Heymoonshaker

Noir

Recensione
Pubblicato il 03/11/2015
Voto: 7.9/10

Per comprendere fino in fondo il valore di questo disco bisogna subito fare chiarezza sul tipo di approccio stilistico del duo britannico: Andrew Balcon voce e chitarra, Dave Crowe al Beatbox umano e all’armonica. In poche parole sulle basi ritmiche di Dave, (riprodotte rigorosamente con la bocca seguendo una tecnica vicina al rapper metropolitano) Andrew distende tutta la sua intimità artistica con una voce calda e particolare accompagnata da una fedele compagna come la chitarra. Insomma un’espressione musicale che nasce per strada e trova nella sua dimensione Live la sua ambientazione naturale. Noir, lo dice il titolo stesso, è un compendio ben mixato di sensibilità diverse, dove l’elemento catalizzatore è la sua vocazione un po’ thriller e un po’cinematografica permeata di oscura magnificenza.

Find Myself a Home è l’introduzione anche metafisica a questo nuovo mondo ritagliato dagli Heymoonshaker: il terreno è quello del country soul-oriented alternato a incursioni più prettamente blues.  Anche la successiva Feel Love, che è uno dei pezzi più affascinanti dell’intero lavoro, parte dalla lezione fatta in casa dal connazionale Rod Stewart fino ad accompagnarci nelle terre dei cantautori americani alla Paul Davis. Il sound ci riporta ad atmosfere per così dire retrò, ma non vetuste, dove la tradizione non è mai ingombrante. Semmai questa si dimostra, ancora una volta, un prezioso ingrediente che esalta una produzione intrisa di una continua ricerca musicale.

Andiamo per ordine: scorrendo la tracking list, e spulciando tra le varie soluzioni tecniche, segnaliamo la traccia numero sei Streets of England con i suoi echi synth-rock di stampo urbano e Stoned, forse il brano più bello dell’intero album. La canzone si presenta con la giusta dose di sensualità e di amabile profondità, tale da essere degna del miglior maestro: il genio di Minneapolis, Prince. Soul rivisto su basi elettroniche, con il suo carattere cosmopolita e la sua ritmica tra il dubstep e il funky, diventa così fonte d’innegabile eleganza.  Lazy Eye ha un intro in versione Drakeniana di grande pathos, ma come nelle migliori tradizioni il minutaggio lavora come acqua nella roccia, scavando profonde e impercettibili gallerie sonore che rimandano sul finire a una nuova estetica psichedelica. Che dire: monta come una sottile nebbia autunnale. Heavy Grip infine, con la sua connotazione decisamente country-blues, diventa un classico del genere con varianti beatbox molto marcate.

Inutile sottolineare come questo connubio viva dell’affiatamento nato e cresciuto in una dimensione del tutto estranea alle logiche di studio, ma frutto di una condivisione anche ideologica della performance quale punto più alto della produzione. Un tipico esempio di logica itinerante moderna, secondo un' atmosfera genuinamente old fashioned. Un disco immenso per la sua duttilità, ma con quel pizzico di malizia e istrionica classe da farlo risultare persino, a modo suo, romantico.

Insomma tanto per capirci in mezzo ai due ragazzotti free style, avrei visto un bel cameo di un veterano come Joe Cocker! Brividi dell’anima …

Take the Reins (2015)
Heymoonshaker - Noir

Heymoonshaker

Noir

Cd, 2015, Dify records/Goodfellas
Genere: Soul , Blues , Beat

Brani:

  • 1) Find Myself a Home
  • 2) Feel Love
  • 3) Take the Reins
  • 4) Best of My Love
  • 5) Amandine
  • 6) Streets of England
  • 7) MF45
  • 8) Stoned
  • 9) Lazy Eye
  • 10) Wheels in Motion
  • 11) Coz 1 Luv U
  • 12) Heavy Grip

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