Marina Rei
Pareidolia
A due anni di distanza dall’ultimo ‘La conseguenza naturale dell’errore’ (in cui spiccavano ‘L’errore’, ‘E mi parli di te’ e ‘Qui è dentro’, nominata per il Premio Amnesty International) Marina Rei ritorna con un nuovo disco intitolato ‘Pareidolia’.
Intanto chiariamo subito cosa significa questa parola sconosciuta ai più: essa è l'illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale, in altre parole è la tendenza istintiva e automatica a trovare strutture ordinate e forme familiari in immagini disordinate e l'associazione si manifesta in special modo verso le figure e i volti umani.
Il suo nono disco, composto da 11 canzoni per un totale complessivo di 41 minuti, è prodotto da Giulio Ragno Favero (bassista del gruppo Il Teatro degli Orrori), che musica la maggior parte dei brani; inoltre l'album contiene molte collaborazioni, da Pierpaolo Capovilla ad Andrea Appino, passando per Zona Mc, protagonista della canzone che dà il titolo all'album.
In questo lavoro Marina Rei affronta con disincanto e malinconia molti temi legati sia al sociale sia alla sfera intima, a temi strettamente personali; per ciò che concerne l'arrangiamento musicale invece va detto che è un lavoro solido, indirizzato verso il rock d'autore in una commistione equilibrata tra pezzi lenti ed avvolgenti ed altri più diretti ed incisivi.
Il disco si apre con 'Avessi artigli', canzone che mette subito in chiaro il concetto che la batteria (suonata da Marina stessa ovviamente) e le chitarre (appannaggio di Giulio Ragno Favero) saranno le protagoniste del disco; il brano si apre con piglio deciso e con la batteria incalzante e nello sviluppo mantiene costante una sensazione forte e decisa, supportata anche dalle parole del testo, che tendono ad evidenziare la voglia di tornare sulla scena più agguerrita che mai da parte della cantautrice romana.
Con 'Ho visto una stella cadere' si torna a ritmi più delicati, anche se il riff iniziale e che poi accompagna tutto lo svolgimento del brano, non ci abbandona neanche per un istante; da segnalare anche la presenza degli archi grazie a Rodrigo D'Erasmo, Angelo Maria Santisi e Filippo Andrisani rispettivamente al violino, violoncello e contrabbasso.
'Lasciarsi andare', il primo singolo estratto, parte in quarta con le chitarre elettriche di Giulio Ragno Favero e la batteria della cantautrice romana in evidenza, strumenti che poi ritroviamo esplosivi e tonitruanti nel ritornello; il brano descrive la impossibilità non cosciente nel volersi staccare da qualcuno o qualcosa.
Marina Rei in una intervista lo spiega così: "C’è un po’ il paradosso tra il lasciarsi andare personalmente, la difficoltà a volte nel lasciarsi andare, e al contempo lasciare andare qualcuno. Una sorta di gioco di parole fatto apposta."
Si passa poi a 'Sole' con il duo Ragno Favero-Rei ancora protagonista nel dare un'impronta rock, quasi metal allo sviluppo della canzone, con la batteria puntuale e precisa nel picchiare al punto giusto.
I toni si abbassano notevolmente con la successiva 'Del tempo perso', canzone malinconica e delicata in cui fa la comparsa alla batteria Vincenzo Restuccia, papà di Marina, oltre ai fidi collaboratori della cantautrice romana come Pierpaolo Ranieri (basso), Giorgio Condemi (chitarre elettriche), Matteo Scannicchio (pianoforte) ed Andrea Ruggiero (violino), in pratica il gruppo che poi la supporterà in giro per l'Italia.
Il brano si svolge in una atmosfera lenta con il pianoforte a tessere la trama e gli altri strumenti ad incrociarsi senza mai sovrapporsi in un equilibrio naturale.
'Se solo potessi' vede impegnata Marina anche al pianoforte e si dipana moderata e delicata.
'Pareidolia' è sicuramente l'unica canzone che si distanzia dalle altre per la sua impronta hip hop conferita dalla presenza di Zona Mc alla voce; non convince appieno ma ci sta.
Si va verso la fine con 'Vorrei essere', canzone sognante e frizzante dove Marina sfoga le sue fantasie accompagnata dalle evoluzioni elettroniche del produttore del disco.
'Un semplice bacio' prosegue musicalmente sulla strada tracciata dagli altri pezzi, mentre la successiva 'Fragili' merita un discorso a parte.
'Fragili' è probabilmente la parte più alta del lavoro sia per ciò che concerne il testo, bello e malinconico, sia per la musica che è impreziosita per tutta la durata del brano dal flauto traverso e dal clarinetto di Enrico Gabrielli.
Il disco si chiude con una cover riuscita in pieno come 'Annarella' dei CCCP: qui l'atmosfera creata intorno alla voce di Marina sembra rarefatta ed in tutto ciò spicca la voce dell'artista romana, che dimostra come spesso non serve urlare per cantare ma basta anche una voce flebile e sussurrata per procurare emozioni.
In conclusione un bel lavoro dove Marina Rei dimostra ancora una volta le sue doti sia di cantante che di musicista e soprattutto di autrice di canzoni.
Marina Rei
Pareidolia
Género: Pop
Canciones:
- 1) Avessi artigli
- 2) Ho visto una stella cadere
- 3) Lasciarsi andare
- 4) Sole
- 5) Del tempo perso
- 6) Se solo potessi
- 7) Pareidolia
- 8) Vorrei essere
- 9) Un semplice bacio
- 10) Fragili
- 11) Annarella