Andrea Marti alias Traditional man
The Road to Beulah
Andrea Marti alias Traditional man è come la neve che osservi ancora una volta. L’aspettavi, talvolta da piccolo l’hai agognata, ma quando scende sa coglierti sempre di sorpresa e ti restituisce uno stato di momentanea sospensione.
“Road to Beulah” sono un insieme di confessioni solitarie, più immediate rispetto al passato, ma che portano comunque in un’unica direzione: la west coast music. Tra suadenti ballate e accelerate graffianti il nostro personaggio di altri tempi non lascia molto spazio alla transizione, incarnando il rocker proletario di un mondo che non esiste più. Fedele ai suoi ideali estetici e culturali, si ha sempre la sensazione che Andrea sia più uno spirito libero e anarchico, piuttosto che un monolite moralmente integro. La sua vera essenza asciutta, e ripulita da ogni residuo di retorica, è sempre aliena dai luoghi comuni del politically correct. Un cappellaio matto dei nostri tempi che si aggira tra Genova e le vie infinite dell’immaginazione.
Le liriche sono il campo dove emergono con maggior convinzione la sua grande personalità fatta di meraviglie, apertamente ispirate da una sensibilità d’animo che si ribalta sulle note acustiche. Prendiamo ad esempio la finale Remember. Un gioco di luci e ombre tra vuoti e figure soffuse; ambienti simbolici eppur reali nella loro tragedia. Toccante! The Second Coming un testo apparentemente neorealista, ma che ben presto rivela la sua natura ancestrale: così meravigliosamente diversa questa canzone mi avvolge mentre in una giornata tersa osservo dalle cime il mare blu, baciato dal sole, perdersi in lontananza sulla linea dell’orizzonte. Lead me away ha un testo e una struttura solo apparentemente pop. Invece ti si appiccica addosso non solo per la cadenza e il ritornello, ma per la sua portata evocativa e vagamente ermetica: “...Continuavo a guardare le vetrine dei negozi per non scomparire, continuavo a cercare qualcosa che davvero non c'era...”
Whitness è un altro brano che mostra tutta la fluidità di scrittura degna di un grande songwriter. Un quadro a tinte fosche che ti colpisce come un cazzotto in faccia inaspettato. E lo fa in maniera disinvolta, profonda, ma mai volgare. L’interpretazione da togliere il fiato è però la cavalcata chitarristica di Beulah. Un arpeggio rotondo e sofisticato di sei minuti pieni di pathos e voli eterei con un finale ardito tra sonorità elettriche e distorte. Una ballad manifesto che lascia anche nelle parole quel senso di spasmodica ricerca del senso della vita tra luoghi simbolici e abissi desolati. La strumentale Urban riots mostra il lato più ruvido del lavoro con una sorta di jam session di oltre cinque minuti. La colonna sonora sporca di tutti quelli scontri tornati tristemente di attualità nella terra a stelle e strisce. Come un perenne paladino dei perdenti, dal soul vagamente southern e una sensibilità pop che arricchisce il suo talento comunicativo, Traditional man confeziona un album country-rock nel solco della tradizione (ricordiamo i suoi compagni di viaggio della statura di Paolo Bonfanti, Bamby Fossati e Fabrizio Novibri), ma che visti i tempi risulta come un outsider.
Irriverente nello spirito e blues nell’animo per capire “The Road to Beulah” non bisogna fermarsi alla pura estetica. Come dicevano i C.S.I. ci vuole forma e sostanza. Ma qui non si suona per il mito o per il sogno: semplicemente per il recupero delle radici più pure del rock. Un sobrio e rivoluzionario atto di contemplazione. Una rarità ai tempi del turbocapitalismo globalizzato.
Andrea Marti alias Traditional man
The Road to Beulah
Género: Country , Rock , Cantautorale
Canciones:
- 1) witness
- 2) Let me be
- 3) Shine one more time
- 4) Beulah
- 5) Is it True
- 6) The Second coming
- 7) The Whipporwill song
- 8) Jingle-Jangle Jane
- 9) At the Center of Rock'n Roll
- 10) Down in Limbo Neighbourhood
- 11) Lead me away
- 12) Wrong place, Wrong time
- 13) People on the run
- 14) Urban riots
- 15) Remember