Paolo Pieretto
Artigiano di parole
Artigiano di parole: è più rock o più canzone d’autore? Direi che è un gran bel disco.
Comunque lo rigiri questo disco d’esordio del trentenne cantautore brianzolo Paolo Pieretto piace al primo colpo, sia che si parta ad ascoltarlo così come si presenta, ossia dalla prima traccia “Sei veramente pronto?”, sia che ci si metta ad ascoltarlo partendo dalla traccia conclusiva “Artigiano di parole”, quella che dà il titolo all’intero lavoro per poi risalire in un percorso a ritroso.
No, non spaventatevi, non sono diventato matto, è che dopo averlo riascoltato innumerevoli volte mi sono reso conto che è costruito come un vestito doubleface, se lo ascolti in maniera tradizionale ti ritrovi subito il Pieretto rocker, duro, ribelle, ma allo stesso tempo romantico, se invece l’ascolti partendo dal fondo trovi il Pieretto cantautore, quello più riflessivo e poetico, ma al centro del disco, da qualunque parte si inizi l’ascolto, troviamo comunque due brani stupendi, l’energica “Bambino disobbediente” e la suggestiva “A un metro dalle nuvole”.
Procediamo, però per gradi, innanzitutto è dall’incontro di Paolo Pieretto con Franco Cufone, da anni collaboratore di Elio e le Storie Tese e dei Pitura Freska, che è nata l’idea concreta di raccogliere alcuni dei brani scritti da Paolo dal 2002 ad oggi, in questo disco che ha poi visto la collaborazione oltre che dello stesso Cufone di altri validi musicisti come Antonello “Jantoman” Aguzzi (Elio e le Storie Tese), Leo Di Angilla (T.Ferro), Marco “Python” Fecchio, Chicco Santulli e l’amico Andrea Parodi che duetta con lui nel brano “Perché un’idea”.
Il disco a questo punto però scalpita come un giovane puledro ed allora lo metto nel lettore ed ecco partire un brano rock con tanto di fiocchi e contro fiocchi, “Sei veramente pronto?” è un pezzo rock come non se ne ascoltano tanti in Italia, teso, ruvido, ribelle, in un tripudio di chitarre elettriche con Cufone-Dabusti e Pieretto a dare il meglio di sé, non perde però mai in fruibilità ed ha un testo notevole che comincia con questa rabbiosa domanda “Sei veramente pronto ad ascoltare per sentire la mia voce? / E bada che sentire non vuol dire ascoltare / Sei veramente pronto per sentire le parole? / quelle che non ti hanno detto o forse tu non hai sentito mai...” continuando poi con “Sei veramente pronto per vedere dentro te? / E bada che vedere non vuol dire mai guardare…” per chiudersi con questa ultima domanda “Are you really ready for the revolution?”.
I suoni duri non si ammorbidiscono certo con il successivo “Supermarket Italia”, brano finalista nel 2002 all’allora Premio Recanati (ora Musicultura), che affronta il tema dell’ipocrisia tutta italiana capace di farsi bella nel lottare contro gli zingari, per poi magari sfruttare la prostituzione oppure vendere armi agli stessi paesi contro i quali si agisce con disprezzo, le sonorità sono molto dure con le chitarre di Cufone sugli scudi e le percussioni di Leonardo Di Angilla ad ammorbidire e colorire il pezzo.
Ecco però che con “Echi di luna” si cambia registro, in questo primo brano cui si fa riferimento alla luna, quindi in un’atmosfera decisamente notturna, prende vita un intimo dialogo dettato da un viaggio interiore che parte dall’adolescenza “Quand’ero sole “annuvolivo” / per la vergogna d’apparir sereno / quand’ero grandine picchiavo / perché il mio pianto fosse udito dal cielo… dal cielo…” fino all’oggi “Adesso che son notte e mi piace vestirmi di stelle / avvolgere silenzi aprendo il mio scialle / echi di luna ascoltar nell’oblio / dove non osa la mano di Dio”. Brano reso sognante dalla lead guitar di Marco Fecchio.
Una sognante armonica apre “I nostri piccoli passi”, che inizia ancora una volta da una riflessione notturna “Quanto distano le stelle più vicine dalle scarpe che indosso? / Non lo so… Certamente molto più della somma dei passi che ogni uomo in una vita muoverà…!” che rende bene la piccolezza umana, soprattutto se confrontata con la dimensione cosmica. Un brano dolce e riflessivo, da meditazione.
Non c’è tempo per prender fiato, eccoci immersi nella rockeggiante “Bambino disobbediente”, canzone che ha permesso a Pieretto di essere finalista al Festival “Una casa per Rino” nel 2004 e vincere poi il Premio della critica assegnatogli dal sito Rockol. Il brano caratterizzato dal pianoforte suonato stile Jerry Lee Lewis da Antonello “Jantoman” Aguzzi, dai cori di bambini disobbedienti e dalle sfrenate chitarre elettriche suonate dallo stesso Pieretto e Davide Dabusti è di quelli che ti entra in testa sin dal primo ascolto ed è un inno alla libertà che potrebbe essere cantato, con ovvia ironia, anche dai bambini di tante scuole italiane.
Dopo un brano energizzante era giusto darsi una calmata, ecco allora che Pieretto cala l’asso nella manica, “A un metro dalle nuvole” è una splendida canzone acustica (forse la migliore dell’intero disco) dallo sviluppo lento e riflessivo, il tema è ancora la libertà, ma il percorso per raggiungerla è difficile eccolo, infatti, cantare “E a volte su quel muro poi ci alziamo con il dito verso il cielo / ed un rosario di domande / le tasche piene di “perché”? / ed un pugno chiuso di “farò! / se mi cerchi sono qui a un metro dalle nuvole… / Qui in libertà”.
Ecco che con “Stanotte” ritornano prepotentemente le atmosfere notturne in un brano rock piuttosto classico e romantico, alla Ligabue direi, giusto per dare un’idea, non è tra i miei brani preferiti, però si lascia ascoltare.
Più interessante è certamente il successivo “Perché un’idea” cantato con l’amico Andrea Parodi, sia per il testo molto forte e poetico che parla della forza delle idee “Perché un’idea può andare oltre i divieti della legge / il silenzio dei giornali, le barriere materiali / penetrare nelle case, spalancare le finestre / più di ogni ribellione, più di una rivoluzione” sia per la musicalità rabbiosa che vede all’opera Pieretto e Cufone alle chitarre elettriche e Fecchio alla slide guitar.
La voce recitante di Giuseppe Ballerini, sorretta dalle percussioni di Marino Chieregato, introduce con questi versi “… E questa notte canto alla notte / d’un canto d’incanto che commuove ..la Luna.. / e possa cadere sul mio splendore una lacrima sola / d’argento e fortuna…” la seguente “Luna brigante” che ha come protagonista la prima donna assoluta dei cieli notturni, ossia la luna, testo poetico e musica sognante grazie anche al contributo di musicisti come Chicco Santulli e la sua chitarra dobro ed il solito Cufone alla chitarra elettrica ed al cembalo.
Chiude il disco, o lo apre, come si diceva all’inizio un altro dei pezzi più belli dell’intero lavoro, si tratta di “Artigiano di parole” un brano voce, chitarra e armonica, un po’ alla Bennato delle origini, che mette a nudo l’intenso mondo poetico di Pieretto “E la vita mia si snoda in un filo impercettibile / e agli estremi in equilibrio stiamo noi / in contrarsi lì nel mezzo senza mai cadere giù / è il prodigio misterioso dell’amore… / Misero artigiano di parole / ogni dolore è già la scusa per una nuova canzone”.
Ecco cos’è Paolo Pieretto, un onesto artigiano di parole, capace di commuovere e smuovere dal quotidiano torpore, perché autentico e sincero e poi “artigiano di parole” mi richiama alla mente quel biglietto da visita con cui si presentò alcuni fa l’amico Max Manfredi inviandomi un suo disco e che riportava la definizione “Intagliatore di musica e di parole”, all’insegna di un comune senso di artigianato della canzone d’autore.
Paolo Pieretto
Artigiano di parole
Brani:
- 1) Sei veramente pronto?
- 2) Supermarket Italia
- 3) Echi di luna
- 4) I nostri piccoli passi
- 5) Bambino disobbediente
- 6) A un metro dalle nuvole
- 7) Stanotte
- 8) Perché un’idea
- 9) Luna brigante
- 10) Artigiano di parole
Informazioni tratte dal disco
Paolo Pieretto: voce, chitarra acustica (1, 3, 6, 7, 9, 10), chitarra elettrica (1, 4, 5, 7, 8), armonica (4, 10), cori (1, 3)
Marino Chieregato: batteria (1, 4, 5, 7, 8, 9)
Davide Livio: basso (1, 4, 5, 7, 8, 9)
Davide Dabusti: chitarre elettriche (1, 5, 7, 8, 9), lead guitar (1, 5, 8), chitarra acustiche (4, 6, 9), chitarra elettrica solista (4), slide guitar (4, 7)
Franco Cufone: chitarra elettrica (1, 2, 3, 8), cembalo (1, 8, 9), chitarra acustica (2), lead guitar (2), basso (2), percussioni (2, 3, 6), programmazione (2, 3, 8), pianoforte (3, 6), rhodes (3), organo (8), chitarra solista (9)
Marco “Python” Fecchio: lead guitar (3), slide guitar (8)
Valentina Didoni: cori (4, 7, 9)
Antonello “Jantoman” Aguzzi: organo (2), synth (2), piano (5), hammond (7)
Antonio Di Bella: fisarmonica (6), cori (6, 8)
Andrea Parodi: voce
Giuseppe Ballerini: voce recitante (9)
Chicco Santulli: chitarra dobro (9)
Lauretta, Morena, Simona, Elena, Alessandro, Danilo: coro dei bambini disobbedienti (5)
Testi e musica di Paolo Pieretto
Arrangiamenti: Franco Cufone (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9), Paolo Pieretto (1, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10), Antonello “Jantoman” Aguzzi (3), Marco “Python” Fecchio (3), Davide Dabusti (6, 8)
Prodotto da Franco Cufone e Paolo Pieretto
Produzione artistica ed esecutiva di Franco Cufone e Paolo Pieretto
Registrato da Franco Cufone presso lo studio Mixaglia di Andrea Leonardi, Missagliola (LC) tra il Maggio 2006 e il Maggio 2009 – Percussioni di Leo Di Angilla registrate al Waterland Studio (VE) di Cristiano Verardo
Mixato e masterizzato da Franco Cufone presso il CufoSound di Arcore (MI)
Progetto e realizzazione grafica di Raffella Verani, coordinamento di Nicoletta Fattobene
Foto di copertina di Laura Trapani, foto interne di Laura Trapani ed Elena Pieretto