Daniele Maggioli
Pro Loco
Pro Loco: the dark side of the Rimini.
L’estate sta per entrare nel vivo, è appena cominciato agosto ed il momento del grande esodo dalle città è ormai alle porte, ecco che l’intera riviera romagnola è prossima a subire l’annuale invasione di turisti in cerca di sfrenato divertimento, un divertimento senza limiti ed ad ogni costo ma questo lavoro d’esordio di Daniele Maggioli, cantautore riminese, totalmente dedicato alla sua Rimini ci presenta un'altra Rimini, un po’ il rovescio della medaglia di quella tutta “di plastica e di luci colorate” per usare un’immagine utilizzata tanti anni fa da Pierangelo Bertoli in una sua canzone e che mi è tornata in mente ascoltando questo bel disco.
Il disco è tra l’altro molto curato e si presenta in formato libro in quanto è corredato un libercolo che oltre a riportare come consuetudine testi e crediti dell’incisione, ha una ricca raccolta di foto in bianconero di Chico De Luigi che ci illustrano un’inconsueta Rimini e contiene anche un racconto breve molto bello e toccante di Daniele dal titolo “Ercolino o il mare d’autunno (favola di un mondo perduto)” che ci narra una Rimini povera, con una popolazione di pescatori in lotta con il mare, ci parla di morte e di miseria, davvero tutto un altro mondo, ma siamo poi sicuri che la Rimini di oggi, la Las Vegas d’Italia, sia proprio come ci appare, senza miseria?
Ascoltiamo allora le parole e la musica di Daniele per farcene un’idea.
Proprio al popolo di ricercatori sfrenati del piacere e dello sballo è dedicata l’ironica e sarcastica “Benvenuti”, ballabile dal testo tagliente “con troppo gesso in fondo al naso / indossano magliette strette con la scritta “Narcotraffico” scritta con le paillettes ti si rivolgono a bestemmie / sputacchiandoti sul muso bianchi pezzi di pasticche / c’han le mutande di Gabbana, i perizomi in cocaina”.
Musica un po’ retrò e languida fa da sfondo ad un’altra canzone “Publifono” che descrive ancora ironicamente l’assurdità della vita di mare dell’estate riminese “le sedicenni ceche con le cosce abbrustolite / fanno l’occhiolino e mangiano i gelati / poi si gettano nell’acqua sporca di preservativi usati”.
Un bel blues, anche questo che invita a muovere i piedi, ci dona la storia di “Nicola la gobba” personaggio curioso e deriso, che si ciba di sogni forse d’altri tempi “Nicola visse le notti cercando tra i piedi il-logico filo, / le ballerine sulle spiagge argentate ridevano del suo profilo / parlava solo dialetto e lo parlava male per via della tosse / intanto il mondo vorticava al suo fianco / stanco stupido e fesso”.
“Estate adriatica” è invece un vorticoso valzer, un po’ come quelli romagnoli che portano i ballerini a far interminabili giri in pista, così come vorticosi, ironici ed inebrianti sono i versi cantati quasi come fossero uno scioglilingua da ripetere fino a non aver più fiato “comiche le pelli nordiche, le carni cosmiche, le malinconiche serate torbide a leccarsi i corpi caldi sugli sdrai che in tre giorni speri di cambiare e dimagrire come una fotomodella seppure a Pordenone o a Bergamo sei bella anche se non sei troppo snella”.
Un indiavolato pezzo jazz swingeggiante “Dasvidania” descrive una delle tante tristi notti di Dasvidania una prostituta dell’est protagonista di una notte d’amore senza amore trascorsa a bordo della Volvo di Jacopo “Dasvidania sgrana gli occhi verdi / e si prepara a farsi schiava di quell’uomo per mezzora / splendida sorride e spegne la sua sigaretta / con la lingua cerca l’ultima goccia di vodka / Jacopo si scioglie, teso, il nodo alla cravatta e / Billie Holliday è elegante ed imperfetta”.
Uno slow splendidamente retrò, avvolgente e sinuoso, ci porta all’atmosfera di “L’estate d’inverno”, dedicata alla riviera adriatica vissuta nel periodo in cui non ci sono i turisti ad invaderla “le mattine di novembre solo in pochi se le godono sul molo: / qualche pescatore, / più è vuoto più è sensato il lungomare / il sale di burrasca sbianca tutte le cabine / a gennaio il mare qualche volta fa paura / alle due di notte ho camminato sulle nevi cadute dove a luglio vi abbronzerete”.
“Re fosco” dedicata a Roberto Bubana e sin dal titolo doppio senso è decisamente doppia e sbilenca, anche qui ben suonata, molto jazzata anche grazie alla presenza di banjo e clarinetto, testo davvero gustoso “il settimo di sette figli ha un nome scontato: / Secondo si è impiccato quando Terzo è impazzito / Sesto ha ucciso Quarto per questioni d’amore / Primalba e Quinta fanno le suore”.
Dedicata invece ai colleghi dell’osteria Harissa è “L’osteria”, che inizia con una fisarmonica che fa tanto chansonne d’oltralpe e continua sospesa tra Francia e valzer di Romagna, il testo è sempre pieno di ironia nel descrivere gli strani personaggi che la abitano, ma anche di una lieve amarezza “se piango bevo un’altra grappa che scende e scioglie questo groppo nel cuore”.
Ancora il banjo ed una chitarra slide per un lievissimo country che scivola in ballabilissimo slow dal titolo “La regina del pane” dal testo dolcissimo e come sempre tra il serio ed il faceto “I tuoi boccoli morbidi come baffi di cane / le tue natiche enormi, gialle e tonde come balle di fieno / Sei la donna del pane la ciabatta del cuore sei la frusta di grano che sulle mie chiappe batte a tamburo”.
Le note calde di un sax tenore introducono “L’ultimo barbera”, è jazz suonato sulle punte le fruste a sfiorare i piatti e testo poetico “E poi d’un tratto la sensazione di star dentro ad un tramonto / me lo confondo col brivido dell’alba / dove ti ho vista alla moviola andare via dentro la luce del mirtillo e della salvia”.
Si accelera un’ultima volta il ritmo per il brano conclusivo “Pro loco” che dà il titolo all’intero lavoro, ma è ancora una volta ambiguamente sospeso tra swing stile manouche e tango per chiudere in valzer, tra una ridda di voci che si sovrappongono ed il testo evidenzia questa doppia personalità di Rimini “peste bubbonica di sabbie lozze Rimini è un covo di cozze / la marmellata azzurra dell’estate sul lungomare le chiappe abbronzate / e poi all’improvviso la noia penetra i muri di questa città / si svuotano gli alberghi senza pietà”.
Daniele Maggioli quindi sceglie per il suo disco d’esordio un disco tematico e sceglie di parlare di ciò che conosce meglio, quello Rimini in cui vive e che spesso siamo abituati a pensare terra allegra e spensierata, ne esce invece una Rimini diversa scevra da ogni retorica in un progetto disco+libro davvero riuscito.
Daniele Maggioli
Pro Loco
Genre: Cantautorale
Tracks:
- 1) Benvenuti
- 2) Publifono
- 3) Nicola la gobba
- 4) Estate adriatica
- 5) Dasvidania
- 6) L’estate d’inverno
- 7) Re Fosco
- 8) L’osteria
- 9) La regina del pane
- 10) L’ultimo barbera
- 11) Pro loco
Renseignements pris à partir du disque
Daniele Maggioli (voce,chitarra)
Claudio Olivieri (chitarra, banjo in 7, 9, chitarra slide in 9, chitarra preparata in 11)
Francesco Pesaresi (contrabbasso)
Simone Migani (Fender Rodhes in 1, 2, 3, 4, organo in 2, clap in 2, pianoforte in 5, 6, 10, 11, Wurlitzer in 7)
Mario Ponce Enrile (batteria in 1, 4, 6, 7, 10, cori in 9)
Sara Jane Ghiotti (voce in 1)
Paolo Angelini (batteria in 2, 3, 5, 7, 9, 11)
Daniele Marzi (clap in 2)
Gabriele Antonelli (fiasarmonica in 4, 8, 11)
Christian Perazzini (clarinetto in 7)
Alessandro Perazzini (tromba in 7)
Michele Roselli (mandolino in 8)
Maxime Jean-Louis (sax tenore in 10)
Giuseppe Rigihini, Alessandro Squadrani, Enrica Poli, Davide Aedo Lotti, Riccardo Pinguino Bracciale (cori e voci in 11)
Tutti i brani sono di Daniele Maggioli
Arrangiamenti di Claudio Olivieri e Daniele Maggioli
Registrato e missato da Daniele Marzi presso Studio L1 di Riccione Agosto 2007 – Gennaio 2008-08-02
Masterizzato da Riccardo Ricci presso lo Studio Melaesse di Pescara Febbraio 2008