Martha J. & Chebat Quartet: Entrevista del 08/03/2024

Publicado el: 08/03/2024


Un album di cover di Joni Michell, realizzato con ottimo gusto ed estremamente piacevole all'ascolto, mi ha spinto a sapere qualcosa di più sul gruppo.

Ciao, ci raccontate qualcosa della vostra band? Qual'è il vostro percorso musicale?

Francesco Chebat e io abbiamo iniziato a lavorare insieme da molti anni, i nostri primi due album sono del 2008 (“That’s It!” - in quartetto - e “No One But You” piano e voce). In questi primi due album abbiamo esplorato dei classici dell’American Song Book, che era quello che stavamo suonando in giro per i locali e i festival in quegli anni. In seguito abbiamo pubblicato l’album “Dance Your Way to Heaven” con brani scritti da Francesco e da me, poi un altro album in duo voce e piano (“Pas de Deux” con brani originali), poi ancora un album di jazz standards (“Harlem Nocturne”) e quindi abbiamo esplorato il jazz elettrico con il progetto “The Soul Mutation”, un trio voce, tastiere e batteria, influenzato anche da “Mehliana” di Brad Mehldau e Mark Guiliana. Con questa formazione, abbiamo realizzato due album, uno dei quali (“Times are Changing”) con brani originali. Nel 2021 siamo tornati al jazz acustico e abbiamo pubblicato un album dedicato alla musica dei Beatles, e attualmente stiamo presentando questo nuovo lavoro dedicato a Joni Mitchell: l’album si intitola “Amelia” ed è stato realizzato in quartetto, con Francesco Chebat al pianoforte (e Rhodes in un brano), Giulio Corini al contrabbasso e Maxx Furian alla batteria. E io, Martha J., voce :) - Tutta la nostra discografia è disponibile sulle piattaforme digitali.

Come mai avete scelto di realizzare un album di cover di Joni Mitchell?

Joni Mitchell ha fatto parte della mia vita musicale (e personale) da quando avevo circa quindici anni. La scoperta della sua musica mi ha aperto un mondo di melodie e armonie che, per quanto fossero inserite in un contesto folk, da questo contesto si allontanavano in maniera evidente, mostrando possibilità compositive e vocali assolutamente uniche e di grande ispirazione. Già negli album “Pas de Deux” e “Harlem Nocturne” avevamo inserito due brani di Joni Mitchell, e altre canzoni sue fanno da sempre tempo del nostro repertorio live. Quindi è stato abbastanza naturale decidere di dedicare un intero album alla musica di questa incredibile artista, che ha influenzato generazioni di cantanti e musicisti e che in questi ultimi anni, dopo un grave malattia, è rientrata alla grande nel mondo della musica, ricevendo anche numerose onorificenze.

C'erano altri artisti in lizza?

Onestamente no. C’è un altro progetto tematico di cui stiamo parlando da tempo Francesco e io, ma credo che il prossimo album sarà fatto con brani originali.

Se aveste dovuto fare un album di cover di un artista italiano?

Sarebbe stato molto difficile, perché io non seguo tantissimo la musica italiana e non canto volentieri in italiano (non mi sembra di cantare molto bene in italiano, la mia percezione è che la mia voce sia più intensa e fluida se utilizzo la lingua inglese). Inoltre quando scrivo i testi per le nostre canzoni, li scrivo in inglese perché è la lingua con cui mi trovo più a mio agio anche nella scrittura. La mia formazione musicale, così come quella di Francesco, è iniziata molto presto, da piccoli, quando si plasmano i gusti e gli “amori” musicali, e per vari motivi ha seguito strade lontane dal repertorio italiano e molto più vicine al jazz, e quindi alla musica e vocalità anglofona. Per questi motivi, così al volo, non saprei quale artista italiano potrebbe essere interessante da riproporre in chiave jazz… forse Samuele Bersani? O Lucio Dalla? Per un periodo abbiamo portato dal vivo un tributo jazz a Mina, ma onestamente non abbiamo mai pensato di fissarlo in un album.

Della Mitchell nella mia cd-teca ho Hejira” del 1976. Quale è il vostro album preferito?

I miei album preferiti della Mitchell sono tanti: oltre a Hejira che hai già citato, i vinili che da decenni vengono consumati sul piatto del mio stereo sono Blue, Court and Spark, Mingus, For the Roses, Clouds, The Hissing of Summer Lawns, e poi gli album dal vivo (specialmente “Shadows and Light” con Jaco Pastorius, Pat Metheny, Michael Brecker… )

Ci raccontate qualcosa su come avete pensato gli arrangiamenti?

Il processo è iniziato dalla considerazione che nell’immaginario collettivo, Joni Mitchell è spesso vista come una ragazza bionda, magra e bellissima che canta canzoni intimiste, inscrivibili nel genere folk, accompagnandosi con la chitarra, in una solitudine musicale da dea irraggiungibile. In realtà, questo è vero per la prima fase del suo percorso musicale. Dall’album “Court and Spark” in avanti, e specialmente poi dal vivo, Joni Mitchell ha iniziato a esplorare strade sempre più lontane dal folk e dalla intimità degli arrangiamenti voce e chitarra (o pianoforte). Si è contornata di musicisti distanti dalla scena folk e sempre più vicini al jazz e, soprattutto dal vivo, ha mostrato un piglio e un temperamento che si allontanano dall’immagine di “fatina del folk” di cui ho detto prima. La nostra sensazione è che questa seconda fase più contaminata da influenze jazz rock sia passata in secondo piano e quindi abbiamo deciso di esplorare questo aspetto più “terreno” del suo mondo musicale, avvalendoci della collaborazione di una ritmica estremamente versatile, di grande espressività e attenta alle sfumature emotive, ma molto solida e “groovosa”! Mi sto riferendo ai nostri compagni di questo viaggio, Giulio Corini (contrabbasso) e Maxx Furian (batteria). Francesco e io abbiamo selezionato i pezzi, li abbiamo trascritti e, partendo dal terreno neutro di un semplice spartito con melodia e accordi, abbiamo iniziato a suonare e risuonare le canzoni che ci sembravano più interessanti. Ne abbiamo selezionate undici, Francesco ha realizzato gli arrangiamenti e, durante un paio di prove prima della registrazione, abbiamo affinato il tiro con i suggerimenti di Giulio e di Maxx. Il risultato lo potete ascoltare nel disco.

Questo album verrà suonato dal vivo?

Certamente! Non vediamo l’ora di presentare questo repertorio in un concerto, credo che sarà molto interessante e ricco di momenti di grande energia e groove, intervallati con momenti di puro jazz e poesia.

Avete già dei progetti futuri?

Qualcosa già bolle in pentola, forse un album con brani originali o un altra idea che è lì da un po’… per adesso siamo concentrati su questo nuovo lavoro e, come dicevo prima, lo sforzo sarà di riuscire a portarlo il più possibile dal vivo. Incrociamo le dita! :)

Martha J. & Chebat Quartet
Martha J. e Francesco Chebat
Martha J. & Chebat Quartet
Martha J.