La luna è una palla luminosa dietro le piante.
Lo Spazio 211 appare totalmente diverso da come si è abituati a vederlo. Un enorme palco, allestito per i Todays, sovrasta l’area verde trasformandola in un posto davvero adatto a grandi concerti. E questa sera è il caso di dire che lo sia, dato che ci sono gli Editors, con la loro unica data italiana.
I biglietti sono sold out, il pubblico è formato da persone di tutte le età, da quelli che li hanno scoperti dieci anni prima, ai giovani che non sanno nulla delle canzoni precedenti.
Questi ultimi sono subito accontentati con un inizio tratto dal nuovo album Violence, dove le sonorità intriganti di Cold sfumano sul cupo e potente Halleluja. Per i più agé e meno aggiornati si tratta di canzoni sconosciute, infatti mi viene chiesto il titolo dal vicino che già si è informato invano da altri e devo ammettere la mia ignoranza (poi colmata).
Il ragazzo mi chiede se ci siano dei veri fan degli Editors nel pubblico, e mi viene da pensare che è meglio così, almeno qualcuno lo diventerà stasera.
In seguito le canzoni scelte spaziano su tutti gli album, includendo anche “An end has a start”, che ricordo da tempi remoti. Intanto la luna sale esattamente sopra il palco, a sovrastarlo in modo simmetrico, mentre sotto luci e suoni impazzano, cullati dalla voce profonda di Tom Smith.
Il bello degli Editors è che rendono molto dal vivo, e in più, anche se non si conoscono proprio tutte le canzoni, non si patisce l’ignoranza.
Certo che quando, dopo una serie di canzoni che rapiscono tutto il pubblico, parte “No sound but the wind” e scopro che fa parte della colonna sonora di “The twilight saga” (molto in linea con la luna piena) capisco perché una band nata nel 2002 abbia fan di ogni età, anche giovani. Del resto, è sempre necessario trovare strategie per sopravvivere sul mercato, e gli Editors ci sono riusciti mantenendo comunque sonorità, in linea di massima, personali.
La versione di cui beneficiamo è acustica, come anche, dopo la prima falsa uscita, a Ton of love, che viene eseguita da Tom con voce e chitarra, e si sente un’eco degli U2 molto chiaro, più che con la versione normale.
Pian pianino si aggiungono i vari componenti della band, che finiscono con due canzoni “storiche”, che ti fanno venire voglia di chiedere di rimanere lì e suonare ancora: Munich e Papillon.
Finiscono poi con la recente Magazine, che porta la durata del concerto a due ore circa, per non deludere i fan italiani accorsi anche con numerosi autobus, che cambiano ulteriormente lo Spazio 211 come lo conosco normalmente.
La musica cala, la luna sale alta in cielo, ed è ora di salutare il gruppo, tornarsene a dormire, facendo sogni vampireschi.
Live Report - Concerto Editors, Todays, Torino, 26/08/2018
di
Mattea Rolfo
Pubblicato il 28/08/2018
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