Alla fine di questa ulteriore tappa milanese del Cento Sottane Tour che ha tenuto banco in questi mesi (e che, come nell'abitudine dell'autrice verrà ancora ripreso in singole occasioni intersecandosi al nuovo e preponderante tour de Il Canto dell'Anguana) cosa è possibile trattenere dell'irrequietezza raffigurativa dei diversi ritratti femminili posti al centro di questo bellissimo spettacolo? Un impeto visionario tirato a lucido, una folgorazione che reca una rivelazione creata a tavolino o un'ispirazione da trovare a tutti i costi foss'anche per autoinduzione compulsiva?
O forse più semplicemente il bisogno di rendere quella personale e inguaribile nostalgia di bellezza sotto forma di carezza come totale condivisione artistica con il proprio pubblico? C'è da scommettere che chi ha potuto gustare con la dovuta attenzione questa antologia di racconti in musica sia stato in grado di cogliere quella carezza come soffio inconfondibile che è proprio di una singolarità artistica viva e feconda.
In questo concerto straordinario - dove un indizio autobiografico emerge tuttalpiù a livello di riverbero di vicende appartenenti ad altri - ciò è stato evidente nel respiro delle storie raccontate - affreschi, quadri o bozzetti narrativi dove nessuna situazione dolorosa, limite o appagamento estetico si esaurisce in sè stesso ma rappresenta il propulsore per non fermarsi mai, per cercare, ricercare, aprire altre porte, quelle che poi hanno condotto a quel Canto dell'Anguana, "summa" di quel particolare ed inesauribile anelito dell'autrice. Porte che hanno condotto alla rappresentazione di un buon numero di brani inediti (alternati a preziose "cover") già proiettati verso il prossimo album in lingua italiana che, in base alle premesse poste finora si preannuncia quantomai vario tra declinazioni folk, fado e sudamerica e ancora rivisitazione di tradizione melò.
Così in un primo vero inedito "Punto di Vista", ironia e scatenàti deliri di Jobim e bossanova si intrecciano in maniera avvincente con una coda irresistibile dell’eccellente Santimone alla melodica, in "Pesciluna" viene tratteggiato un contrasto tra sinuose melodie da sirena e virate vocali spiritate. Un terzo brano nuovo "La Cicala" (scritto insieme ad Alfonso Santimone come annunciato dall'autrice) è un geniale caleidoscopio di stili rielaborato in uno spiazzante melò all'insegna di una vocalità straripante che arieggia Matia Bazar, sordine alla Trio Lescano e pizzicati da ensemble orchestrale.
Le "cover" esibiscono fra le altre una "Drume Negrita" particolarmente disinvolta che vede il bravissimo Giancarlo Bianchetti a tessere magistralmente sull'elettrica in bilico tra Holdsworth e Page, una squillante "Fever" dove sul tappeto swingato di basso di Garattoni la nostra ribadisce il suo amore per la vocalità alla Piaf, rintracciabile anche in "Sonhos" e nel brano d'apertura del concerto.
Poi le pietre miliari della discografia. "Personaggio" si differenzia per una ritmica più tribaleggiante e per la chiosa giocata su un diminuendo di sole percussioni anziché sull'accelerazione di ritmi e colori della versione originale. L'incantevole "Le Rose" è eseguita quasi ricodificata dal lavoro serrato sulle spazzole dell'ottimo Federico Scettri ma fedelmente ortodossa all'originale nel riprodurne la perfezione armonica di colori mediterranei e accenti madrigalisti. Non mancano inoltre altri brani memorabili come la delicata e melanconica melopea di "Mielato" e la suadente bossa “Per Causa d’Amore”. A chiudere la serata la travolgente villanella di "L'Anema se Desfa" qui in una versione ancora più sfrontata e incendiaria di quella offerta due mesi orsono alla Salumeria della Musica. Rispetto a questo concerto, per ragioni di tempo, mancano all’appello altre due perle come “L’Equilibrio e’ Un Miracolo” e “L’Acqua Fioria”.
Il finale è tuttavia un tripudio meritato di applausi nonostante la drastica riduzione di bis per ragioni orarie. Ed è strameritato - oltre al ringraziamento alla splendida protagonista - il saluto finale per ciascuno dei componenti di questa band davvero sfavillante.