Fiumanò Domenico Violi
9 minuti 9
Sospeso tra utopia e sogno, cercando di continuare a vivere, nonostante tutto.
9 minuti 9, il titolo del nuovo album di Fiumanò Domenico Violi, sono i minuti trascorsi tra l’iniezione fatale di tre fiale nelle vene del condannato a morte e il suo decesso che “cosi’, recitano testimoni e giornalisti accreditati, è stato veloce e indolore tutto in soli nove 9 minuti 9”. Detto così, sembra quasi di entrare in un horror e non si tratta neppure di un film frutto della fantasia di un bravo sceneggiatore, no qui siamo nella vita reale o meglio, nell’anticamera della morte reale, in quei pochi istanti, 9 minuti per l’esattezza, prima che “giustizia” sia fatta, ma “non in mio nome” come recita Alessandro Haber sempre nel brano che dà il titolo all’album.
Facciamo però un passo indietro, dall’ultimo suo album pubblicato, Il Biciclettista (2008), così ben accolto da pubblico e critica, sono passati quasi undici anni, davvero tanto in un mondo, non solo musicale, dove tutto passa, dove il tempo scorre veloce e quasi nulla lascia traccia ed ora, eccolo all’improvviso ricomparire con un album che sorprende, positivamente, sin dalla copertina frutto della geniale creatività di Lorenzo Fantetti capace di riassumere in una illustrazione il contenuto di questo stupendo concept album, in cui un disincantato poeta, sospeso tra utopia e sogno, soffre e piange con quelli che come il condannato a morte di 9 minuti 9, tra le colpe maggiori ha soprattutto quella di aver ricevuto un conto troppo salato per i propri errori, perché “Assassinato o giustiziato è solamente un piccolo dettaglio che serve a far sentire più leggera la coscienza di uno stato”.
Ma si può essere condannati e dimenticati anche in maniera meno cruenta e appariscente, come quei poveri cristi protagonisti del dolente Nu cantu anticu, descritti in un dialetto dalle indubbie radici mediterranee ma che in fondo è una sorta di nuovo esperanto, nel loro viaggio della speranza, nel loro abbandonare la propria terra per non farvi più ritorno, un canto antico appunto, presente da sempre nella storia dell’umanità, fatto di dolore, comune a tutti i condannati a fuggire, a migrare altrove.
Oppure condannati all’oblio come il protagonista di Bruno e la giberna, uno di quei soldati che in millenni di storia dell’umanità hanno perso la propria vita e i propri affetti “Davanti alla tradotta chi sbuffava / Restaru poi mbrazzati tuttu u tempu / Brunu ed Annare sua moglie incinta / Che non avrebbe mai, mai più rivista”, partendo per una guerra non voluta, un giovane che solo la penna di Domenico ha tolto dall’ombra per vedersi restituita dignità di uomo.
Certo, il carcere e il dramma di chi vi è costretto a vivere, la fanno da padroni nel disco, in cui ci sono davvero canzoni stupende come ad esempio la poetica La finestra a vapore, presente anche a fine disco nella versione dialettale I sta finestra mpannata, in cui vi è descritta tutta la sofferenza di chi può guardare il mondo attraverso una finestra, senza poterlo davvero vivere, pensare ai propri amori senza poterli abbracciare. È davvero un’immagine toccante quella dipinta dai versi “Come un uomo tornato bambino / Scrivo il tuo nome sul vetro / La finestra a vapore è un sipario / Sul viale imbiancato da poco”.
La vita in carcere si srotola senza alcun sussulto, senza variazioni, sempre uguale a sé stessa e Ad ogni alba, con la sua toccante poesia il suo incedere lento è poesia allo stato puro fino a quel finale che ci trascina dentro tutti, perché “Per ogni Lazzaro / Che non farà ritorno / Lo stato, tutti noi / Avremo perso un'altra volta ancora”.
In carcere ogni giorno è proprio uguale all’altro, solo le ore d’aria o quelle di visita, interrompono la monotonia di una vita quasi in apnea ed è in questi momenti che possono nascere magari amori inattesi come quello, a ritmo di valzer, tra una direttrice carceraria ed una reclusa “Fu che lei / Nell'ora d'aria / Si fece avanti / Spingendo forte / Sui suoi seni / E sui suoi fianchi” descritto con delicatezza sopraffina in L’ultimo valzer, oppure, aver luogo incontri strazianti come quelli di un padre che, nel ricevere visita da una figlia che non ha visto nascere e non ha potuto crescere, continua a rivivere ogni volta che la vede i propri sensi di colpa per l’impossibilità di tornare indietro “Sopra ogni stella / Una ninna nanna nuova / Come un'altra vita che vorrei / Per restituirti ciò che ti h rubato / Ogni sorriso, ogni attimo perduto / La consapevolezza di ciò che ho lasciato”, Zuccaredda è il titolo di questa dolcissima canzone, un piccolo gioiello.
Si sa che in carcere ci finisce chi deve scontare proprie colpe, ma non sempre la storia è facilmente decifrabile, non sempre i libri di storia ci aiutano a capire fino in fondo. Come ironizzava lo stesso Edoardo Bennato “Quanti libri di storia / tutta la civiltà / c'è un elenco di buoni / i cattivi metà / sono tutti schedati... / ma che bella città...” non è sempre così facile tracciare i confini tra buoni e cattivi, ecco allora che in Briganti, come già fatto anche da un altro Bennato, il fratello Eugenio, Domenico Violi ci invita a rileggere sotto un’altra luce la storia del brigantaggio del nostro meridione.
Così come trovo bello che nel disco non si racconti solo di personaggi famosi ma anche degli ultimi, perché in fondo tutto il concept è proprio uno sguardo pieno di umanità sugli ultimi, su coloro cui la storia non riserverà mai una riga, ma per fortuna ci sono canzoni come Trentottesimu parallelo, storia di stazioni ferroviarie nate e morte lontane nel tempo, piene di amori e di ricordi, ovviamente raccontante ancora una volta nel dialetto di Domenico.
Ho volutamente lasciato per ultimo i brani Con i piedi nudi che mi porto in tasca e Non in mio nome, perché credo che con la title-track costituiscano quasi un trittico, il cuore del disco, brani importanti e per gli ultimi due Fiumanò ha pensato di coinvolgere due grandi personaggi che subito hanno accolto il suo invito ed hanno offerto la loro voce e la loro testimonianza a questa lotta per la vita, contro la pena di morte, si tratta di Moni Ovadia e di Alessandro Haber.
Anzi, a dire il vero, per ultimo lascio la canzone che, invece, apre il disco, si intitola Tra le pieghe del tempo, perché trovo sia di rara bellezza, ci racconta di una donna, Giulia, che con il pensiero ripercorre la sua esistenza, una vita che le ha riservato tante amarezze e che vorrebbe riconciliarsi con chi le ha dato amore incondizionatamente, ma si rende conto che ormai non c’è più tempo per rimediare alle incomprensioni, ai tanti errori, perché la morte non avvisa del proprio arrivo “Perché a certi dolori / Non si arriva mai pronti / Perché certi dolori / Non ci lasciano mai” e questa è una dolorosa situazione vissuta da tanti”.
In definitiva, direi che è quasi riduttivo ritenere 9 minuti 9 solamente un disco. Scritto e suonato da Domenico attraverso il linguaggio del jazz, senza che la musica sovrasti mai i testi, rappresenta un vero e proprio progetto, un manifesto, una testimonianza viva destinata ad essere sviluppata in più direzioni, a creare una rete, a sviluppare collaborazioni, a creare coscienze.
Ascoltatelo con il cuore aperto e sono sicuro che, ascolto dopo ascolto, saprà rivelarvi nuove sfaccettature, ulteriori significati, stimolerà approfondimenti, certamente non vi lascerà mai indifferenti.
Chiudo con una speranza, di non dover aspettare così tanti anni per ascoltare un nuovo progetto di Fiumanò Domenico Violi, perché di artisti come lui c’è davvero un gran bisogno.
Fiumanò Domenico Violi
9 minuti 9
Genre: Jazz
Tracks:
- 1) Tra le pieghe del tempo
- 2) Nu cantu anticu
- 3) Trentottesimu parallelo
- 4) Briganti
- 5) Bruno e la giberna
- 6) Con i piedi nudi che mi porto in tasca
- 7) Non in mio nome
- 8) 9 minuti 9
- 9) L’ultimo valzer
- 10) La finestra a vapore
- 11) Sotto una pioggia leggera
- 12) Zuccaredda
- 13) Ad ogni alba
- 14) I sta finestra mpannata
- 15) 9 minutes 9
Notes
Crediti
Fiumanò Domenico Violi: voce e chitarra
Franco Testa: contrabbasso e basso elettrico
Paolo Birro: pianoforte e tastiere
Elio Rivagli: batteria
Stefano Pisetta: batteria e percussioni
Giorgio Coccilovo: chitarre
Marco Brioschi: tromba
Pietro Tonolo: sax soprano
Fausto Beccalossi: fisarmonica cromatica
Daniela Savoldi: violoncello
Betti Vittori, Sara Picone, Marco Bertoli: cori
Moni Ovadia: voce (7, 8, 15)
Alessandro Haber: voce (8)
Parole e musica Fiumanò Domenico Violi
Produzione esecutiva per Dogimi Edizioni: Fiumanò Domenico Violi
Produzione artistica e arrangiamenti: Franco Testa
Registrato da Carlo Miori presso Only Music Studio, Bruino (TO), eccetto La finestra a vapore registrata da Emilio Rossi presso Phoenix Studio, Castel Mella (BS) e Briganti, registrata da Beppe Cunico presso X-Land Studio, Zugliano (VI)
Mixaggi: Beppe Cunico, Franco Testa e Fiumanò Domenico Violi presso X-Land Studio, Zugliano (VI), assistente di studio Matteo Marchioni
Mastering e transfer per vinile: Maurizio Biancani presso Fonoprint Studios (BO), assistente di studio Claudio Adamo
Illustrazioni, progetto grafico e layout di Lorenzo Fantetti
Fotografie e poesia di Marco Cinque
Foto in studio di Luca Gazzola