Elisa Russo è giornalista, scrittrice e nel 2014 ha pubblicato il libro "Uomini" che racconta la storia del gruppo "Ritmo Tribale"
Ciao Elisa, attualmente con quali realtà collabori?
«Mi occupo di musica e spettacoli per il quotidiano Il Piccolo di Trieste dal 2004. Inoltre mi occupo dell’ufficio stampa per alcuni artisti. Altre collaborazioni sono più saltuarie».
Com'è la situazione per questo tipo di lavoro, in un periodo di crisi come quello attuale?
«Sempre meno soldi, sempre meno opportunità e bla bla bla… Ma forse lagnarsi non ha molto senso. Sarà impopolare ma a volte mi chiedo quanto siamo vittime della crisi e quanto invece ne siamo causa? E poi tempi duri, ok… Ma guardiamo alla storia dell’umanità, fatta di guerre, stermini, genocidi… L’altro giorno ero in un museo della mia città. Ho letto un opuscolo che raccontava il 1511 a Trieste: ci fu la peste, carestie, tempeste, invasione di cavallette, terremoto e maremoto. Su 7000 abitanti ne morirono 6000. E allora mi dico: con quello che ha passato l’umanità nella sua storia, ha senso parlare di crisi attuale mentre abbiamo in mano un iPhone e sorseggiamo un aperitivo? Sto estremizzando, per dire soprattutto: rimbocchiamoci le maniche perché possiamo essere più forti e reattivi di quanto pensiamo, la storia lo dimostra!».
Quali erano le tue riviste preferite di musica, una volta ed ora?
«Ho adorato Rumore, che ho acquistato dal primo numero. Poi mi piaceva molto una rivista che si chiamava Blast! Per un periodo mi è piaciuto molto anche il Mucchio. O Rockerilla. Oggi la rivista fatta con più cura mi sembra Blow Up».
Dopo il passaggio della musica dai supporti fisici a quelli informatici, stiamo assistendo ad un profondo cambiamento anche per quanto riguarda i supporti di lettura e l'editoria.
Le edicole sono in crisi, molte persone ormai non comprano più riviste.
Esistono moltissimi siti web di musica, ma pochi (nessuno?) professionale, che possa pagare i propri collaboratori come avviene per la carta stampata. Come vedi la situazione dal tuo punto di vista?
«Io continuo a comprare libri e riviste: amo troppo la carta stampata. Ci sono portali come Rockit e Rockol (i primi che mi vengono in mente) su cui scrivono professionisti che io sappia retribuiti… Come in altri settori, forse sono i collaboratori stessi che si stanno svendendo, collaborando gratis. Se devo scrivere gratis lo faccio per il mio sito personale. Se fosse per un portale, non lo farei gratis. Se siete giovani: ok fare stage e gavetta, ma ad un certo punto si arriva ad un bivio e si deve decidere: hobby o professione? Stare in mezzo non porta a nulla. Io sarei per un ritorno a poche cose ma buone: meno riviste, meno siti musicali ma gestiti in maniera un po’ più seria e professionale. Il fatto che la rete renda accessibile a tutti la fruizione e la partecipazione è un’arma a doppio taglio. Scrivere una recensione professionale non è come aggiornare il proprio stato su Facebook o chattare su Skype, forse si dovrebbe partire da questa consapevolezza. Abbiamo bisogno di mille recensioni hobbystiche di un disco? Non sarebbe meglio averne due-tre fatte in maniera seria, originale ed autorevole? Personalmente sarei per il “less is more”. Anche perché non abbiamo tutto sto tempo da perdere in un mare di informazioni approssimative. Viviamo nell’epoca del troppo in quantità e del troppo poco in qualità».
Quanto tempo hai impiegato a realizzare il libro "Uomini"? Sei soddisfatta del risultato finale o hai qualche rimpianto?
«Ci ho messo tre anni da quando ho cominciato a raccogliere il materiale fino alla chiusura. Quando è uscito ne ero soddisfatta. Passato qualche mese, oggi, non lo rileggerei perché sicuramente rifarei diversamente molte cose».
Hai qualche aneddoto da raccontarci, non presente nel libro?
«Posso raccontare che, dopo una prima stesura, mandai il manoscritto da leggere ai principali protagonisti. A parte Edda, gli altri Ritmo mi fecero notare delle importanti mancanze. Così ho passato gli ultimi tre mesi a raccogliere e sbobinare ore ed ore di nuove interviste per poter rendere il libro il più possibile vicino alle loro richieste. In quella fase ho apprezzato tantissimo l’atteggiamento costruttivo di Andrea Scaglia (voce e chitarra Ritmo e NoGuru) che mi ha mandato dei passaggi scritti da lui stesso davvero belli ed importanti per il libro».
Ho notato che non esiste una versione digitale del libro in formato ePub e/o Kindle. C'è un motivo particolare?
«Tutto ciò che ha a che fare con le modalità di uscita è di competenza della casa editrice Odoya… non ne so nulla».
Questa impresa ti ha portato a conoscere i componenti del gruppo e le persone che gli stavano intorno. Come è stata questa esperienza dal punto di vista umano? A volte il lato artistico di un artista, è completamente diverso dalla persona reale...
«È stata una bella esperienza. Tutte le persone che hanno partecipato lo hanno fatto con grande generosità e disponibilità. Sono state sempre delle belle chiacchierate. Da parte mia non c’è stata nessuna delusione. A volte sono nate delle amicizie, altre volte il contatto si è limitato all’intervista. Sono grata a tutti quelli che mi hanno regalato il loro tempo».
Qual è il tuo disco preferito dei Ritmo Tribale?
«Sono molto legata a tutti, ma se dovessi consigliare un disco sceglierei “Kriminale”: sporco, diretto, emozionante, punk, ancora attuale».
Come valuti la carriera solista di Stefano "Edda" Rampoldi?
«La carriera solista di Edda è stata la scintilla che ha originato il libro: se non ci fosse stato un bellissimo presente, non sarei andata a scavare nel passato, probabilmente. Credo che i dischi di Edda siano quanto di meglio uscito nel panorama italiano di questi anni (grazie Edda, Walter Somà e Niegazowana!). Per me lui è il numero uno, ma gioca totalmente fuori categoria, outsider anche tra gli outsiders».
Quali sono i tuoi artisti italiani preferiti, oltre naturalmente ai Ritmo Tribale?
«Accanto ai Ritmo ho amato molto Casino Royale e Afterhours e ad un certo punto anche i Litfiba; poi Negazione e Upset Noise. Se guardo al presente cito: Edda, Toni Bruna, Eva Poles, Abba Zabba, Chiara Vidonis, Dargen D’amico, Dorina, IlVocifero, Jennifer Gentle, Il Cane (Matteo Dainese), Eddie Cat, Al Castellana».
Hai iniziato qualche nuovo progetto editoriale?
«C’è un’idea per un secondo libro ma è presto per parlarne. Come diceva Terzani, per scrivere un libro è necessario rimanere incinta, possibilmente per amore e non per caso. Anche io penso che i libri debbano essere figli che nascono per amore».