Algiers
The Underside of Power
Gli Algiers sono una band di Atlanta, Georgia e il loro nome ha a che fare con la lotta anti-coloniale in un contesto ambientale e storico dove è facile combinare tratteggi di violenza, razzismo, resistenza, religione e antagonismo. Già da queste poche righe è chiara la connotazione fortemente ideologizzata di una ricetta musicale che vuole a tutti i costi definirsi come una furia antifascista.
Prima di affrontare gli aspetti tecnici del disco è bene ricordare che, in una società destinata a ripetere i propri errori, anche la musica può diventare un veicolo di coscienza collettiva e un viatico per arrivare laddove non arrivano le semplici parole. Anzi proprio il rock è nato come forza ribelle al sistema, come risorsa interiore per sviluppare l'antidoto al conformismo e all'appiattimento culturale.
Oggi ancor di più fa notizia ritrovare una band che prima ancora che a parole riscopre nell'emozioni della musica il modo di entrare in punta di piedi o con fare dirompente nelle orbite sensoriali di chi ha il piacere e la voglia di ascoltarli fino in fondo per quello che sono. In un mondo dissimulato dove l'informazione è capovolta dal potere per il potere, dalle lobby che si spacciano per libertà, dai trust che si spendono come difensori degli interessi generali, allora anche la musica che mostra la faccia dell'indipendent per infiltrare il mainstream più estremo, diventa spesso un mostro difficile da smascherare. Certe logiche sembrano definitivamente tramontate con gli anni novanta, difficile spiegare ad un giovane di oggi cosa sia davvero la musica indie. Siamo di fronte ad uno pesudo riformismo gattopardesco dove, in nome del dio mercato, il dogma del turbocapitalismo travolge e corrompe ogni ideologia che trovi davanti a sè imponendo, invece, la dittatura del consumismo e della crescita illimitata a costo di una sua manifesta ingiustizia sociale. La globalizzazione ha reso tutto più insipido e meno vero. Vero nel senso di essenziale e minimale. In poche parole ci manca la capacità di avere cose semplici e dirette, perché la verità (scusate il gioco di parole) è che le questioni più complesse sono quelle che hanno una narrazione estremamente semplice.
The Underside of Power è un disco senza peli sulla lingua, che stupisce per essere così immediato e allo stesso tempo contorto da un punto di vista stilistico. Suona come una pioggia sporca che in fondo ha un suo sviluppo minimalista, ma un'epica e un'impostazione ritmica incalzante a tal punto da arrivare a lacerarci il cuore. Il disco si apre come un grido straziato e continua sempre all'insegna del ritmo e di raffinatissime melodie intarsiate dalle influenze più svariate: gospel, northern soul, southern ghotic passando per la psichedelia fino ad approdare al post-punk e al punk-blues. Innegabile l'influenza di band come Joy Division, Depeche Mode o Christian Death nella splendida Death March o di John Spencer Blues Explosion in Animals.
Affascinante, ipnotica e crepuscolare Plague Years la cui lentezza in termini metafisici dilania la poesia dell'ascoltatore. Ancora il minimalismo di stampo quasi Floydiano tra sperimentazione e psichedelia acida ci riporta a una sorta di eterea e soffusa sinfonia in Hymn for an Average Man.
Insomma un album che prende il toro per le corna, con una lucidità d'intenti e una capacità di messa in opera davvero sorprendente. Un lavoro che lascia senza fiato non solo da un punto di vista qualitativo e squisitamente musicale, ma soprattutto per la sua capacità d'interpretare e trasmettere un messaggio di ribellione chiaro e forte senza compromessi come non ci capitava di ascoltare da tempo.
Algiers
The Underside of Power
Genere: punk-blues , Soul , Gotico
Brani:
- 1) Walk Like A Panther
- 2) Cry Of The Martyrs
- 3) The Underside Of Power
- 4) Death March
- 5) A Murmur. A Sign.
- 6) Mme Rieux
- 7) Cleveland
- 8) Animals
- 9) Plague Years
- 10) Hymn For An Average Man
- 11) Bury Me Standing
- 12) The Cycle / The Spiral: Time To Go Down Slowly