Introduzione
Dopo una lunga assenza, rieccomi qua a condividere con voi le mie impressioni d’uso su quello che potremmo tranquillamente definire il “coltellino svizzero” fra i tanti (anche troppi) piccoli amplificatori in Classe D di provenienza cinese, disponibili sul mercato a prezzi tutto sommato accessibili.
Cosa ha di speciale questo piccolo amplificatore rispetto alla stragrande maggioranza dei suoi concorrenti? Presto detto: “Ha tutto quello che serve e forse anche qualcosa in più”, ma andiamo con ordine.
Avendo da poco sostituito il vecchio TV LCD FHD da 32” con un nuovissimo Q-Led UHD da 55” mi sono ritrovato a godere di un gran bel comparto video, ma anche di un audio, a mio parere, non soddisfacente se confrontato con quello del vecchio apparecchio.
Quest’ultimo, avendo una certa profondità, disponeva di altoparlanti frontali tradizionali che potevano disporre di un discreto spazio interno a fare da cassa acustica e il risultato era un suono sufficientemente chiaro e potente, sia per il parlato, sia per gli effetti e la musica.
Il nuovo TV ultrapiatto invece, pur disponendo di svariate funzioni di ottimizzazione sonora, presenta una riproduzione della voce rimbombante e quindi poco intellegibile o all’opposto, agendo sulle regolazioni, troppo “magra” e arretrata rispetto al resto, tanto da spingere ad alzare il volume senza ottenere però chissà quale miglioramento, se non quello di stancare alla lunga lo spettatore.
Ho provato pertanto ad acquistare una soundbar di primo prezzo dotata di ingresso digitale ottico e del telecomando, e la resa audio, seppur leggermente migliorata in quanto a intellegibilità, ancora non mi soddisfaceva per corposità e volume. A questo punto mi sono ricordato di avere due piccoli diffusori di recupero che occupavano inutilmente spazio nell’armadio, e ho pensato di riutilizzarli in una più comune soluzione “ampli più diffusori”.
Ho iniziato così a cercare in rete un amplificatore in classe D compatto che avesse i seguenti requisiti per me irrinunciabili:
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Potenza sufficiente a sonorizzare adeguatamente la TV (quindi non meno di una ventina di watt su 8 Ohm per canale reali)
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Altezza inferiore a 75mm (per inserirlo nello spazio tra la base e la parte inferiore dello schermo del TV)
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Ingresso digitale ottico
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Uscita cuffia (molto difficile da trovare)
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Telecomando
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Estetica gradevole (cioè alto fattore WAF)
Durante la ricerca su Internet mi sono imbattuto in una moltitudine di piccoli amplificatori in classe D, ma solo pochissimi soddisfacevano tutti i requisiti di cui sopra, e tra questi i meno cari (< 200 euro) erano il Topping MX3 e il più recente Loxjie A30.
Ho cercato per entrambi sul web recensioni e opinioni, e non trovando alcun confronto diretto tra i due, alla fine ho optato per il Loxjie A30 principalmente per l’estetica minuscola e pulita oltre che per il display IPS (una rarità), nonostante il maggior prezzo di acquisto rispetto al concorrente.
Aspetto e connessioni
L’aspetto è tutto sommato curato e originale, se rapportato allo standard dei piccoli amplificatori economici in classe D, che quasi sempre si presentano con una costruzione talmente semplice e minimale da rasentare l’autocostruzione. Il guscio del Loxjie è invece ricavato da un unico blocco di estruso di alluminio finemente lavorato senza spigoli vivi e senza viti a vista, chiuso al di sotto da uno sportellino sempre di alluminio.
Frontalmente troviamo il chiaro (anche se non grandissimo) display IPS a colori, la presa cuffie nel formato 6,35mm e la manopola multifunzione che comanda accensione, spegnimento, volume e tutte le funzioni dell’apparecchio.
Posteriormente troviamo invece i due connettori RCA per l’unico ingresso analogico disponibile (il connettore R è utilizzabile anche come ingresso digitale coassiale che esclude conseguentemente quello analogico stereo), e l’ingresso digitale ottico.
È presente l’antenna (rimovibile) del Bluetooth e l’uscita RCA mono preamplificata (con filtro passa-basso) per un eventuale subwoofer attivo.
I connettori per i diffusori meritano un discorso a parte: questi pur accettando sia banane, sia cavo spellato, sono di qualità meno che accettabile relativamente al prezzo di acquisto dell’apparecchio. Il produttore sembra aver cercato i connettori per diffusori più piccoli tra quelli disponibili sul mercato, probabilmente per ridurre le dimensioni complessive dell’apparecchio, andando però a discapito della comodità d’uso e della robustezza in generale di componenti così importanti.
Il cuore dell’amplificatore è il chip Infineon MA12070, il DAC integrato è un ES9023 che opera a 24bit e può arrivare fino a 384Khz anche via USB, il Bluetooth 5.0 con APTX è della Qualcomm, e il sistema logico di controllo volume/toni/equalizzazione è demandato al chip NJW1194.
Per altre informazioni rimando al sito del produttore: http://www.loxjie-audio.com/productshow.asp?id=157
Funzionalità e qualità di riproduzione
Le funzionalità di questo apparecchio sono il suo principale punto di forza: non manca veramente niente e si presta agli usi più disparati: dal sonorizzare come nel mio caso la TV, al costituire il cuore di un impiantino audio desktop per pc, e perché no, accompagnandolo a diffusori propriamente hi-fi e di sensibilità adeguata (da 86dB in su), anche per ascolti un po' più seri, ma andiamo con ordine.
Appena sballato, l’ho collegato al TV con il cavo digitale ottico e ai minidiffusori JVC a bassa efficienza (due vie con midwoofer da 4”) da 4 Ohm di impedenza e 30 watt di potenza massima, diffusori di scarso valore economico e sonico, recuperati da un vecchio impianto Hi-Fi compatto ormai dismesso perché non più funzionante.
Essendo questi piccoli diffusori a 4 Ohm mi aspettavo una potenza complessiva maggiore, visto che l’amplificatore dichiara una potenza massima di 80w x 2 su 4 Ohm (presumo di picco, visto che non vengono indicati i Watt RMS), mentre invece, per avere una buona pressione sonora come certi contenuti richiedono, sono stato costretto a ruotare la manopola del volume ben oltre i tre quarti e precisamente a 52 punti su un massimo di 60 disponibili (dato il range 0 – 60).
Nonostante stessi spremendo quasi al massimo il piccolo amplificatore, la sonorità del parlato si è mantenuta naturale, intellegibile e senza evidenti asprezze e questo era proprio quello che stavo cercando. La capacità di controllo esibita dal piccoletto, con gli effetti sonori di alcuni film e con i contenuti musicali, è stata poi parimenti buona, mostrandosi sufficientemente veloce nei transienti ed energico quando necessario. La resa complessiva ha superato a mani basse quella della soundbar da 40 euro da me acquistata e com’è giusto che fosse, anche quella del precedente TV.
Probabilmente, per avere una resa almeno paragonabile a quella ottenibile dalla coppia amplificatore più diffusori, bisognerebbe orientarsi su una soundbar più grande e dotata di subwoofer, andando però a spendere non meno di 200-250 euro. Ma chi, come il sottoscritto, ha una innata repulsione per le soundbar (perché non riesce ad accettare l’audio riprodotto da coni più piccoli di 4” ;-) potrebbe prendere in seria considerazione il Loxjie A30, affiancandogli una coppia di diffusori passivi anche di primo prezzo purché ben suonanti, come per esempio i Lonpoo LP42 e sonorizzare così, efficacemente, qualunque TV.
La spesa complessiva si assesterebbe sui 260 euro, non proprio pochissimi in verità, ma rispetto a una soundbar si guadagnerebbe in flessibilità d’uso (possibilità di usare una cuffia in primis e la possibilità di connettere contemporaneamente più dispositivi) e soprattutto in qualità di riproduzione.
Infatti, un impiantino così allestito, oltre che per sonorizzare la TV, potrebbe essere utilizzato tranquillamente anche per l’ascolto della musica (a patto di non avere pretese audiophile ovviamente), utilizzando magari la connessione Bluetooth con lo smartphone, o una sorgente più tradizionale come un lettore Blu-Ray/DVD/CD, o perfino un giradischi se dotato di stadio phono integrato.
Passiamo ora alle impressioni di ascolto della sola musica.
I diffusori JVC economicissimi utilizzati con la TV non mi permettevano di esprimere un giudizio prettamente musicale sull’apparecchio, poiché quella che sentivo non era ancora riproduzione “Hi-Fi” e così ho scollegato tutto e inserito il Loxjie A30 nell’impianto audio in sala, al posto dell’Audio Analogue Puccini Settanta, a pilotare le piccole ProAC Tablette Reference Eight utilizzando sempre l’ingresso digitale ottico e come sorgente l’accoppiata Chromecast audio più Tidal lossless (mantenendo ovviamente gli stessi cavi di potenza).
E qui sono iniziate le sorprese.
Le Proac Tablette Reference Eight hanno un’impedenza di 8 Ohm e una sensibilità di 86 dB, non si possono quindi annoverare tra i minidiffusori più efficienti in assoluto, ma la resa e la pressione sonora prodotte non sono state minimamente paragonabili a quelle delle economicissime JVC provate prima con il TV.
È stato come passare dal buio assoluto alla luce del sole.
Temevo che con questi piccoli diffusori non gonfiati artificiosamente in basso, potessero emergere carenze nella riproduzione delle frequenze più gravi, o che potesse essere rivelata una timbrica poco musicale del piccolo amplificatore e invece mi sono dovuto ricredere completamente: non solo la maggiore efficienza ha aumentato la pressione sonora, ma finalmente l’audio riprodotto poteva dirsi veramente “Hi-Fi”.
Il suono che emette il Loxjie è proiettato in avanti e risulta aperto, preciso e ben esteso in frequenza senza però risultare affaticante o duro. C’è tanta aria tra gli strumenti che risultano sufficientemente distanziati tra loro, andando così a creare un soundstage ampio che si estende ben al di fuori dei diffusori. Ho trovato una timbrica solo un pelino più asciutta rispetto ai miei gusti e forse anche la scena un po' limitata in profondità, ma stiamo parlando in fondo di piccoli dettagli, tra l’altro suscettibili delle preferenze personali o del posizionamento dei diffusori, perché l’ascolto nel suo complesso è stato così piacevole che si è protratto per diverse ore senza segni di affaticamento.
Facendo suonare le ProAc allo stesso volume con cui ascolto normalmente la musica quando sono in casa da solo (quindi un volume che sovrasta ampiamente il parlato e che già può infastidire il vicinato più sensibile), il livello del volume del Loxjie si assesta su 34 punti su 60, quindi un valore ben più basso rispetto a quello impostato con i diffusori JVC dedicati al TV, a conferma della scarsa efficienza di questi ultimi.
Il DAC interno ha lavorato a 16/44KHz (la normale qualità CD), poiché le tracce audio lossless provenienti da Tidal e utilizzate per le prove non erano in qualità Master.
Non ho rilevato incertezze nella riproduzione delle varie frequenze, sia nei registri più gravi, sia in quelli più alti, e a volumi accettabili non ho riscontrato segni di fiato corto o compressione, neanche nei contenuti più complessi. Anzi, sembra quasi che le trame più complicate vengano semplificate e quindi riprodotte come se fosse la cosa più semplice al mondo. Il rovescio della medaglia è che in alcune tracce che ben conosco ho avuto come la sensazione che il ritmo andasse a rallentare, riducendo conseguentemente vivacità ed emozione alla riproduzione.
Durante un intero pomeriggio di ascolti, mi è capitato quindi di sorprendermi positivamente per aver colto in tracce a me ben note, sfumature che non sapevo neppure esistessero e al contempo, ritrovarmi in alcuni passaggi più ritmati, a non percepire più l’emozione che ricordavo per quelle stesse canzoni. Non ho però voluto tediarmi con prove di stacco e riattacco degli amplificatori per verificare quanto quella sensazione fosse reale o quanto un effetto di psico-acustica; mi premeva soltanto ascoltare alcune delle mie canzoni preferite con il nuovo arrivato, per capire se questo potesse anche essere impiegato per ascolti più seri oppure no e la risposta è sì.
Considerazioni finali
Il Loxjie A30 può essere utilizzato anche come amplificatore prettamente hi-fi e non soltanto per sonorizzare la TV.
Non offrirà una riproduzione da far tremare i mostri sacri del mondo audiofilo, né un suono caldo e compassato da amplificatore valvolare, ma quella che esce dai suoi connettori è certamente una riproduzione hi-fi. Poi possiamo disquisire animatamente su quelli che possono essere i suoi pregi e i suoi difetti, ma nulla toglie che con meno di 200 euro ci si possa portare a casa un amplificatore hi-fi di circa 20+20 Watt RMS effettivi su 8 Ohm, uno streamer Bluetooth 5.0 APTX, un DAC di buona qualità utilizzabile anche con il PC e compatibile con frequenze fino a 384 KHz, una sempre utile uscita cuffia, un telecomando completo, un bel display IPS a colori e un’estetica tutto sommato accattivante racchiusa in un compattissimo guscio di alluminio.
È un apparecchio che può accontentare tutti?
Non proprio, ma sicuramente potrà fare felici quelli che, come il sottoscritto, non dovendo sonorizzare spazi particolarmente vasti, cercano un “piccolo” amplificatore hi-fi ben suonante a un prezzo ancora accessibile, che abbia un’estetica piacevole (non dimentichiamo il fattore WAF) e che disponga di tutte le features irrinunciabili che ho già elencato sopra, prima tra tutte le dimensioni ridotte.
Pro:
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completezza delle connessioni e delle funzioni disponibili: un vero All-in-One
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buona qualità della componentistica impiegata (nella sua fascia di prezzo)
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presenza del telecomando, del display, dell’uscita cuffia e dell’uscita sub
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analitico ma allo stesso tempo piacevole all’ascolto e non affaticante, con un ampio soundstage e tanta aria tra gli strumenti (nella sua fascia di prezzo)
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tutte le funzioni dell’apparecchio sono impostabili sia tramite la manopola multifunzione, sia dal telecomando.
Contro:
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timbrica leggermente asciutta (potrebbe anche non essere un difetto, dipende dai gusti)
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rapporto potenza/prezzo non particolarmente favorevole
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forse troppo “rilassato” con i generi più ritmati
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l’utilizzo dell’ingresso digitale coassiale inibisce l’uso dell’unico ingresso analogico
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i minuscoli morsetti dei diffusori sembrano molto fragili.
Consigliato a:
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Chi vuole sonorizzare un TV carente dal punto di vista sonoro e che per preferenza o spazio non vuole o non può aggiungere una soundbar o allestire un impianto multicanale;
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Chi nella riproduzione audio dell’impianto principale (a costi accessibili a tutti), predilige la qualità sonora alla potenza erogata;
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Chi preferisce gli ascolti near-field sulla scrivania a casa o in ufficio, utilizzando come sorgente il PC;
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Chi intende allestire un secondo impianto in camera o nella cameretta dei ragazzi;
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Chi intende allestire un impianto solo audio economico ma ben suonante con il vincolo degli ingombri necessariamente ridotti e del numero minimo di componenti.