Editors
In Dream
I ragazzotti di Stafford dopo l'ultimo passo falso del 2013 (The weight of your Love) tornano nel 2015 a fare quello che meglio li riesce fare: un album new-wave carico di arrangiamenti elettronici secondo uno schema consolidato in un recente passato di molte band senza però dimenticare la loro vena dark. Anzi direi che quest'ultimo episodio è forse in senso lato il lavoro più oscuro della band britannica. Affermo ciò non tanto per le sonorità, che navigano sempre a vista tra una sapiente arte melodica e un'accattivante ricerca di semplicità perseguita attraverso il minimalismo, ma per l'immaginario che la band riesce a trasmettere di traccia in traccia sfruttando a pieno regime l'ecletticità vocale del suo leader.
Atmosfere colme di pathos con il giusto mix di drammaticità e decadentismo letterario. Questa è l'essenza di un lavoro che non brilla per originalità, ma sicuramente non tradisce in termini di emozioni pure suscitate. Episodi epici come la stupenda No Harm in apertura o la tenebrosa Salvation, poco più avanti, ci danno la misura della maturità raggiunta dalla band anche in termini di attenzione ai dettagli e in termini di arrangiamenti e sfumature stilistiche.
Inutile negare che la voce di Tom Smith calda, profonda e potente ha l'effetto di un Re Mida. Ogni brano acquista magnificenza e splende di luce propria dal momento che quelle corde vocali conciliano l'ascolto con quelle visioni celestiali (e oscure allo stesso tempo) sfumate dalla personale percezione. Life is a fear è una perla, una sintesi perfetta tra vecchio e nuovo, tra citazione e innovazione. Un capolavoro di semplicità e senso della melodia tra synth-wave in stile Human League e disco anni ottanta, sovrastata dalla splendida voce di Tom Smith. Il dubbio di essere eternamente ossessionati dalle sonorità di casa Cure o Joy Division questa volta è dipanato da un sapiente uso dell'elettronica che riporta addirittura ai maestri Simple Minds come nella conclusiva Marching Orders, ma anche in Our Love dove su un cantato in falsetto si arriva addirittura a citare il synth-pop di Speak and Spell memoria (Depeche Mode). Quella che però può sembrare una fine annunciata sconfina in realtà in un dream-pop più elegante e sognatore, regalandoci così nuovi spazi d'incertezza e dolcezza.
At all cost è sicuramente il pezzo che gli altri sfoglieranno come un libro dei ricordi. Plumbea con una voce versatile, densa e ricca di sfumature diventa un' oscura liturgia che piomba nel baratro di una sofferta e malinconica ballata. Volutamente suggestivo l'intero album riesce con il tempo a ritagliarsi una sua credibiiltà. Non è un album confortevole, ma visionario; non è un album rassicurante ma notturno. Scavando però è possibile che ci riaffiorino parecchie sensazioni ormai sopite. E questo alla fine è il grande merito di questo disco che ci regala una parentesi di incantevole complicità con il nostro io e una romantica cavalcata verso quel nostro passato primordiale.
Editors
In Dream
Genere: Neo-wave , Dark , Electro-pop
Brani:
- 1) No Harm
- 2) Ocean of Night
- 3) Forgiveness
- 4) Salvation
- 5) Life Is a Fear
- 6) The Law
- 7) Our Love
- 8) All the Kings
- 9) At All Costs
- 10) Marching Orders