Jessie Ware
That! Feels Good!
Jessie Ware non è una star, non è una diva da rotocalco, non è una popstar che si riconosce a prima vista – eppure è sempre stata lì, nel suo spazio sicuro di R&B/Jazz di alta classe, a lasciare la sua impronta con chi la conosce e vuole guardarla da vicino. Ed è per quel pubblico, oltre a una scena sempre più curiosa verso le radici della musica popolare, che realizza il suo quinto lavoro in studio That! Feels! Good!, che dimostra il potenziale e la durevolezza della cantautrice britannica.
Il mondo di That! Feels! Good! si dispiega nella forma di una grande sala da ballo, sontuosa, barocca, in cui nonostante tutto il divertimento e la compagnia non mancano mai di spontaneità. Come esemplificato nel singolo Free Yourself – una piccola perla passata, ahimé, in sordina – in cui l’atto ritualistico del ballo diventa un atto di autoespressione necessario e liberatorio, nonché nella successiva Pearls, dove abbiamo a che fare con ospiti che portano collane di perle, ma che ballano così forte e così a lungo da farle cadere a terra dai loro colli. Una combinazione di toni molto teatrale, artefatta, e divertente al punto giusto. Un’immagine che indica un certo livello di ironia e conoscenza, allo stesso tempo, della cultura ballroom.
Esiste, certo, un collegamento inevitabile con il movimento neo-disco dominato da Dua Lipa e Lizzo e la riscoperta della cultura delle ballroom nell’imponente Renaissance di Beyoncé. E, con essi, il desiderio innegabile di seguire un trend; ma l’essenza di Jessie Ware – il suo elemento distintivo come signora dance-pop di sponda – non se n’è mai andata. È più un cogliere un momento propizio, una valida combinazione di elementi, che portano il suo genere a farsi conoscere come mai prima. Da cui la scelta di Free Yourself come singolo, proveniente dal precedente album What’s Your Pleasure, e il desiderio della sua esecutrice di farne una hit estiva da ballare tutti insieme.
Un altro collegamento con Renaissance – e con tutti i migliori lavori disco, quelli che sanno come mai il genere funziona – è la capacità dell’autrice di combinare l’atmosfera scanzonata con un’esplorazione psicologica e sociale genuina. Begin Again è un empowerment anthem anni settanta che, oltre a contenere la performance vocale più bella da parte di Ware, riprende il leitmotiv intramontabile, Gaynoriano, della sala da ballo come luogo di rinascita dal trauma traslitterando l’esperienza dal singolo al collettivo. Anche solo atti come il divertimento, dal bridge sussurrato di Freak Me Now alla graziosa mid-tempo funk Shake The Bottle, in cui Ware pone i riflettori sugli ospiti della serata e le loro liasons dangereux in un’atmosfera volutamente e finemente patinata, diventano sguardi sociali a tutto tondo e consapevoli.
I paragoni con Renaissance possono risultare impietosi; né riesce That! Feels! Good! a toccare i picchi di qualità del lavoro di Queen Bey, la cui produzione immacolata e l’eclettismo di stili attraverso le epoche e le sottoculture non si avvicinano al throwback più filologico al centro del lavoro di Ware. Il lavoro finale è in buona parte una combinazione di stilemi conosciuti, Il senso di già visto non deve tuttavia inquinare un throwback capace, che conosce e utilizza i classici di un genere con notevole affetto.
La disco renaissance è in piena forma – e stavolta nessuno potrà ucciderla.
Jessie Ware
That! Feels Good!
Genere: Pop , Funk , Rhythm and blues
Brani:
- 1) That! Feels Good!
- 2) Free Yourself
- 3) Pearls
- 4) Hello Love
- 5) Begin Again
- 6) Beautiful People
- 7) Freak Me Now
- 8) Shake the Bottle
- 9) Lightning
- 10) These Lips