Mirco Menna & Banda di Avola
e l’italiano ride
E l’italiano ride: una sarcastica fotografia dell’Italia di oggi.
BACCO AMA LA MANDORLA… DONNE, VINI
Qualcuno si chiederà subito cosa c’entrino Bacco, mandorla, donne e vini con questo nuovo disco del cantautore bolognese Mirco Menna realizzato in compagnia della Banda di Avola.
Beh per capir bene questa operazione di rivisitazione o forse meglio di riscrittura di alcuni brani di Menna già presenti nei suoi precedenti lavori (Nebbia di idee e Ecco) è secondo me utile leggere l’introduzione scritta da Menna stesso che spiega com’è nata questa collaborazione tra lui e questa giovane banda composta di cinquanta bravi musicisti, tutto l’andirivieni che c’è stato tra loro fino a quando “Il cantante fu colto dalla premonizione del mal d’Avola. Un giorno sarà finito, pensò, prove, disco, tutto. Addio monti Iblei, addio granita e broscia a colazione, a volte due. Addio alle nottate sul mare, ai venditori ambulanti di primo mattino, alle mattine sul pianoforte stonato che Janu Nanè non è mai venuto ad accordare. Addio all’orizzonte coi piedi nell’acqua, alle mani nell’aria del maestro Bell’Arte eleganti e farfalline, alla mandorla pizzuta, ai giardini di limoni e ai pranzi di zia Lucietta. Addio Tromboni e Trombe, Corni Tube e Clarinetti, Sassofoni e Tutti flauti, ognuno caro con la sua faccia e il suo nome, molti Sebastiani e Salvatori, le ragazze meno omonime e più difficili da confondere. Addio al flicorno baritono detto anche bombardino o più dolcemente eufonio di Peppe Consiglio, coi suoi sms “buongiorno” al pomeriggio, “buonanotte” a mattina inoltrata. A Salvuccio Tiralongo che in una notte epicurea citò un’antica iscrizione avolese, BACCO AMA LA MANDORLA… DONNE, VINI, scoprendo che svelava, mescolandone libertariamente il contenuto “La Banda Avola con Mircomenna”, non una lettera di più, non una di meno”.
Chiedo scusa a chi legge se l’ho riportata per esteso ma, secondo me, rivela più di intere pagine di analisi del disco ciò che sta dietro a questa operazione che non ha alcuna motivazione di carattere commerciale, ma è basata su una vera infatuazione di Menna per questo mondo musicale e non solo apparentemente così distante dal suo stile sia musicale sia di vita. Ma si intuisce chiaramente come questo legame tra Menna e Banda di Avola, nata dopo un incontro tra il produttore e direttore artistico Fabio Barovero e Menna, organizzato da Sebastiano Bell’Arte, direttore della Banda di Avola, sia diventato ben presto solido, basato su una forte amicizia, su una sincera complicità, su cibo, vino, donne, tutto l’occorrente per fare di un’avventura un’esperienza indimenticabile e questo disco ve l’assicuro rispecchia a pieno questo clima d’amicizia, questo carico vivo di preziosa umanità. Nulla è studiato a tavolino, ma tutto è nato da una paritetica dialettica tra il cantante e la Banda di Avola composta di cinquanta giovani davvero in gamba.
Si diceva del discorso di rivisitazione o meglio di vera e propria riscrittura dei brani di Menna, per lo più già editi, in effetti non si è trattato di riproporli tali e quali suonati per l’occasione da un più vasto organico, c’è stato invece tutto un fitto dialogo tra Menna e Bell’Arte che ha portato ad un risultato sorprendente perché se in alcuni passaggi l’insieme suona con il fragore e l’energia tipici di una fanfara, a tratti invece par di trovarci davanti all’elasticità e alla raffinatezza di un’orchestra sinfonica, capace di modularsi tra impeti e cadute, drammaticità ed ironia.
Se la Banda ha svolto a pieno il proprio dovere, altrettanto si può dire di Mirco Menna che dimostra di credere fino in fondo al comune progetto, dimostrandosi ottimo interprete di se stesso, ma le canzoni?
Le canzoni come dicevo sono per lo più tratte dai due precedenti lavori, non mancano però alcuni inediti come la beffarda e farsesca “Evviva”, canto simil-patriottico scritto da Mirco Menna e musicata da Sebastiano Bell’Arte, che con quel beffardo ritornello “Viva l’Italia e viva la fregna, chi ce la impara e chi ce la insegna” sembra accomunare in piena par-condicio dotti e ignoranti, ricchi e poveri, ma altrettanto gustose sono altre irriverenti immagini del triste campionario italiano “E viva viva il capo minchiuto e viva il culo liposoluto / viva Sanremo e viva San Pio e i santuari del ben di Dio”.
Altro inedito è “Vieni a trovarmi” canzone d’amore dalla cadenza compassata e solenne, ogni intervento pare pesato al bilancino, così come i bei versi “Vieni e baciami e toccami e schiudi le labbra / il tuo respiro su di me l’idea di te chi mi vuole / sei tu questo dolore che mi riga il viso / ed il chiarore che mi disegna e mi lega al buio”, c’è un senso di vuoto incolmabile, un vivido desiderio d’amore che forse non avrà risposta, forse…
Sempre inedita è la successiva “Che mi facisti fari” dove questa splendida metafora del vivere “non c’è ragione non si trova il torto / più mi struggo e più mi sento strutto / penso al rapporto tra la gallina e il porco / che c’è nell’uovo con il prosciutto” è introdotta dai locali suoni del marranzano, del fiscaletto e del tamburo a cornice, il brano appartiene al carattere più popolare del progetto, uno di quelli in cui la Banda d’Avola riprende a pieno titolo il suo carattere popolare ed energico con tanto di colpo di piatti a chiudere il tutto.
Molto felliniano e circense è l’ultimo brano scritto appositamente per questo disco intitolato “Da qui a domani”, che parla del Mercato inteso come centro commerciale che appare d’improvviso in un indefinito paese, un Mercato capace di abitare dentro di ognuno anziché essere abitato, capace di servirsi di noi anziché servirci, ecco, infatti, Menna cantare “C’è un esercito di imbonitori arroccato nella mente altrui / usa i denti come i roditori e guarda un po’ quei denti siamo noi / gente comune che fa i fatti suoi / e ci mettiamo ad arginare il fiume non conoscendone il percorso e il nome / non conoscendo che dei nostri posti la moglie e i buoi”.
Ho fino ad ora scritto solo delle canzoni nuove, ma non posso certo ignorare gli altri brani tra cui trovo particolarmente efficaci nella loro nuova veste, la sinfonica ed epica “Ecco” bellissima canzone scritta dopo i tragici fatti del G8 di Genova ma che può essere accomunata a tanti altri soprusi subiti da gente innocente vittima del potere, l’energica e passionale “Audaci rotte” che tra tango ed improvvisi cambi di ritmo affronta con ironia un classico triangolo amoroso, l’attualissima “Manna dal cielo” che dipinge un mondo ormai saturo di veri bisogni ed attento solo al PIL, la balcanica ed inebriante “Quanto ci vuole”, canzone che parla di un uomo lasciato a morire di freddo sotto i portici durante il traffico natalizio, una volta ripulito tutto lascerà libero il suo spazio senza aver neppure un nome.
Mirco Menna ha davvero saputo realizzare con la Banda di Avola un disco che sprigiona ad ogni passaggio il piacere comune di suonare insieme, credendo in pieno a questo comune percorso, è proprio come se si sentisse respirare all’unisono tutto l’imponente organico ed il risultato raggiunto dimostra come anche distanze geografiche e musicali siano azzerabili se solo ci si crede, certo bisogna essere convinti delle proprie idee e portarle avanti con ferma coerenza, quella che non manca certo a Mirco Menna.
Mirco Menna & Banda di Avola
e l’italiano ride
Genere: Canzone d'autore
Brani:
- 1) Beghine
- 2) Evviva
- 3) Ecco
- 4) La sfinge
- 5) Girolimoni
- 6) Audaci rotte
- 7) Vieni a trovarmi
- 8) Chi mi facisti fari
- 9) Manna dal cielo
- 10) Da qui a domani
- 11) Quanto ci vuole
Informazioni tratte dal disco
Mirco Menna: voce
Sebastiano Bell’Arte: direzione e arrangiamenti
La Banda di Avola
Sebastiano Nanè: friscalettu (8)
Lucia Leotta: clarinetto basso (8)
Francesco Rametta: marranzano (8)
Filippo Alessi: tamburo a cornice (8)
Fabio Tiralongo: sax tenore solo (3)
Paola Lombardo: cori (2)
Testi e musica: Mirco Menna / Paolo di Nanni (1, 3, 4, 6, 9, 10) Mirco Menna / Sebastiano Bell’Arte (2), Mirco Menna / Paolo Nanni / Girolamo Turone (5) Mirco Menna / Fabio Barovero (7) Mirco Menna (8, 11)
Registrato e missato nel settembre 2009 da Fabio Barovero al Teatro Vittorio Emanuele II di Noto e al Verosounds Studio di Rivoli (To)
Mastering: Giovanni Versari alla Maestà di Tredozio (FC)
Art director: Fabio Barovero
Prodotto da Fabio Barovero