Anne-Marie
Unhealthy
“Mi sento meno spaventata dallo sperimentare con questo album. Mi sembra che negli ultimi due ho pensato che fosse il caso di rimanere nella corsia lenta […], Non è che sono cambiata completamente, è che mi sembra che ogni canzone avesse la libertà di essere quello che volevo che fosse”. Con queste parole, in un’intervista al podcast di Jessie Ware, la cantante inglese Anne-Marie ha descritto il suo terzo album Unhealthy.
Queste sono le sue parole, almeno: nella pratica è tutta un’altra storia.
Anne-Marie Rose Nicholson, al secolo solo Anne-Marie, è stata da sempre collocata nella scomoda casella delle cantanti degli anni dieci di cui non si sentiva il bisogno. Similmente a Bebe Rexha e Rita Ora, ma con una differenza: se Bebe Rexha ha trovato una nicchia comoda come allegra vocalist di elettronica (oltre che, purtroppo, protagonista di tristi video musicali realizzati con la AI) e Rita Ora, in sordina, ha pubblicato almeno un album piacevole e simpatico, Anne-Marie non ha fatto un passo avanti dal 2018. Non solo musicalmente – anche se dubito che le mid-tempo minimaliste a schiocchi di dita simil-Lorde mancassero a qualcuno – ma anche artisticamente; e volendo prendere per buono il ritratto di lei che emerge in Unhealthy, nemmeno a livello personale.
Nella sua velleità di uscire dai binari Unhealthy vorrebbe evocare stranezza, spensieratezza, persino malizia giovanile. Lo indicano soprattutto i visualizer che accompagnano le canzoni, tutti ambientati in una stanza da letto kitsch con casette di legno, giocattoli vintage e peluche a volte rotti. Una ragazza complicata che vive in un mondo tutto suo, e attraverso quella lente strana si rapporta al mondo esterno. Quello che l’album evoca, al suo posto, è immaturità – una cantante che, alla veneranda età di trentadue anni, ancora cerca di giocare alla ragazzina appena lasciata che utilizza la propria “stranezza” (vedasi termini velati e poco coerenti per parlare di malattia mentale) per creare un personaggio.
In poche parole, l’idea di stranezza che avrebbe un direttore creativo che per creare idee “strane” che piacciano al pubblico giovanile si fa pagare.
Il tema di fondo di Unhealthy dovrebbe essere una serie di rapporti tossici, raccontati nelle loro sfumature e senza filtri, ma Anne-Marie non sembra avere in chiaro una storia di fondo. A volte interpreta la vittima tradita che risponde a tono come e più del carnefice, a volte si crogiola nei panni della cattiva, senza introspezione e variazione tonale. Tranne alla fine, in cui dal nulla Anne-Marie inizia dal nulla a cantare accorate canzoni d’amore oneste, che conducono l’album in un’altra direzione ancora più incoerente. Ci sono piccoli cambi di genere, dal pop-punk alle midtempo alt-pop datate, ma non si ha l’idea di un’artista eclettica. Solo di una cantante senza una chiara identità che ne cerca una e non la trova.
Per arrivare al punto di nadir assoluto in Crazy, in cui interpreta un’irrequieta donna scornata che se la prende con la nuova ragazza dell’uomo amato. “Andrei a casa sua/le romperei un’unghia e le strapperei i capelli/e spero che ti piaccia che sono pazza, così”. Non si può nemmeno giustificare il tutto con l’immaturità, perché non sarebbe davvero il caso di proporre a un pubblico giovane messaggi del genere.
A peggiorare la situazione è Anne-Marie stessa. Il suo tono di voce, rigido e dal timbro poco memorabile, non riesce a funzionare senza una base efficace a sostenerlo. Non è un caso che le sue tracce più famose siano duetti con produttori e dj, come i Clean Bandit o Marshmello. Anche Crazy avrebbe, in qualche sguardo, funzionato se recitata meglio; Anne-Marie comunica tutto allo stesso modo, e non c’è nemmeno dell’amaro divertimento. Non a caso la traccia a cui tutti gli occhi sono puntati è la title track, Unhealthy, che vanta una succosa collaborazione con Shania Twain. La quale, oltre a dare alla padrona di casa una lezione di canto, risulta ancora più ridicola nella fantasia da Wattpad “la mia famiglia mi dice di lasciarlo ma non capiscono, farmi soffrire è il suo modo di amarmi” che la canzone propone. Meglio non pensare a Man! I Feel Like A Woman.
Il fatto che Anne-Marie sia riuscita ad arrivare al terzo album, quando artisti ben più incisivi rimangono indietro, dispiace e delude. Unhealthy è un lavoro senza fegato e senza un’idea ben chiara, i cui tentativi di comunicare eccentricità sono soltanto pose mal riuscite. Passerà inosservato.
Anne-Marie
Unhealthy
Género: Pop
Canciones:
- 1) Sucks to Be You
- 2) Sad Bitch
- 3) Psycho (with Aitch)
- 4) Haunt You
- 5) Trainwreck
- 6) Grudge
- 7) Obsessed
- 8) Kills Me to Love You
- 9) Unhealthy (featuring Shania Twain)
- 10) Irish Goodbye
- 11) Cuckoo
- 12) You & I (featuring Khalid)
- 13) Never Loved Anyone Before