Abbiamo intervistato Ernest Lo sul suo primo album "Io so essere macchina"
Dalla biografia leggo che il tuo primo gruppo si chiamava EsseoessƎ, tra rock psichedelico e jazz. Cosa ti è rimasto di quel periodo?
L’amicizia. Suonare insieme significa conoscersi, condividere pezzi di sé, andare allo stesso ritmo, sulle stesse frequenze. L’esperienza del suonare in giro, conoscere altri posti e persone. Avere un progetto comune… è come prendersi cura di un albero condominiale.
Tra l'altro Esseoesse è una parola palindroma…
Sì, ed è l’eterno ritorno delle cose
(cit. Eraclito/Nietzsche)
Quali sono i pro e i contro di aver ricominciato da solo, senza fare parte di un gruppo?
È stata una scelta sofferta, ma necessaria. Volevo provare a dire cosucce che riguardano la contemporaneità e mi è comparso davanti uno scenario di totale individualismo: dall’euforia della scalata sociale all’isolamento egocentrico della vita digitale. Io stesso risucchiato da questo vortice, ho perso la mia identità nel flusso perpetuo di informazioni, opinioni, mode, frenesia repentina dell’iper-modernità (Eh?). Ma proprio quando credevo di aver perduto l’anima divenendo un automa programmato dall’algoritmo, le macchine (paradossalmente) sono venute in mio aiuto, come un nuovo prolungamento della mia umanità…
E sono state loro la mia band per 2-3 anni (processori, campionatori, software etc.). Ma non ho mai smesso di suonare con musicisti veri in carne ed ossa. Attualmente collaboro con diversi amici a lavori che usciranno l’anno prossimo, probabilmente. E poi ci sono i soci della Music Force, l’etichetta con cui collaboro.
Come mai utilizzi lo pseudonimo di Ernest Lo?
Così, è un gioco, uno scambio di ruoli. Tolgo per un attimo Remo e butto in pista quel matto di Ernest.
Musicalmente nell'album "Io so essere macchina" non c'è niente di più distante rispetto ai tuoi primi ascolti dei Doors e al tuo gruppo precedente. Qua ci troviamo di fronte ad un pop elettronico.
Sì, questo è vero per quanto riguarda alcuni brani come “Bla bla bla” e “Ssialaé”. Poi in altri come “Alla coop” ho provato a montare e smontare un pezzo stile Teatro canzone, con campionamenti, segnali audio processati, disumanizzazioni e variazioni ritmiche dagli esiti quasi chill-lounge nel finale (in versione ubriacata e dissonante, ovviamente XD). “Bar Lume” è una specie di monologo surreale sulla vita da bar, in cui addirittura un ubriacone tenta di dare istruzioni al pubblico su come seguire la canzone e lasciarsi trasportare, realizzando lo scambio di ruolo tra cantante e ascoltatore (lo so, hai notato che si beve molto con quest’album… un motivo in più per ascoltarlo). “Serena vuole andare a nanna” è una canzone d’amore, una ballata con sfumature indie ma un animo folk. “Ti piace?” è house/synth con atmosfere oscure. Etc. Dunque, in quest’album ho giocato con diversi generi artistici.
Alcuni dei tuoi testi si potrebbero definire come "demenziali", genere che trovo molto difficile da fare.
Più che demenziali direi “dinoccolanti”.
Altri testi sembrano vicini al nonsense, penso ad esempio a "Talpe ubriache" e "Bla bla bla"
Se il riferimento è a quello stile di scrittura ironico e paradossale usato ad esempio dai dadaisti, be’ posso dire che mi ispiro molto al dadaismo.
Dal punto di vista musicale come è stato realizzato l'album? Tramite programmi da computer? Quali? Ci racconti qualcosa nel dettaglio?
Sì, che sono gli stessi programmi utilizzati negli studi di produzione musicale da vent’anni, solo che nel mio caso ho dovuto provvedere personalmente e singolarmente all’utilizzo, più le registrazioni, il missaggio etc. (a parte per “Ssialaé” ed “Errore 404”, brani che vedono la collaborazione del producer Micromega). L’album è nato dopo un processo che definirei artigianale: dalla rifinitura compositiva alla lavorazione del suono. Mi sono misurato con nuove competenze, è stata una sfida interessante. Le sfide hanno il pregio di rivelare i difetti, i limiti, le imperfezioni… ovvero le cose più belle di una persona o di un’opera.
Ti ringraziamo per l'intervista. Vuoi aggiungere qualcosa?
Grazie a voi. Grazie alla Music Force. Grazie a tutti. Grazie ar ca…so che mi ha condotto fino a questo punto, a questa tappa della mia vita. Grazie a Dio, sicuramente. Grazie. Aggiungo che l’album Io so essere macchina è ascoltabile su tutte le piattaforme di streaming e pure nella sua versione CD! (Go to Ammazzon). E seguitemi un po’ wagliu’, dajee