Ed Sheeran

Dire “questo album di Ed Sheeran è migliore perché non assomiglia agli altri album di Ed Sheeran” sembra un triste cliché. Eppure è questo il linguaggio che permea le discussioni di Autumn Variations, l’ultimo album dell’artista di Don’t e Bad Habits.

Ed Sheeran Insolito

Grandi erano i panni che l’album doveva riempire, come primo album ufficialmente al di fuori del ciclo dei simboli matematici (iniziato nel 2011 con + e concluso proprio quest’anno con -). E altrettanto ambiziosa era la promessa al centro dell’album: una svolta dark, con tematiche di malessere e dei difficili cambiamenti della vita. Niente singoli – tranne American Town, mandato unicamente alla radio italiana – e niente promozione. Persino l’etichetta è più piccola: è la Gingerbread Man, la casa indipendente fondata dallo stesso Sheeran, specializzata in artisti folk dei circoli ristretti di Londra.

Una vera e propria svolta, per Sheeran: e tematicamente la promessa è mantenuta, facendo di Autumn Variations il lavoro più emotivamente peso della sua discografia. Oltre che un ritorno alle origini, al sound acustico e all’intimità. Senza gli assurdi duetti con Eminem e Justin Bieber e i video musicali in cui interpreta un vampiro in giacca e cravatta rosa, Ed Sheeran appare come un giovane uomo come tanti la cui testa è immersa in un brutto posto. Non sa come ci sia arrivato e non sa come uscirne – ma ha una chitarra, e può almeno parlarne.

Lo spazio doloroso della depressione si presenta come una terra di nessuno, statica, in cui l’ennui del quotidiano si accumula come la polvere negli angoli. Si piange poco – Sheeran lo mette chiaro in That’s On Me, dove il dolore più grande non è lo stato in cui si trova ma la paura strisciante che non possa mai uscirne – ma poco ci si muove. Sono i momenti più delicati e sofisticati della lirica di Autumn Variation, e possono colpire davvero nel segno. Sarà difficile non commuoversi ascoltando, anche solo leggendo, When Will I Be Alright o Punchline.

Il vuoto della depressione

Non si può dire purtroppo lo stesso del sound. L’intento di Sheeran di creare un album indipendente, lontano dalle velleità della popstar, è palpabile nella scala ridotta del sound, lontano da sperimentazioni di genere come Castle On The Hill o South Of The Border. L’album risulta sospeso a metà tra la crudezza del testo, che illustra la finezza della scrittura di Sheeran – qualcosa di visibile, e apprezzato, sin dai tempi di + – e un sound ridotto, poco comunicativo.

L’esempio più calzante di questa duplice natura è Amazing, una traccia sulla depressione che conduce il testo in luoghi genuinamente oscuri (“ogni volta che sorrido, posso sentire un’altra lacrima che arriva […] so che dovrei sentirmi splendido/ma oggi non posso sentirmi che così”). Uno sguardo crudo non solo alla realtà della depressione, ma da quanto è difficile liberarsi di essa, anche solo distrarsi, comunicato però in una midtempo fresca, con un sound dal sapore tropicale.

Ci sono anche tracce più tradizionali, love ballads, seppur anch’esse ripulite dalla teatralità radiofonica. L’intimità quotidiana del quasi singolo American Town è molto efficace nel comunicare lo straniamento della situazione sentimentale. La loro presenza tende ad annebbiare il contenuto dell’album, ma si capisce anche perché Sheeran volesse inserire variazioni di tema. Per alleggerire l’album, ed espandere la propria versatilità. Come a dire che un giorno tornerà a farsi vedere, nello stile che conosciamo.

Autumn Variations è un album indie di qualità, ma non trasformativo: nemmeno per Ed Sheeran. Quello che può portare al mondo della musica è uno sguardo nuovo sulla depressione, letta in una chiave riconoscibile e pulita e visibile dinnanzi al mondo intero. A Ed Sheeran si può, adesso, soltanto augurare il meglio: nella musica e nella vita.