Il Professor Odd colpisce ancora

Pubblicato il 11/05/2015

Argomento: Musica

Il laboratorio del Professor Odd è una trasmissione radiofonica distribuita su Internet. Abbiamo cercato di scoprirne qualcosa di più tramite il nostro Fabio Casagrande Napolin

Cosa ti ha fatto nascere l'idea del progetto e perché?

Vengo da una lunga esperienza radiofonica iniziata esattamente trent’anni fa, nel 1985. Ho lavorato in radio, saltuariamente, per diversi anni, fino al 2000, quando ho deciso di dare un taglio netto alle mie collaborazioni radiofoniche tradizionali, cioè alle radio via etere, per motivazioni che non ho voglia di rivangare.
Ma la voglia di fare radio m'era rimasta. Così, con l’affermazione di Internet, delle webradio e dei podcast, si è fatta strada l'idea di poter portare la mia esperienza e le mie idee su una piattaforma digitale, qualunque essa fosse. Per anni ho continuato a pensare alla possibilità di gestire un podcast, ma mi mancava una piattaforma adatta per ospitarlo senza dovermi sobbarcare spese di gestione, di diritti d'autore e dovermi preoccupare della messa in onda della trasmissione o della “distribuzione” del podcast.
Le trasmissioni che avevo condotto in radio – non senza problemi e contrasti anche piuttosto duri con più di una emittente – durante la seconda metà degli anni novanta, erano in qualche modo legate alla fanzine Abastor. Nel corso degli anni duemila avevo il desiderio di continuare su quella strada e di legare un podcast alla fanzine, di farne una sua emanazione, una sua versione “audio” in cui poter ascoltare ciò di cui si scriveva. Ma allora una piattaforma che mi permettesse di farlo gratuitamente e senza rischi non c'era. Così l'idea è sempre rimasta a livello di progetto.
Poi, più di un anno fa, ho scoperto Mixcloud, una piattaforma creata nel 2008 che permette di avere un proprio spazio dove caricare trasmissioni radiofoniche senza limiti di spazio, senza doversi preoccupare di gestire le royalties – che Mixcloud si preoccupa di pagare per conto suo rifacendosi poi attraverso l’inserimento di banner pubblicitari – e senza alcun limite creativo o censura di alcun genere. E così è nato Il Laboratorio del Professor Odd.
Rispetto ai progetti iniziali, Il Laboratorio è totalmente svincolato dalla fanzine, dai suoi temi e dal suo stile. Ho voluto infatti realizzare qualcosa di completamente nuovo, uno spazio in cui potermi sentire libero di proporre quello che mi piace ascoltare, senza vincoli di sorta, senza dover necessariamente seguire un genere preciso e rimanere confinato nei temi fino ad allora proposti da Abastor.
Da subito ho visto che il cloudcast piaceva e così ho continuato, venendo in seguito in contatto con la webradio Radio Banda Larga, a cui ho proposto di adottare la mia piccola trasmissione, e loro hanno accettato con entusiasmo, apprezzando molto il mio “prodotto”. Radio Banda Larga mi ha permesso di mantenere l'aperiodicità tipica del progetto (una puntata ogni quindici giorni circa, ma non mantengo quasi mai fede alla scadenza) e la massima libertà creativa di cui già godevo su Mixcloud. È un modo di fare radio totalmente nuovo e diverso, perché non ci sono “capi” ad opprimerti, comitati di redazione a controllarti ed importi la loro linea e la loro volontà, o a condizionare il tuo stile perché ritenuto troppo strano o “poco serio”. Internet offre molta più libertà e possibilità di sperimentare.
Quando ho trasmesso a Radio Gamma 5, negli anni ottanta, ho potuto fare veramente qualsiasi cosa mi venisse in mente. E Radio Banda Larga mi sembra mantenere quello spirito che avevano le “radio libere” di un tempo. Ma, avendo l’emittente sede a Torino, non ho alcuna possibilità di interagire con loro dal vivo.
C’è però anche un’altra ragione che mi ha portato a creare una trasmissione radiofonica: uno scopo terapeutico. Ho infatti una certa difficoltà a parlare, ad esprimermi verbalmente, preferendo comunicare attraverso lo scritto. Anche il “telefono” lo uso pochissimo, quando devo comunicare di solito preferisco mandare messaggi o mail – una volta spedivo lettere di carta – difficilmente chiamo una persona per parlarci assieme. Usare la voce per comunicare idee, per esprimere concetti e per realizzare un progetto, anziché farlo per iscritto, ha per me anche la funzione di abituarmi di più a parlare, di far funzionare le corde vocali!
In definitiva è un gioco. Ma un gioco che prendo sul serio, come tutti i giochi.

Di che cosa tratta Il Laboratorio del Professo Odd? Come definiresti lo stile della trasmissione?

Il Laboratorio del Professor Odd è “un salotto musicale nel quale distendersi e rilassarsi, assaporando lentamente dall’ampio calice offertovi dal Professor Odd ed elegantemente presentato dalla Signorna Gugletti.” Vuole essere quindi uno spazio confortevole ed elegante (ci si dà sempre rigorosamente del “lei”), senza essere snob, nel quale proporre musiche da ascoltare, accompagnandole da una “spiegazione” che ne illustri un minimo di origini e contesto.
Non avevo chiaro in mente che cosa fare esattamente dello spazio una volta iniziato, ma sapevo di voler andare nella direzione del lounge, inteso non come moda, come stile o come genere musicale, ma come ambiente confortevole e rilassante, ma al contempo anche della biblioteca, dove permettere a chi si avvicina a Il Laboratorio di conoscere e scoprire artisti e generi musicali da approfondire.
Per la verità l’idea originale non era di parlare solo di musica e far ascoltare solamente brani, ma quella di realizzare una sorta di audiozine. Proposito che ha preso corpo man mano che il progetto proseguiva, grazie agli ospiti intervenuti in trasmissione, con i quali si è approfondito un tema o con cui si è parlato di un preciso argomento, di un genere musicale, di un libro, di storia, ecc. Ed è quello che continueremo a fare in futuro.
Il Laboratorio del Professor Odd propone infatti puntate a tema, che vengono preparate con cura meticolosa, conducendo delle ricerche, scrivendo i testi, legando assieme più brani musicali attraverso un fil rouge. Oppure presentando ospiti che ci permettano di raccontare una qualche storia, affrontare un genere musicale, un personaggio, approfondire un tema specifico.
I generi musicali coinvolti sono molteplici e apparentemente slegati tra loro, ma il proposito rimane sempre quello di proporre qualcosa che difficilmente si ascolta normalmente alla radio e anche in internet: utilizzo di sovente materiale acquisito direttamente da vinile o da nastri originali, anche raro e che talvolta risulta totalmente irreperibile nei canali che offre la rete.
Sono partito proponendo soprattutto easy listening, musica colta (soprattutto barocca e minimalista), elettronica, industrial, sperimentale e anche popolare e antica. Ma poi sono tranquillamente sconfinato in altri generi, quali ad esempio progressive, new-wave, indie e ambient, arrivando anche a toccare artisti odierni, che producono lavori degni di ascolto contemplativo e meditativo e che continuo a scoprire soprattutto grazie alle ricerche a cui mi conduce Il Laboratorio del Professor Odd, quali ad esempio: The Ukulele Orchestra of Great Britain, The Piano Guys, Zola Jesus, Amiina, Apparat Organ Quartet, Sóley, ecc. Ma non mancano nomi storici come Steve Reich, Meredith Monk, Popol Vuh, ecc. Comunque qualsiasi genere e artista potrebbe apparire nelle scalette della trasmissione, tant’è vero che ho inserito anche brani degli ABBA e degli Inti-Illimani.
Il proposito è quello di scavalcare completamente i confini dei generi e i limiti che comporta esplorare un singolo filone musicale o un singolo spirito creativo, preferendo piuttosto legare assieme più artisti di diversissima estrazione grazie ad un tema comune e a brani musicali aventi un comune sentire.

Nel passato hai ascoltato molto la radio? Ti sono rimaste in mente delle trasmissioni a cui ti senti particolarmente legato?

Ho ascoltato molta radio soprattutto nella prima metà degli anni ottanta. Quand'ero adolescente passavo molto tempo ad ascoltare (radio, dischi, cassette, bobine magnetiche).
Quali emittenti ascoltassi allora, però, me lo ricordo appena. Radio Gamma 5, Radio Krisna Centrale, Radio Cooperativa e altre radio che si potevano captare allora nel Veneto. Radio indipendenti, “radio libere”, come si chiamavano allora. C'era di tutto, molta improvvisazione, molto rapporto diretto tra speaker e ascoltatori, non parlo di trasmissioni di dediche, ma di un vero rapporto interattivo tra conduttori e pubblico.
Allora non c'era internet, non si mandavano e-mail, non si scrivevano commenti acidi su Twitter e la gente prendeva più facilmente il telefono per chiamare in diretta quelle radio che permettevano di farlo, che davano ampio spazio agli ascoltatori. Anche solo perché avevano bisogno di parlare. E veniva fuori di tutto, nel bene e nel male. È stata una stagione molto spontanea e molto fertile. Ho partecipato a trasmissioni dove si mandavano in onda telefonate di gente che faceva finta di avere un orgasmo per telefono. E non era “pornografia”, era commedia, cabaret, improvvisazione. Era bellissimo. Anche se io ho potuto vivere solo l'ultima fase del fenomeno della “radio libere” nato negli anni settanta, fino al 1990 si poteva ancora parlare di radio libera. Poi è arrivata la legge Mammì ed è finito tutto, sono finite la libertà e la spontaneità.
Negli ultimi 25 anni devo dire che non ho ascoltato che molto raramente la radio, non ho più trovato granché di mio gusto. Oggi preferisco i podcast. Ma devo dire che la Rai ha ancora molti programmi radiofonici buoni. Uno per tutti è Wikiradio, progetto che trovo molto intelligente e interessante.

In generale cosa pensi della radio, al giorno d'oggi?

Penso che la radio “vecchio stile”, cioè la radio via etere, sia ormai un formato vecchio. Intendo per le “radio libere”, perché rimane valido per quelle emittenti fornite di ampio budget, speaker professionisti e un consolidato archivio, cioè principalmente per la radio di Stato. Dalla mia ridotta esperienza radiofonica posso dire che il mondo della radio è radicalmente cambiato nel corso degli anni. Le “radio libere” di 30 anni fa e oltre, erano un pretesto per aggregarsi, organizzare qualcosa assieme, per unirsi. Erano uno strumento di socializzazione. Oggi, così come i social network, sono invece uno strumento di divisione. Ognuno bada solamente a coltivare il proprio orticello, senza cercare di costruire qualcosa di collettivo, di comune e di condiviso.
E attenzione che questa non è una critica rivolta agli altri. È semplicemente una constatazione di come siamo cambiati. Perché anch’io sono così. Trent’anni fa facevo radio in modo radicalmente opposto a come la faccio adesso e anche per me contava di più il trovarmi con gli altri speaker, incontrare gli ascoltatori, fare qualcosa di collettivo. Oggi invece produco podcast preregistrati, costruiti con tanto di sceneggiatura e scaletta, che rientrino in un determinato tema, abbiano una durata precisa e rispettino alcuni standard, senza praticamente spazio per l’improvvisazione se non quando ci sono ospiti. Confezionati con cura insomma. Non prevedono condivisione, socializzazione e intromissioni esterne da parte di chi ascolta. Questo è un modo di fare radio “individualista”, freddo e “artificiale”. E questo modo di produrre trasmissioni radiofoniche può anche non piacere, proprio per la sua artificiosità, per la mancanza di spontaneità.

Chi è il Professor Odd?

Il Professor Odd è “un agiato scienziato che vive in ritiro dal mondo nel suo laboratorio conducendo strani esperimenti, miscelando probabile e improbabile, imprescindibile e innominabile, benefico e venefico, al fine di creare così nuove pozioni e nuove miscele che si possono rivelare mortali o vitali, a seconda del dosaggio somministrato.” Questa almeno la presentazione ufficiale!
Il Professor Odd è il mio alter ego: uno studioso che vive di rendita e che dedica tutto il proprio tempo a ricerche di archeologia pop. Il nome, ça va sans dire, deriva dal quasi omonimo personaggio della linea Spy di Big Jim, Professor Obb, una sorta di cattivo sullo stile dei nemici di 007, che ho sempre adorato. Forse è vagamente ispirato al personaggio di Oddjob, il cinese di Missione Goldfinger che uccide con il proprio cilindro-frisbee. Comunque ho cambiato le “b” in “d” trasformandolo in “Odd” (cioè “strano”, “strambo”, “mancino”, “sinistro”), e ne è uscito lo scienziato che conduce la trasmissione radiofonica dal suo laboratorio.
Ovviamente nella particella “odd”, che è un termine che mi piace molto utilizzare per identificare sovente i miei prodotti, si può vedere un collegamento alla “oddzine” Abastor. Ma è l'unico, perché dando vita a questo nuovo cloudcast, poi trasmissione webradio, ho voluto creare qualcosa di nuovo distaccandomi da quanto fatto fino al 2010 con la fanzine e in seguito con il blog Centro Studi Abastoriani – Archivio Abastor.

E la sua collaboratrice?

Dunque, sono partito conducendo Il Laboratorio del Professor Odd da solo, ma sentivo che mancava qualcosa, che la sua formula rischiava di essere troppo seria e troppo monocorde.
All'inizio pensavo di affiancare al professore un assistente di laboratorio, Boris (nome preso dall'omonimo personaggio, “l'autista diabolico”, sempre della linea Spy di Big Jim – una specie di Kato malvagio dotato di un pugnetto guantato e lubrificato che utilizza non si sa bene per quali pratiche perverse), che sarebbe dovuto essere muto, e perciò manifestarsi solamente attraverso rumori di fondo (ad esempio facendo cadere un intero scaffale di provette mandandole in mille pezzi). Ma la cosa non mi convinceva troppo: temevo che così la trasmissione prendesse una piega troppo farsesca.
Poi però è arrivata lei, l’assistente di laboratorio Signorina Gugletti, che mi ha subito affascinato con il suo modo di parlare altero e distaccato. Perfetta controparte del professore, un misogino “cavernicolo” chiuso nel suo laboratorio a confezionare ricerche musicali. La Signorina Gugletti è una giovane donna raffinata, elegante, dotata di una gran classe ed estremamente affascinante, ma, al tempo stesso, una gran rompicoglioni, una di quelle che ha sempre qualcosa da ridire e che vuole avere sempre l’ultima parola su tutto. Insomma, avevo bisogno di una controparte con cui litigare.

Ma… c’è del tenero tra il Professor Odd e la Signorina Gugletti?

Assolutamente no, tra il professore e la sua assistente di laboratorio c’è solo un rapporto professionale. Anche se lei qualche volta fraintende. Non si capisce bene se con piacere o con disgusto.

Come realizzi tecnicamente la trasmissione?

Siccome ho deciso di complicarmi la vita, la trasmissione non viene registrata per intero in presa diretta, ma in una serie di montaggi, dividendo la registrazione della voce dal mixaggio, che effettuo poi in post-produzione. Il tutto in digitale, attraverso il PC.
Ogni puntata parte con l’idea di un tema e quindi la ricerca dei brani che possano comporre la scaletta (che prendo quasi sempre da vinile). Una volta messa assieme una tracklist coerente, di solito per prima cosa registro i brani, svolgo un minimo di ricerca e quindi procedo con la stesura dei testi. Di seguito avviene la registrazione della voce, che effettuo sempre senza alcun sottofondo in un unico take, attraverso microfono, mixer e scheda audio, registrando con un software su PC. Una volta completata la registrazione avviene la normalizzazione, il taglio e il montaggio delle varie sezioni, sempre attraverso PC. Quindi segue la registrazione e il montaggio della voce della Signorina Gugletti e la normalizzazione delle tracce musicali. A questo punto mixo prima le tracce del parlato con il sottofondo musicale ed effettuo il mixaggio dei vari pezzi: sigle, tracce parlate e tracce musicali. Infine confeziono la copertina, dato che ogni trasmissione deve avere una differente copertina con la quale viene presentata nel blog e su Mixcloud.
Per un’ora di trasmissione lavoro non meno di un paio di giorni! Lo so, è una follia, ma è l’unico modo per essere soddisfatto del risultato finale.

Perché non hai un appuntamento fisso settimanale?

Beh, la risposta alla domanda precedente potrebbe essere già una motivazione sufficiente. Ma non è solo questo: il tempo e altri impegni che mi sono preso (lavoro a parte), non mi consentirebbero di curare con la dovuta attenzione ogni puntata. Preferisco pertanto farne poche ma buone. Inoltre, un appuntamento settimanale fisso, mi costringerebbe a dover rispettare delle scadenze, finendo per stancarmi in breve tempo anche di questo impegno.
Cosa che nel tempo libero cerco di evitare. Invece così realizzo veramente una puntata solo quando ne ho voglia, quando mi sento pronto e nello spirito adatto, senza obblighi e senza scadenze.

Quali sono le puntate di cui sei più soddisfatto?

Personalmente trovo piacevoli da ascoltare soprattutto le due puntate Freezing e Melting Ice.
Ma questo perché questi sono i miei ascolti preferiti più recenti e perché trasmettono un clima freddo e meditativo. Un genere di musica che mi fa star bene. Sto cambiando gusti in questi ultimi tempi e mi sto orientando molto verso elettronica, ambient, minimalismo e musica colta.
Una cosa diversa invece sono le trasmissioni di cui sono più soddisfatto, quelle che trovo più interessanti nei contenuti e che sono quelle con gli ospiti. Trovo che siano le più riuscite, quelle che danno maggiori informazioni a chi ascolta. E ho notato che, come risposta da parte degli ascoltatori, sono quelle che ottengono i maggiori “indici di gradimento”.
Non voglio esprimere delle preferenze, perché ogni ospite ha apportato qualcosa di personale e di molto significativo alla trasmissione, chi come materiale “raro” da far ascoltare, chi come divulgazione, chi come “presenza scenica”. Insomma, ogni puntata con un ospite è diversa e ugualmente interessante.
Posso dire solo di non amare molto le prime puntate, troppo grezze, abbozzate e improvvisate nei testi, e anche troppo lunghe. Ho pensato spesso di rifarle, nel nuovo format di 59 minuti per Radio Banda Larga, dato che non sono mai state trasmesse dalla webradio, ma diffuse solamente attraverso Mixcloud. Ma per il momento le idee non mi mancano e faccio già fatica a stare dietro ai temi nuovi che ho in mente.

Tra le ultime puntate, mi è piaciuta la monografia dedicata a Maurizio Arcieri dei Krisma. Un gruppo che per l'influenza che ha avuto, è molto poco conosciuto dalla "massa".

Io sono molto affezionato ai Krisma e la scomparsa di Maurizio mi ha toccato da vicino. Ed è forse l'unico artista musicale “celebre” per il quale ho provato un tale sentimento. Maurizio e i Krisma sono qualcosa di più di un gruppo musicale, in qualche modo li ho sempre sentiti “vicini”, li ho sempre considerati come degli “zii” aggiunti. Maurizio ha sempre sperimentato, senza sedimentarsi in uno specifico genere musicale. Durante la sua carriera ha provato a spaziare tra generi diversi, passando dal beat al prog rock, alla musica sexy, approdando prima al punk infine all'elettronica, ma senza fermarsi neppure qui. Christina poi è una donna incantevole, dotata di una voce seducente, perfetta per quel genere. I Krisma sono stati qualcosa di speciale, qualcosa di totalmente estraneo alla scena new wave italiana, di originalissimo e potentemente sperimentale, che credo non si possa “inquadrare” in alcun “quartiere” musicale.
Inoltre Samora Club è stato letteralmente il primo brano di musica indie, di new-wave post-punk, che abbia mai sentito. E proprio la sua atmosfera fredda e straniante mi colpì all'epoca.
Anche se poi passarono alcuni anni prima che mi rendessi conto che quella era anche la mia strada, i Krisma mi sono rimasti nel cuore come “primo amore” musicale.
Christina ha apprezzato la puntata e ciò mi è più che sufficiente per esserne orgoglioso.

Il Professor Odd è un amante del sottosuolo, della ricerca di materiale poco noto. Da cosa sarà nata questa passione?

Ho voluto fare de Il Laboratorio del Professor Odd un qualcosa di completamente diverso da quanto proposto in precedenza. Non volevo che diventasse una emanazione di Abastor, una propagazione del Centro Studi Abastoriani – Archivio Abastor o comunque una realtà legata in qualche modo a tematiche già affrontate. Il tempo di Abastor è finito. Mantengo aperto l'Archivio perché quelle sono le mie passioni, perché sono irrimediabilmente infantile e nostalgico e adoro collezionare vecchi giocattoli e materiale di oltre trent'anni fa, ma penso anche che quella sia un'esperienza superata.
Sono quindi partito con l’idea di creare uno spazio nuovo, e per questo motivo ho deciso di utilizzare un nome completamente nuovo e uno pseudonimo mai sfruttato in precedenza. Il Laboratorio del Professor Odd vuole quindi essere un contenitore da riempire con musiche e generi musicali che non ho affrontato sulla fanzine: non è una trasmissione “abastoriana” insomma. Anzi, sono partito con l’idea di proporre principalmente musica colta, elettronica sperimentale, easy listening, industrial, ma anche musica popolare o “world music”, come la si chiama oggi, e poi musica sacra, mantra, musica da meditazione. Il pop e il rock, soprattutto, sono generi che intendo lasciare fuori il più possibile. Certo, in alcuni casi ho fatto e farò delle eccezioni, ma contestualizzate in un discorso più ampio, anche perché non voglio pormi dei limiti di genere. L’importante è che alla base di ci sia sempre della ricerca.
Trovo poi che mezzi come questo ci offrano la possibilità di proporre degli spazi di divulgazione: ci sono già le radio commerciali, c'è internet, ci sono le tv musicali, che passano le solite hit che si sentono dalla nascita della musica pop e rock moderna, così come le novità, le canzoni “commerciali”. Nostro compito credo sia quello di far conoscere qualcosa di poco conosciuto. Di riscoprire supporti fonografici dimenticati. A qualsiasi genere musicale essi appartengano. Ma anche di far conoscere la musica “alternativa” e la sperimentazione contemporanee. E farlo in modo sobrio, senza urlare, senza essere fracassoni e invadenti. Con discrezione ed eleganza.

Hai in cantiere altre monografie?

Certamente. Ho idee per molte puntate a venire e anche diverse scalette già pronte. E ho anche già la disponibilità di diversi ospiti. Quel che manca è il tempo materiale per farlo. Come ben sai sto anche pianificando una puntata per celebrare i 40 anni del cult movie The Rocky Horror Picture Show, ma non voglio fermarmi a parlare solo di musica, ho in mente di proporre monografie anche di altro genere, naturalmente sempre condite di un buon supporto musicale.
Per la puntata che stai preparando su The Rocky Horror Show hai dato la possibilità di inviare interventi esterni. Trovo interessante questa opportunità...
Sì, in realtà la condurremo io e un ospite già intervenuto in passato, a cui si aggiungeranno eventuali altri interventi estemporanei. Diciamo che potrebbe diventare una sorta di “compilation” di ospiti. O almeno questo vorrebbe esserlo nelle intenzioni.
Il Laboratorio del Professor Odd non propone una sola formula, ma più di una, perché appunto nasce come contenitore nel quale si possano sviluppare diverse tematiche. La linea di principio è quella di presentare sempre e solo puntate a tema, poi però il tema stesso può essere sviluppato in molti modi: o da solo o con l’aiuto di uno o più ospiti.
Quando realizzo le “ospitate” confeziono l’intera puntata in collaborazione con l’ospite di turno, fin a partire dalla scaletta. Molto spesso è l’ospite stesso, infatti, a portare i brani da proporre, tirandoli fuori dal proprio archivio personale di dischi. Come ad esempio è accaduto e accadrà di nuovo in futuro con il Dr. Virginio Buttavoce o con Erik Ursich, che hanno tirato fuori dal loro archivio fonografico delle autentiche rarità.
La puntata dedicata al cult movie nasce con l’intenzione di essere una puntata speciale. Si proporranno versioni insolite delle canzoni tratte dal musical e si ricostruirà la storia del culto. Ma è ancora tutto in fase di ideazione, per il momento.

Vedremo mai questa trasmissione in video? Magari pubblicata su YouTube?

Ah, no, no. Per carità. Sono affezionato al vecchio formato della radio. Non mi piace mettermi in mostra in video e non sopporto i canali amatoriali di YouTube dove c’è sempre qualcuno che deve mettersi in mostra per commentare un qualche avvenimento o una qualche opera. Eppoi come farei con la Signorina Gugletti? È più che sufficiente la diffusione sulle piattaforme della webradio e di Mixcloud. Niente video per il Professor Odd.

 

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Fotografia di Fabio Casagrande Napolin
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