Kesha
Gag Order
Gag Order, una Kesha senza compromessi
La rivisitazione dell’identità di Kesha – senza il simbolo del dollaro – al di fuori non solo del produttore che le ha rovinato la vita, ma del personaggio festaiolo e coatto che le aveva costruito è sempre dipesa, album dopo album, da un altro fattore esterno: la scena pop attorno a lei.
Anche volendo, dopo l’ottima prova di Praying, tirare Kesha la cantante fuori dalle reliquie specifiche della club era di fine anni duemila come Flo Rida, Pitbull e i LMFAO, e valutarla come popstar con potenziale di lunga durata, una Kesha disposta a provare tutto deve ancora capire cosa sa fare meglio. Il suo quinto album Gag Order risponde a quella domanda: pop dark ed elettronico che combina la sua sensibilità per ritornelli memorabili e la sua voce versatile in un lavoro accessibile ed elevato assieme.
Se il precedente High Road cercava di replicare il pop tradizionale in maniera imperfetta, senza un focus tematico e sonoro a cui aggrapparsi per lasciare un’impressione, Gag Order sceglie un tema e lo elabora in modo coerente non solo con sé stesso, ma anche con le doti della sua esecutrice. La scena alternativa è invitante ed efficace per Kesha: non solo per il prestigio alla quale avvicina e l’accogliente ambiente circostante, ma per la possibilità di sfruttare al meglio i mezzi a sua disposizione. Gag Order è oscuro, introspettivo, di un’eleganza coinvolgente, e reinventa Kesha in una dark lady del synth senza che la sua caratteristica semplicità e onestà brutale danneggino il risultato – anzi.
Il singolo Fine Line ne è un esempio. Quasi del tutto spoken word e con effetti vocali “come ai vecchi tempi”, creando un effetto da flusso di coscienza efficace per il conflitto che comunica sul mondo del showbiz, e l’uso frequente delle parolacce non danneggia, ma rimarca il disprezzo della cantante per il sistema che l’ha rovinata. Anche l’elemento elettronico, presente e persistente per tutto Gag Order, non rappresenta solo un collegamento con la Kesha di altri tempi, ma un modo per rielaborare quell’identità in una maniera davvero sua. Cosicché anche in tracce come Peace and Quiet, in cui il ritornello è urlato e coperto di autotune in una maniera non del tutto gradevole in pratica, si coglie una costruzione artistica mirata che lo rende più apprezzabile.
Dal punto di vista psicologico, Gag Order accoglie la negatività della situazione di Kesha e la elabora in un soave grido di rabbia. È una vittima, ma non si sente perdente, e la mancanza di peli sulla lingua nell’esprimere anche i lati più sporchi della situazione dona a Gag Order un dolore quasi difficile da ascoltare. Attraversa le fasi del dolore concludendo con un’ottima accettazione (la ballad Happy, una delle poche tracce di puro pop del disco), e tocca il fondo di ciascuna di esse con un’esperienza emotiva sempre diversa traccia dopo traccia. Le immagini forti di Eat The Acid, la forza del ritornello di Only Love Can Save Us Now e il brutale sfogo di Eat Me Harder sono tra i pinnacoli del percorso, e quelli in cui la sua intelligenza emotiva domina la scena.
Gag Order rappresenta l’evoluzione necessaria di Kesha in una popstar indipendente, e dispiace più che mai che sia stato tramite il dolore della causa legale con il tuttora impunito Dr. Luke e la perdita del suo posto in serie A. Ma se i nuovi album non potranno mai compensare il dolore di quanto le è capitato, e l’indifferenza ricevuta dalla scena musicale a lei circostante, possono confermare il suo talento e tenerla in vita, facendola ricordare per quello che è: una popstar senza filtri, capace di trasformare il suo tanto amato personaggio volgare in una nuova identità da vivere appieno. E che si spera possa avere altri cento album come questo nel suo futuro.
Kesha
Gag Order
Genere: Pop , Elettronica
Brani:
- 1) Something to Believe In
- 2) Eat the Acid
- 3) Living in My Head
- 4) Fine Line
- 5) Only Love Can Save Us Now
- 6) All I Need Is You
- 7) The Drama
- 8) Ram Dass Interlude
- 9) Too Far Gone
- 10) Peace & Quiet
- 11) Only Love Reprise
- 12) Hate Me Harde
- 13) Happy