Synthesis Roma 510AC: come(a mio avviso) deve suonare un valvolare per essere consigliabile

Pubblicato il 24/07/2019 - Ultimo aggiornamento: 15/07/2019

Argomento: Riproduzione audio hi-fi

Personalmente non è la prima volta che mi avvicino ad un amplificatore Synthesis. La prima fu dedicata al loro amplificatore entry level, con cui non fu amore a primo ascolto; anzi a dir la verità il primo desiderio che mi balenò, fu quello di spegnere il tutto. Tuttavia non mi arrestai, e descrissi sul mio canale You Tube e su Estatica il piccolo ROMA 96DC+, non ne uscì benissimo, ma ebbi l'occasione di parlare dei costi del valvolare. Oggi, su queste pagine, vi scriverò invece di un Synthesis che mi è piaciuto: il ROMA 510AC.

L’IMPIANTO

Sorgente digitale per musica liquida: PC assemblato Windows 10 (Foobar2000).

DAC:TEAC UD-503

Diffusori: Audio Nirvana Classc 15 Ferrite con cabinet 13.6 modificato, Marlene (progetto personale), LMH 0.1 (progetto personale), Ars Aures F1 Monitor.

Cavi: autocostruiti

Ciabatta: Ladysound Multipresa 6.

DESCRIZIONE

Certe idee vanno dichiarate subito, in modo da palesare i pensieri di chi scrive senza infrapporre filtri. Da anni ho elaborato una personale idea circa le amplificazioni valvolari: “Qualora si voglia entrare nel magico mondo delle valvole, si deve essere disposti a spendere almeno quei 3000€”. Più il tempo passa e più questa idea si radica trovando semplicemente una quantità enorme di conferme. D'altronde le valvole buone costano, come pure i trasformatori; è praticamente impossibile creare un integrato a valvole senza che il prezzo salga come minimo alla cifra appena indicata.

Ancora una volta questa idea è stata confermata: il ROMA 510AC costa 3450€ a listino ed incomincia a far parte di quei valvolari entry level ben suonanti.

Credo che davanti a tale affermazione sorga naturale la questione circa a quegli amplificatori valvolari a basso costo che tanti affermano essere ottimamente suonanti. Semplicemente risponderò che dal mio punto d'ascolto non ne ho trovato ancora uno che mantenga le promesse senza sbattere in faccia i propri limiti. Sarò felice prima o poi di autosmentirmi, ma non è questo il giorno.

Ma entriamo nel vivo della descrizione di questo ROMA 510AC.

La linea estetica è quella della linea ROMA e della linea Action: frontale in legno sagomato con in mezzo la manopola del volume. Alla sua destra troviamo il pulsante d'accensione mentre alla sua sinistra troviamo i led che indicano quale ingresso sia selezionato e il ricevitore del controllo remoto.

Sul posteriore abbiamo ovviamente l'ingresso IEC, 5 ingressi RCA, un'uscita pre-out preamplificata, e i morsetti per i diffusori acustici.

Le valvole, tutte Electro Harmonix, sono protette da una griglia in ferro dolce con sagomato frontalmente il logo di Sinthesys. Sotto di loro una lamina di acciaio lucidata a specchio.

Le valvole di preamplificazione sono una 12AX7EH ed una 12BH7AEH per canale. Volendo si può scegliere di usare solo questo stadio, ma non è in alcun modo possibile interrompere il segnale che andrà alle valvole finali, perciò, qualora si desiderasse sfruttare questa modalità, sarà necessario scollegare i diffusori collegati.

La sezione finale si basa su due KT88 per canale configurate in Push Pull.

Scoperchiando l'amplificatore è possibile accedere al circuito ove risaltano tre fattori: in primis si nota la semplicità e l'eleganza del circuito, il che denota una certa cura progettuale; in secundis si vede come il circuito che percorre il segnale è completamente configurato in dual mono, peccato solo che i morsetti non mantengano questa cura progettuale; in terzis si nota come l'alimentatore sia totalmente distaccato dal circuito del segnale audio. Ovviamente si notano anche i compromessi che sono stati adottati allo scopo di mantere bassi i costi, ma oltre ad una certa vicinanza tra la sezione di preamplificazione e la sezione di potenza non c'è veramente nulla di serio da sottolineare.

ASCOLTO

So benissimo che alcune persone quando su altri lidi recensii il ROMA 96DC+ si ersero a difendere Sinthesys a spada tratta. Il fatto è che lo spirito che spinge il recensore a parlare è profondamente diverso da quello dell'opinionista. Quest'ultimo DEVE difendere il valore monetario del prodotto da lui acquistato, si scaglia così a difendere il produttore presente in quel momento nel suo impianto, in modo da evitare che un parere non estremamente positivo vada a ledere il possibile prezzo di rivendita nell'usato. Il recensore, invece, DEVE scrivere ciò che ha udito, e talvolta pure misurato. Insomma ogni prodotto ha lati positivi, ma anche lati negativi, che il buon recensore non dovrebbe tenere poi tanto nascosti. Diciamolo apertamente: dal mio punto di vista il ROMA 96DC+ scendeva a troppi compromessi, pur presentando anche ottimi spunti. Questo ROMA 510AC invece di compromessi ne ha molti meno, e si sente. In pratica il buon recensore, dal mio punto di vista, quando muove delle critiche lo fa verso un prodotto e non verso l'azienda... altrimenti questa recensione non si spiegherebbe in alcun modo, dato che da altri seggi qualcuno aveva già stoltamente previsto una mia recensione negativa.

Tuttavia entriamo nel vivo dell'ascolto.

Il basso è presente, profondo, ed abbastanza articolato, talvolta un po' pieno. I medi sono ben riprodotti e posizionati. Gli alti un poco attenuati, ma sempre ben interpretati.

Il carattere delle KT88 per fortuna è presente: il suono è amalgamato e rotondo, a tratti ricco e colorato in basso ma tutto ciò senza perdere qualla precisione o dettaglio tanto importanti nella Musica.

La scena è il punto più debole: orizzontalmente i diffusori tendono a sparire regalando una scena larga ed abbastanza profonda, ma l'estensione verticale non è estrema. La situazione migliora un poco usandolo come preamplificatore, ma non raggiunge vette verticali d'eccellenza.

La dinamica sovrabbondante a tratti va a rendere imprecisa la microdinamica, ciononostante è certamente un entry level valvolare capace di divertire e rendere piacevoli e dotati di senso gli ascolti.

Citiamo tuttavia qualche album che può rendere più semplice il viaggio del cogliere i punti salienti del ROMA 510AC.

Non è la prima volta che vi parlo dei Dream Evil, questa volta vi parlo del loro penultimo album: In The Night, inciso nel 2010. La band segue il filone Epic Metal, anche se in questo album ci sono dei tocchi di Heavy e di Power. C'è chi non apprezza questo uscire dagli schemi di un sottogenere, personalmente mi chiedo chi abbia ragione: i lamentoni oppure gli artisti che cambiano. Già il Duca Bianco ci diede risposta a questo quesito ed il sottoscritto la pensa come lui. In questo album i Dream Evil a tratti si reinventano, a tratti ritornano su temi soliti reinterpretando il tema, probabilmente queste “finezze poco fini” si riescono ad apprezzare quando si ha anche un buon impianto. Le sonorità cupe affiancate ad una pulizia e chiarezza tipicamente Power sono un buon terreno di prova ed il ROMA 510AC ben interpreta questo accostamento.

So che quello che sto per citare è un album scontato ed usatissimo, ma non vedo perchè non possa usare The Dark Side of the Moon. Siamo onesti i Pink Floyd sono presenti a qualsiasi fiera dell'hi-fi e questo album del 1973 è onnipresente nelle salette; come se oltre a The Wall e The Dark Side of The Moon i Floyd non avessero fatto altro. Per una volta lo uso anch'io e se proprio volete trovare un colpevole, chiedete a mia moglie che ha preso in questa occasione il controllo dell'impianto (in realtà lo fa spesso, ma facciamo finta che sia un momento epico). In pratica voleva controllare che la sua mente non la ingannasse: aveva appena sentito Time tramite un video di due diffusori abbastanza blasonati. Suonava cristallina ed eterea; pulita oltre ogni ricordo. Insomma Time senza un po' di noise e senza la possibilità di udire le corde del basso vibrare libere, non è Time. Per fortuna una volta mezzo su l'album tutto è tornato, anche quelle sonorità che un mio amico distributore definisce “pasticci da sala di registrazione”.

Infine passiamo alla musica Classica: Johannes Brahms, Concerto n.2 per pianoforte e orchestra. Sebbene abbia anche alcuni dischi più focalizzati su alcuni strumenti, preferisco parlare di concerti in cui è coinvolta un'orchestra: credo siano più complessi da capire e da interpretare. Riprodurre le passioni romantiche presenti nelle sue composizioni, non è cosa da tutti gli impianti. Se manca dinamica o microdinamica con la Classica si noterà senz'ombra di dubbio, come apparirà evidente la profondità di campo acustico. Il ROMA 510AC se la cava con eccezionale capacità ed accompagna durante i quattro movimenti dell'opera caratterizzati dalla lotta tra la calma apparente e la focosità delle emozioni. Soltanto alla fine si concede un momento gaio e spensierato, a mo di contrappeso per un'opera tanto ammaliante quanto struggente.

TEST

Mi piace creare per questa occasione un sottotitolo: "Quando i test dicono poco o nulla".

O meglio quando la risposta in frequenza non dice nulla... dato che ho sempre ottenuto una certa linearità a partire dai 100Hz. Tutto il resto: THD, risposta all'impulso, Noise erano invece ottimali, come la potenza massima erogabile pienamente confermata. C'è da dire comunque che i test sono inerenti la sola parte di preamplificazione, ma non mi sarei aspettato un grafico simile soprattutto dopo averlo ascoltato.

CONCLUSIONI

Mi sarebbe piaciuto dedicare al ROMA 510AC qualche giorno in più, ma il fratello maggiore Action V40 Virtus (di cui vi parlerò prossimamente) era lì che mi guardava e suadente mi chiedeva di accenderlo. Ciononostante qualora qualcuno mi chiedesse quale amplificatore valvolare prendere per iniziare il fantastico viaggio tra i tubi a vuoto il Synthesis ROMA 510AC sarà in prima linea.

Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli
Fotografia di Marco Maria Maurilio Bicelli