Lp
,
1978 ,
Ultima spiaggia
Género: Cantautorale
C’è chi passa degli anni a disfare e rifare / una matassa aggrovigliata tutta da districare / e solo quando la luce filtra dentro la tana / lui si renderà conto che gli fa schifo la lana / E si perde nel vuoto il richiamo dei corvi / tutti dentro la gabbia dei padroni e dei servi / che ti fanno domande da esattori delle tasse / funzionari pidocchiosi che si credono la classe / Tu ti senti più caldo forse più liberato / il tuo rospo nascosto finalmente hai sputato: / " se vi volete normalizzare, normalizzatevi per i cazzi vostri / e lasciateci convivere con i cosiddetti mostri ". / Progressisti cortesi, cittadini esemplari / giovanili, senili, democratici vari, / ritorniamo nei corpi, ectoplasmi formali / riproviamo di nuovo a sentirci animali. / È pagana / la natura che ci chiama / che ci tende la sua trama / che ci odia e che ci ama, / è pagana / e non è così lontana. / Non è ancora finito il paese dei canti / no, non canti da chiesa di straccioni potenti / sono i canti negati dalla cristianità / sono i canti del corpo e il tuo corpo lo sa. / E tu maschera responsabile che continui a predicare / lo sviluppo probabile e la morte nucleare / non potrai mai distruggere questa Italia pagana / di rifiuti della Storia e di Figli di puttana. / Non potrai mai ammazzare questa Italia regressiva / di adulti bambini e di infanzia cattiva / quest’Italia rimossa che teniamo di dentro / come un vecchio vulcano che non s’è ancora spento. / Non potrai mai afferrare nella tua bella rete / questa Italia brigante che non si è fatta prete / che non ha rinunciato ai confini del sogno / dove il vecchio peccato ridiventa bisogno / È pagana / la natura che ci chiama / che ci tende la sua trama / che ci odia e che ci ama, / è pagana / e non è così lontana..