Kylie Minogue
Tension
Il sedicesimo album in studio di Kylie Minogue, dal titolo Tension, si colloca in uno spazio incerto. Il suo predecessore, Disco, si era fatto notare dopo un’era infelice – quella di Golden, un esperimento con il country acustico che deve rimanere a imperitura memoria di quello che un disco di Kylie Minogue non dovrebbe essere – riportando a galla, in quei giorni di noia grigia che hanno accompagnato la pandemia di Coronavirus, una passione per elettronica e disco nascosta, ma mai dimenticata.
Gli spazi vuoti di Tension
Scegliere in che direzione condurre la sua carriera sembrava fin troppo ovvio: e in un certo senso Tension si muove dove dove doveva muoversi, presentandosi come un lavoro completamente disco, a metà tra throback retro ed elettronica moderna. Senza mai, purtroppo, trovare davvero un’identità piena, o anche solo un concept da sviluppare in relazione alla sua esecutrice.
Ne consegue che Tension è una collezione di disco spicciolo, da manuale, che non decolla mai del tutto e si pone spesso, a dirla duramente, molto al di sotto del livello di base della sua esecutrice. Fatto che dispiace perché le premesse non erano così negative all’inizio della corsa. Il singolo Padam Padam è diventato una traccia di culto immediatamente, e non ci si sorprende ad ascoltarlo. Padam Padam è, senza mezzi termini, una canzone splendida, un piccolo gioiellino. È sensuale, orecchiabile, e mette in mostra le doti vocali di Minogue, il timbro languido e sottile che ha fatto di lei una delle muse del mondo elettronico in un ritornello pienamente azzeccato. La raffinatezza nei suoi strati sonori manca però nel resto dell’album, che si presenta invece, in tendenza, come scotto e stanco.
Si tocca il fondo con Love Train, una traccia basata su una metafora sciocca – “tutti a bordo del mio treno dell’amore”, specie se comunicato senza alcuna ironia, per una Selena Gomez al debutto – che risulta solo stancante. Un coinvolgimento forzato, che ricorda più l’animazione di un villaggio vacanze che una regina della musica pop, relegato per fortuna all’edizione deluxe. Alla meno peggio ci si trovano tracce come Green Light, che hanno elementi positivi – nel suo caso specifico l’ottimo assolo di sassofono ad opera di Thomas Edinger – ma non riescono a creare, a partire da quegli elementi, delle melodie o dei ritornelli che valga la pena ascoltare. Kylie Minogue funziona alla meglio quando è tesa, succinta, glaciale, e le tracce di Tension – da Hold On To Now a You Still Get Me High, passando per la spenta title track, di cui bisogna tuttavia lodare il potente ritornello elettronico – sono frettolose, ingarbugliate e liricamente vaghe.
Tentativi di disco
Nella seconda metà dell’album, o almeno nelle parti che non comprendono Love Train, Tension si risolleva in parte dal torpore. Non si può eccepire nulla alle scelte dei singoli, perché anche 10 Out Of 10 è una delle scelte migliori. Non a caso se ne occupa Oliver Heldens, uno dei dj più apprezzati del momento, collaboratore tra gli altri di Sophie & The Giants e Nile Rodgers. Sarà impossibile non avere in testa “Body, ten/touch, ten/energy, ten” anche ad ascolto finito. Discreta anche Vegas High, che spicca tra le altre per energia.
Tension è un prodotto competente – ma doveva esserlo, nelle mani di Kylie Minogue. Purtroppo, eccetto l’ottima apertura di Padam Padam, non va mai del tutto fino in fondo nel suo potenziale. È un album fatto di immagini vaghe ed elettronica senza direzione, senza una chiave di volta.
Kylie Minogue
Tension
Género: Disco music , Pop
Canciones:
- 1) Padam Padam
- 2) Hold On to Now
- 3) Things We Do for Love
- 4) Tension
- 5) One More Time
- 6) You Still Get Me High
- 7) Hands
- 8) Green Light
- 9) Vegas High
- 10) 10 Out of 10
- 11) Story
- 12) Love Train
- 13) Just Imagine
- 14) Somebody to Love
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Información tomada del disco
Il sedicesimo album in studio di Kylie Minogue, dal titolo Tension, si colloca in uno spazio incerto. Il suo predecessore, Disco, si era fatto notare dopo un’era infelice – quella di Golden, un esperimento con il country acustico che deve rimanere a imperitura memoria di quello che un disco di Kylie Minogue non dovrebbe essere – riportando a galla, in quei giorni di noia grigia che hanno accompagnato la pandemia di Coronavirus, una passione per elettronica e disco nascosta, ma mai dimenticata.
Gli spazi vuoti di Tension
Scegliere in che direzione condurre la sua carriera sembrava fin troppo ovvio: e in un certo senso Tension si muove dove dove doveva muoversi, presentandosi come un lavoro completamente disco, a metà tra throback retro ed elettronica moderna. Senza mai, purtroppo, trovare davvero un’identità piena, o anche solo un concept da sviluppare in relazione alla sua esecutrice.
Ne consegue che Tension è una collezione di disco spicciolo, da manuale, che non decolla mai del tutto e si pone spesso, a dirla duramente, molto al di sotto del livello di base della sua esecutrice. Fatto che dispiace perché le premesse non erano così negative all’inizio della corsa. Il singolo Padam Padam è diventato una traccia di culto immediatamente, e non ci si sorprende ad ascoltarlo. Padam Padam è, senza mezzi termini, una canzone splendida, un piccolo gioiellino. È sensuale, orecchiabile, e mette in mostra le doti vocali di Minogue, il timbro languido e sottile che ha fatto di lei una delle muse del mondo elettronico in un ritornello pienamente azzeccato. La raffinatezza nei suoi strati sonori manca però nel resto dell’album, che si presenta invece, in tendenza, come scotto e stanco.
Si tocca il fondo con Love Train, una traccia basata su una metafora sciocca – “tutti a bordo del mio treno dell’amore”, specie se comunicato senza alcuna ironia, per una Selena Gomez al debutto – che risulta solo stancante. Un coinvolgimento forzato, che ricorda più l’animazione di un villaggio vacanze che una regina della musica pop, relegato per fortuna all’edizione deluxe. Alla meno peggio ci si trovano tracce come Green Light, che hanno elementi positivi – nel suo caso specifico l’ottimo assolo di sassofono ad opera di Thomas Edinger – ma non riescono a creare, a partire da quegli elementi, delle melodie o dei ritornelli che valga la pena ascoltare. Kylie Minogue funziona alla meglio quando è tesa, succinta, glaciale, e le tracce di Tension – da Hold On To Now a You Still Get Me High, passando per la spenta title track, di cui bisogna tuttavia lodare il potente ritornello elettronico – sono frettolose, ingarbugliate e liricamente vaghe.
Tentativi di disco
Nella seconda metà dell’album, o almeno nelle parti che non comprendono Love Train, Tension si risolleva in parte dal torpore. Non si può eccepire nulla alle scelte dei singoli, perché anche 10 Out Of 10 è una delle scelte migliori. Non a caso se ne occupa Oliver Heldens, uno dei dj più apprezzati del momento, collaboratore tra gli altri di Sophie & The Giants e Nile Rodgers. Sarà impossibile non avere in testa “Body, ten/touch, ten/energy, ten” anche ad ascolto finito. Discreta anche Vegas High, che spicca tra le altre per energia.
Tension è un prodotto competente – ma doveva esserlo, nelle mani di Kylie Minogue. Purtroppo, eccetto l’ottima apertura di Padam Padam, non va mai del tutto fino in fondo nel suo potenziale. È un album fatto di immagini vaghe ed elettronica senza direzione, senza una chiave di volta.