Gina
Segreto
Segreto: tra Tenco e Nada spunta Gina, splendida come mai…
Un titolo brevissimo “Segreto”, il nome della cantante ancor più breve “Gina”, tre soli protagonisti la stessa Gina Fabiani e la sua voce, Daniele Bazzani alla chitarra, Lorenzo Feliciati al contrabbasso, testi di Gina Fabiani, musiche di Gina Fabiani e Daniele Bazzani, arrangiamenti a cura dei soliti tre. Un piccolo disco tra i tanti che mi capitano tra le mani o meglio nel lettore?
Niente di più sbagliato, “Segreto” è un gran disco e lo dico subito per fugare ogni dubbio a chi mi legge, posso affermare con fermezza che è un gran disco per più di un motivo, primo fra tutti la voce di Gina, magnifica, che mi ricorda quella di un’altra grande cantante cioè Nada per quel suo essere graffiante, calda ed intrigante al punto giusto, ma il riferimento a Nada non è l’unico che mi viene in mente, a tratti ricorda anche Gabriella Ferri forse per la sua romanità forse per il suo mirare dritto al cuore con estrema sincerità.
Un secondo motivo sono i testi, nulla di trascendentale per carità, non ci sono mirabolanti giochi di parole, ricercatezze linguistiche, raffinatezze da gourmet del lessico alla Max Manfredi per dirne uno, però nella loro semplicità e soprattutto genuinità colpiscono da subito, ti entrano sotto pelle ed allora sono guai, non ne guarisci più…
Infine c’è il discorso musicale o meglio strumentale, la scelta minimalista di affidare tutta l’esecuzione dei pezzi, per lo più intrisi di atmosfere jazz e blues, a soli due strumenti, chitarra e contrabbasso (trascurando la voce di Gina che è un vero e proprio strumento difficilmente reperibile altrove), si sarebbe potuta rivelare una scelta folle, con il rischio di sprecare ottimi pezzi con una scialba messa in scena ed invece, grazie alla bravura degli esecutori ed all’accuratezza degli arrangiamenti, ecco uscirne un piccolo capolavoro, un po’ come quel “Compagnia cantante” di Alessio Lega, formazione simile, che grazie agli arrangiamenti accurati di Roberto Bartoli al suo contrabbasso e alla chitarra di Isa, ha ridato vita ad una serie di chicche d’autori quasi dimenticati o quasi sconosciuti.
Ma torniamo al disco di Gina, mettiamolo nel lettore e apriamo orecchie e cuore all’ascolto, l’avventura inizia con “Rapiti” una splendida canzone d’amore in chiave jazz, che contiene almeno due passaggi molto intensi “restammo lì a guardarci negli occhi / cantando mute canzoni / e i minuti sembrarono ore sembrarono ore” e i conclusivi versi “in un solo momento fummo tutte le cose / che avessimo amato mai”, sarebbe bello poter fermare il tempo, quando l’amore è al suo culmine.
“Le mie parole”, lenta, il battito tenuto dal contrabbasso, ci porta ad un’altra canzone d’amore, un amore passato o meglio solo sognato, un amore che non è stato ma che forse per questo è ancora più intenso e lacerante, credo che l’atmosfera qui sia decisamente influenzata dall’ascolto di Tenco, è una canzone toccante che ti si avviluppa intorno al cuore e che se non passi oltre te lo stritola, il testo “e adesso / ubriaca di rimpianti / io canto alla luna / cercando i tuoi occhi adoranti / e sento che anche le mie parole / ormai sono invecchiate / loro non si ricordano di te”, è fatto da elementi tra i più classici che ci possano essere, sono gli stessi citati polemicamente parecchi anni da Bertoli in una sua vecchia canzone “Ho scritto una storia d'amore perché mi portasse fortuna / la solita storia melensa, un lui, una lei e la luna”, ma qui gli ingredienti sono miscelati e dosati alla perfezione ed il risultato è tutt'altro che melenso.
“Segreto”, decisamente con un altro passo, oscillante tra nero blues e sofisticato jazz, contrabbasso sugli scudi e chitarra a giostrarci intorno, è così accattivante da rischiare di fermarsi lì nell’ascolto senza godersi ciò che vien dopo, qui la voce di Gina è più scura e grintosa che mai, è un piacere indescrivibile ascoltarla ed il testo non è da meno, eccone l’inizio “non si vede non si tocca me lo sento nella bocca / e lo mastico tra i denti ridenti serpenti / veleno che resuscita / e mi striscia sotto pelle nella notte addormentata / mentre sogno con affanno m'inganno rincorro / anche l'alba si dimentica”.
La voce di Gina si trasforma ancora nella successiva “Le onde”, canzone molto romanesca nel cantato, che mi ricorda a tratti un altro romano DOC come Piero Brega, ma con una solarità ed un’apertura melodica più accentuata, deliziosa, l’inizio “e sarà l'aria che mi respira / e sarà il mare che mi beve / e sarà la vita che mi vive / e che mi mangia le parole” evidenzia ancora una volta elementi classici come aria, mare, vita e parole, ma è il quadro d’insieme grazie alla forma passiva delle azioni descritte ad essere ben dipinto.
“Parigi” è di una levità incredibile, attenzione ho detto levità non nullità, ha una grazia nel porgere il cantato che lascia stupefatti, un’altra canzone così su Parigi l’avrebbe potuta scrivere forse solo Giorgio Conte, qui non c’è tanto la sua ironia, c’è piuttosto anelito d’amore, ma la signorilità sì, c’è tutta con quel ritornello che vola sulle note “je t'aime / se lo dico così sembra più veloce / sembra che può volare da te / je t'aime / senti com'è lento questo soffio di vento / un alito d'amore amore mio”.
Un amore passionale e travolgente è l’oggetto di “Isola”, altro brano affascinante per quel suo ritmo un po’ blues ed un po’ jazz che non può lasciar indifferenti, la voce di Gina è calda e passionale più che mai, con quel suo vibrato e struggente lamento di un ardente amore “prendimi / e dalla pelle amore rubami / non avrò memoria neanche del mio nome / quando sarai dentro di me / saldi come pietra nel mare / fulgidi come stelle d'estate”, qui mi ricorda un po’ lo straziante Vinicio Capossela di “Ultimo amore”.
Incipit blues condotto da chitarra e contrabbasso, ci porta a “Guardarti ridere” raffinato omaggio jazz a Luigi Tenco, una canzone molto intima che esprime stupendamente il senso di vuoto lasciato da Luigi Tenco con la sua scomparsa, anche in chi come Gina, pur non avendolo conosciuto è come se avesse condiviso il suo mondo interiore “guardarti ridere mi fa sentire / tutto quello che tu sentirai domani / mi fa innamorare di qualcuno che non ho / nemmeno incontrato / e mi sento ridicola e persa qui davanti a te / perchè mi sembra di morire / e rinascere soltanto / per vederti ridere una volta di più”. Toccante!
Con “Libera” si torna ad atmosfere più luminose ed ariose, sia musicalmente che a livello di versi “sento sento / affondo i piedi nella sabbia calda / le mie risate diventano aria / gli uccelli respirano la mia felicità” e allora la voce di Gina può letteralmente volare libera come fanno i gabbiani sopra le scogliere.
“Una piccola canzone d’amore” è, a dispetto del titolo, un ottimo pezzo d’amore che sa toccare le corde dell’anima con quel languore che traspira da ogni nota e da ogni sillaba, un brano in cui logica e la ragione non sanno comprendere le ragioni del cuore “non devo necessariamente averti / infondo le mie parole non saprebbero mai / parlare col tuo cuore”.
Eccoci ad un altro brano molto intenso “Questa strada”, “amore sapessi quanto vento ho nella testa / sapessi quante pietre nelle mani / sapessi quanto sangue nelle vene / mi fa battere il cuore” così canta Gina con la sua voce potente e rabbiosa, graffiata e graffiante, come un animale ferito che grida al mondo intero il suo disperato “cosa sarà di me cosa sarà di me”.
Chiude il disco, introdotto dal contrabbasso, un altro grande brano d’amore dal titolo “Raggiungimi”, prima più trattenuto poi più libero, in cui Gina con un’incredibile estensione vocale ci lascia con questo suo intenso richiamo d’amore “e vieni / voglio baciarti la bocca / che avrà il sapore dei ricordi e della nostalgia / e dalle tue mani prenderò vita / come un pegno d'amore / io rinascerò io rinascerò... “, come restare insensibili ad un tale richiamo... dobbiamo forse farci legare all’albero principale della nave come fece Ulisse con le sirene?
Chi è abituato a leggere le mie recensioni, si sarà forse meravigliato del fatto che abbia più volte fatto riferimento ad altri artisti, cosa che generalmente evito, ma voglio spiegarne il motivo, non vuol essere un sottolineare la mancanza di originalità di questo disco, bensì il suo calarsi nei solchi della tradizione, senza stravolgerne le regole, senza voler strabiliare a tutti costi con incomprensibili innovazioni, il tutto però raggiungendo risultati quelli sì incredibili, qui siamo davanti ad un piccolo capolavoro al quale posso fare solo l’unico appunto negativo di aver corredato il disco di un libretto scarno in cui purtroppo non compaiono neppure le belle liriche di Gina.
Il resto gira e gira alla perfezione, il problema è fermarlo…
Gina
Segreto
Brani:
- 1) Rapiti
- 1) Il ritorno
- 2) Le mie parole
- 3) Segreto
- 4) Le onde
- 5) Parigi
- 6) Isola
- 7) Guardarti ridere
- 8) Libera
- 9) Una piccola canzone d’amore
- 10) Questa strada
- 11) Raggiungimi
Informazioni tratte dal disco
Daniele Bazzani: chitarra
Lorenzo Feliciati: contrabbasso
Testi: Gina Fabiani
Musiche: Gina Fabiani e Daniele Bazzani
Prodotto e arrangiato da: Gina Fabiani, Daniele Bazzani, Lorenzo Feliciati
Registrato e missato da Marco De Angelis al Soundtrack Studio di Roma
Masterizzato da Marcello Spiridioni presso l’Alfa Music Studio di Roma
Foto: Alessandro Marino
Grafica: Stefano Ciuffi