Danger zone

Victim of time

Recensione
Pubblicato il 03/07/2011
Voto: 9/10

C’era una volta il vero heavy metal. C’era una volta l’Italia che pubblicava perle dimenticate ma di un valore artistico incredibile. C’erano una volta i Danger Zone di Victim of Time. Era il lontano 1980 quando a Bologna nacque una delle realtà più underground e allo stesso tempo valide che il suolo italico avesse mai conosciuto. L’esordio per il giovane combo si ha tre anni più tardi col demo Heart of Stone, capace di far avere loro un contratto con la Subrecord per la pubblicazione di questo gioiello uscito nell’ormai lontano 1984.

Sei canzoni che subito diventarono dei classici per ogni giovane appassionato, in un periodo di indiscussa fertilità del genere. Il quintetto si rifaceva ad un heavy metal classico velocizzato, da qui la definizione di power metal (allora molto vicina alla concezione di speed metal). La title-track ci assale immediatamente con il riffing ruvido delle chitarre e la voce melodica, potente di Massimiliano Merlini. Proseguendo nell’ascolto della canzone, possiamo notare come spesso le linee di chitarra cambino il loro approccio per seguire le linee vocali, diventando così più melodiche e pregne di un solismo veramente notevole pur rimanendo su tempi tirati. Un’introduzione psichedelica presto lascia spazio alle cavalcate di chitarre di un’arrembante Dr. Freak ed anche in questa occasione possiamo sentire chiare influenze del primissimo speed metal, anche per quanto riguarda le sempre presenti melodie che seguono in qualche modo il singer. Il basso pulsante in sottofondo ed una batteria che non guarda alla forma ma alla sostanza servono da solide fondamenta sulle quali costruire un sound grintoso.

Il groove chitarristico di Wolfox ha un bell’impatto ed i cambi di tempo si sprecano per una canzone che punta quasi tutto su tempi medi rocciosi ed a tratti impreziositi da alcuni arpeggi su tonalità distorta o pulita per gettare un pizzico di accessibilità in un brano dall’andamento prevalentemente oscuro ed in qualche modo ancora legato allo stile psichedelico degli anni 70. Alcune aperture più tirate sono da segnalare affinché ci si possa preparare al dinamismo della seguente I’m Waiting For You, esempio perfetto di puro heavy metal melodico come pochi erano in grado di fare allora. Avvicinandoci alla fine del lavoro troviamo Dragon’s Lair, canzone dal veloce andamento e dalle melodie spiccatamente power metal (mi affido alla concezione anni 80 del genere) arricchite da svariati giri di basso che ricordano inevitabilmente gli Iron Maiden, spesso e volentieri. La finale Land of the Ancient Bones non si risparmia in termini di velocità e pesantezza per chiudere il disco con un bel pugno di puro heavy metal dritto in faccia.

Victim of Time sembra essere oggi un titolo premonitore da dare ad un disco uscito anni fa che troppo spesso viene perso di vista quando si vuole parlare di NWOIHM. Oggi oggetto anche di una rivalutazione che porta il prezzo a livelli assurdi, questo lavoro è preziosissimo per coloro i quali vogliono farsi un’idea ancora più completa del panorama di allora in Italia senza affidarsi solamente alle cinque - sei band che ancora oggi vengono ricordate con più ricorrenza.

 

 

Danger zone - Victim of time

Danger zone

Victim of time

MLp, 1984, Subrecord
Durata totale: 21:35

Genere: Power metal

Brani:

  • 1) Victim of Time (03:04)
  • 2) Doctor Freak (03:48)
  • 3) Wolfox (03:35)
  • 4) I'm Waiting For You (03:51)
  • 5) Dragon's Lair (03:21)
  • 6) Land of the Ancient Bones (03:56)

Informazioni tratte dal disco

Line up

Massimiliano Merlini - vocals
Roberto Priori - guitar
Francesco Di Nicola - guitar
Stefano Gregori - bass
Vito Camporeale – drums

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