Starlight Extinction

Gli Starlight Extinction si formano nel 2004 sotto altro nome in quel di Treviso ma solo nel dicembre 2009 debuttano con il loro primo album, Twilight of Darkness. Il sound dei nostri mischia sapientemente il death metal melodico ad alcuni stili del tutto personali. Ciò che ne viene fuori è un metal molto potente, vario e dinamico. La produzione è abbastanza scarna ma non eccessivamente poiché i volumi sono alti e il sound graffiante delle chitarre è piacevole poiché riporta alla mente il primissimo filone del genere nato in Svezia con band quali Unanimated, In Flames, Sacrilege etc. Quindi aspettatevi anche qualche infiltrazione black metal grazie al riffing in tremolo e ad un vocalist molto estremo nel suo timbro acido che sovente mi ha fatto tornare in mente i Divine Souls.

Se Don’t Let me Sleep si proponeva come una traccia maggiormente in-your-face, Echoes in My Head annovera una buona varietà di stacchi arpeggiati e momenti rallentati maggiormente estremi. Voci sussurrate, assoli epici e linee soliste struggenti fanno sì che questa canzone si possa ricordare, come anche la precedente per varietà, però su base veloce. Evidenti le influenze death/thrash di My Desire anche se il groove del riffing spesso fa trasparire un leggero tocco melodico in alcuni punti. Il ritornello è molto inquietante, pregno di stop and go con la voce di Stefano in primo piano che sovente si lancia in alcune frasi su tonalità pulita. Più classico l’approccio di Back Off! con le solite linee soliste a gettare un tocco triste ad un sound veloce per poi cadere in arpeggi con la voce su tonalità pulita ancora una volta.

Rejoining mostra tempi più rallentati con una buona preponderanza di groove grazie a stop and go di chitarra continui ed influenze un tantino più moderne ma non collegate alla corrente di Goteborg per quando riguarda il melodeath. Lost si pone in modo molto più impulsivo grazie a molte ripartenze in up tempo anche se la melodia c’è sempre ed il groove delle chitarre entra sporadicamente a donare la giusta profondità. Il riffing serrato e le sfuriate di High Voltage spesso sfociano in rallentamenti doomeggianti con tanto di arpeggi oscuri quando I Need You punta maggiormente sull’impatto groove, risultando essere forse troppo lunga e monocorde. Termina il disco la più melodia e dinamica title-track, la quale si fa notare positivamente anche per alcuni fraseggi di chitarra veramente azzeccati.

Tutto sommato ci troviamo al cospetto di un discreto debutto da parte di questa giovane band che mischia sapientemente molte influenze anche se alcuni episodi dovrebbero essere rivisti per non essere eccessivamente lunghi e di conseguenza noiosi. Ad ogni modo, fa piacere sentire qualcuno che punta ancora a qualcosa di originale nel genere.