell'accezione degli ultimi 2-3 anni per quel che riguarda i dischi che escono in Italia – , e ciò credo sia una cosa che destabilizza in parte l'ascoltatore quando si approccia a noi per i primi ascolti.

David Hemmings è una delle mie canzoni preferite. Anche qui dobbiamo pensare a un colto rimando cinematografico?

Certo, il D. Hemmings che prende la chitarra e fugge è proprio quello di Blow Up di Antonioni. Ovviamente è utile a restituire una storia e un immagine, e non è fine a se stessa la citazione, ma è così.

La Stagione animale è il titolo del tuo nuovo album. Cosa si cela dietro a questo titolo? Un’esortazione ad agire? Una presa di coscienza, sinonimo di concretezza e minimalismo nell’azione? O una sorta d’inno al dinamismo nella vita?

Direi nessuna delle tre che hai citato, più una necessita di ritorno agli istinti più primordiali, sia in noi sia in ciò che vediamo intorno.

Esulando dal nostro contesto specifico e parlando di musica e tecnologia in generale, cosa pensate dell’ormai conclamato dominio d’internet per la diffusione del prodotto disco? Opportunità o minaccia? Avvertite un certo cambiamento culturale nei giovani come voi?

E' un discorso molto complesso, di cui mi piacerebbe parlare approfonditamente, ma non basta qualche riga... Cercando di sintetizzare il più possibile credo che negli ultimi anni l'internet in generale, che si presentava al nuovo millennio come opportunità infinita, si sia ormai quasi nella sua totalità trasformato in una giungla spesso pericolosa – parlando in termini sia culturali e artistici che economici - e sicuramente caotica. La musica non esula da questo discorso.
Poi esistono le start-up, i crowdfunding, e tante altre belle cose, ma non pareggiano i conti, sia culturali che di bilancio economico.
In ogni caso, citando di sbieco Ortoleva, è anche vero che il medium di per sé non è quasi mai buono o cattivo, è l'uso che se ne fa che è importante, e internet non è che lo specchio della nostra società.
Mi piacerebbe approfondire il discorso, ma risulterei tediante.
Se si parla più strettamente di musica, internet non è utile alla promozione di un disco, internet ha ucciso il disco, sia come formato di ascolto della musica sia come idea di ascolto sequenziale di 10 e spingi canzoni. Questa non è una cosa né buona né cattiva a mio avviso, ma da segnalare come dato di fatto.

Sinceramente …. Se incontraste un genio della lampada che esaudisse tre vostri desideri solo nel campo musicale cosa gli chiedereste? C’è una canzone di altri che avreste voluto essere vostra?

Continuare a migliorare con e nella nostra musica, essere un giorno soddisfatti di quello che abbiamo fatto e perchè no, poter anche vivere della nostra arte. Alla seconda domanda rispondo personalmente con “Candy” di Paolo Nutini, nella sua straordinaria semplicità.

Infine. Quali sono i vostri progetti per il futuro?Avete una particolare location in testa in cui vi piacerebbe suonare un giorno?

Ora continueremo con il tour del disco per l'autunno, nel frattempo rientreremo in studio per nuove canzoni. Di cosa si tratterà non lo sappiamo bene ancora neanche noi, lo scopriremo.
Per quel che riguarda la location nel mondo ce n'è a centinaia di sogni. In Italia una mia personale fissa è l'Hana-bi di Marina di Ravenna, dove ho trascorso una vacanza l'estate scorsa. Un posto da paura.

Estatica vi ringrazia per il tempo dedicato alla nostra redazione e spera di rivedervi nuovamente in futuro per un altro disco da commentare insieme. A presto!


 


 

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