L' Albero del Veleno: Intervista del 03/05/2018

Pubblicato il: 03/05/2018


L'Albero del Veleno è un gruppo progressive strumentale che fa riferimento al genere horror. Abbiamo fatto alcune domande a Claudio

Da cosa avete tratto ispirazione per il nome del vostro gruppo? E' un po' in antitesi con l'esperienza comune, per la quale le piante creano benessere. La vostra invece crea veleno? :-)

Il nome della band nasce da un'antica leggenda che narra di un albero che porta alla morte chiunque si cibi dei suoi frutti e che si addormenti sotto le sue fronde. L'effetto che volevamo ricreare è proprio quello di spiazzare, anche le cose buone possono nascondere un'anima oscura; nella nostra musica c'è un continuo dualismo tra il bene e il male.

Come è nata in voi la passione per la musica strumentale ed in particolare per le tematiche horror?

Bella domanda, alla quale non è facile rispondere. Come è nata non saprei, per quanto mi riguarda ho sempre avuto la passione per l'horror: sin da bambino ero affascinato da tutto ciò che era orrorifico e oscuro, e la musica strumentale l'ho conosciuta proprio grazie ad esso. Come si fa ad amare l'horror e non apprezzare le colonne sonore che lo accompagnano? E' un connubio indissolubile, che mi ha rapito e dal quale non ne sono mai uscito.

Suppongo che, dato il genere che suonate (colonne sonore), sarete appassionati di cinema. Quali sono le pellicole più importanti per voi?

Certamente sì, non a caso l'idea della band è nata proprio per unire queste due splendide arti; la particolarità era quella di creare una sceneggiatura per ogni brano scritto, in modo da essere autori sia della parte musicale che di quella visiva. I film che ci hanno influenzato come band sono sicuramente quelli italiani che vanno dagli anni '60 agli anni '80, grazie a maestri del calibro di Mario Bava, Dario Argento, Lucio Fulci, Joe D'Amato, Massimo Dallamano, Aldo Lado e Ruggero Deodato, tanto per citarne alcuni.
Personalmente, oltre ai succitati registi e all'horror in generale, adoro il cinema a 360°, dagli anni '20 fino ad oggi. In ordine sparso, se dovessi dire quali sono i dieci film a mio avviso perfetti, che mi hanno letteralmente folgorato, sono:

  • "Nessun amore è più grande" di Kobayashi
  • "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" di Petri
  • "Vite vendute" di Clouzot
  • "La doppia vita di Veronica" di Kieslowski
  • "Rififi" di Dassin
  • "C'era una volta il West" di Leone
  • "Mulholland drive" di Lynch
  • "Arancia meccanica" di Kubrick
  • "Heimat 2" di Reitz
  • "Quando volano le cicogne" di Kalatozov
Sono film molto diversi tra loro, che hanno però in comune un'atmosfera lugubre, malsana, malata. Questo è ciò che mi piace sia nel cinema che nella musica.

Da qualche anno lo streaming sta proponendo serie TV che per qualità sono sempre più vicine ai film. Stesso discorso per le colonne sonore. Questo moltiplicarsi di realizzazioni, può offrire maggiori possibilità a chi compone colonne sonore?

In linea teorica sì, in pratica no, affatto. Escludendo le produzioni "mainstream", sempre più spesso i registi preferiscono affidarsi a brani già scritti; ci sono innumerevoli piattaforme che forniscono musica di tutti i tipi a costi irrisori, apposite società che pagano musicisti per creare più brani possibili, in modo da dare ampia scelta ai registi. E' il distributore automatico della musica, metti il gettone e viene erogato il pezzo. Questo permette a tutti di avere una musica per il proprio film abbattendo le spese, senza preoccuparsi che è il lato artistico ad esserne penalizzato gravemente.

Un album solo strumentale è più complesso da presentare dal vivo, rispetto ad uno con brani cantati. E' necessario che il pubblico sia più attento e concentrato. Quali sono le vostre esperienze a riguardo?

Sì, è sicuramente un altro approccio. O meglio, è proprio differente il pubblico: chi vuole musica easy listening, brani "strofa-bridge-ritornello", pezzi da ballare, se ne andrebbe dopo 5 minuti. Nel nostro caso utilizziamo dei video che scorrono sincronizzati a noi che suoniamo, quindi il pubblico è concentrato visivamente su quelli. E' una sorta di mix tra andare al cinema e assistere ad un concerto. C'è stato anche chi se n'è andato perché non riusciva a tollerare le immagini forti, d'altronde non a tutti può risultare piacevole la visione di "Buio omega". Ma va bene così.

L'abitudine dei giovani di ascoltare quasi esclusivamente musica in streaming con il cellulare, può colpire generi meno immediati come il progressive?

Credo che sia così. Non a caso qual è l'età media dell'ascoltatore medio di generi più complessi come il prog? Lasciamo perdere. D'altronde ci sono persone che guardano i film sul cellulare, quindi è davvero tutto morto.

La parte visiva nei vostri live è molto importante, perchè nel vostro progetto ogni brano è accompagnato da un video dedicato.
Da chi sono girati questi video? Come nascono le idee per creare delle immagini a supporto della musica? Tecnicamente con quali strumenti vengono effettuate le riprese?

La nostra idea iniziale di creare un video per ogni brano si è scontrata ben presto con la realtà: i costi. Siamo riusciti a realizzare un unico video, quello di "Un altro giorno di terrore" (https://www.youtube.com/watch?v=cW0WED0RfQY), che ha vinto l'Horror project festival 2013. Abbiamo avuto contatti con molti registi e produttori, ma per tutti la collaborazione era troppo dispendiosa. Ci ritroviamo così ad avere sceneggiature scritte per i nostri brani, senza che potranno mai vedere la luce.

Come è nato "Tale of a dark fate"?

Abbiamo pensato di fare un concept che narrasse la leggenda dell'albero del veleno in chiave mitologica, una sorta di crossover letterario accompagnato visivamente da immagini realizzate dall'artista Steve Indronant. Siamo partiti dalle strutture, per poi ampliare il tutto con orchestrazioni e cori. Ci abbiamo messo diversi anni per terminare il disco, siamo stati maniacalmente su ogni brano.

Come procedete alla creazione di un vostro brano? Avete un approccio specifico alla scrittura?

In realtà no, a volte si parte da un'idea, da un giro di chitarra, da qualche nota di piano. Altre pensiamo ad un'atmosfera o a un effetto da ricreare e ci lavoriamo fino a che non siamo soddisfatti del risultato.

Dall'uscita dell'album avete iniziato a sviluppare nuovi progetti?

Ad essere sinceri per ora siamo fermi, probabilmente andremo avanti solo nel caso in cui venga fuori la possibilità di scrivere una colonna sonora per un film; mancando la parte visiva viene meno ciò per cui siamo nati e questo ci demotiva molto. Ho scritto più di un soggetto per dei mediometraggi, c'è stato l'interesse di alcune case di produzione cinematografica, ma nessuno osa investire e quindi rimane tutto lì, fermo.

Provare a girare video voi stessi o chiamando qualche appassionato con strumentazione più amatoriale? Ti chiedo questo perchè diverse macchine fotografiche reflex e mirrorless hanno una qualità abbastanza buona da poter pensare ad un approccio "dal basso".
Oppure il problema sono gli attori e i luoghi di ripresa?

Purtroppo è l'insieme delle cose, location, attori, trucco e parrucco, tutte cose senza le quali viene fuori un lavoro troppo amatoriale; a quel punto preferiamo non fare niente che ottenere qualcosa di fatto come non dovrebbe essere. Con un soggetto che ho scritto abbiamo avuto contatti con una delle più grosse major in ambito cinematografico, per mesi hanno sviluppato la cosa, poi in fase di studio di fattibilità del progetto, ovvero quando dovevano trovare i fondi, la cosa è svanita nel nulla.

L' Albero del Veleno
L' Albero del Veleno