Sara Baggini è una cantautrice, produttrice e poli-strumentista. Compositrice fin dalla prima adolescenza, si trasferisce da Sondrio a Perugia all’età di 19 anni, per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove si laurea in Pittura presso il corso del prof. Sauro Cardinali.
L’arte visiva, espressa nell’attenzione per l’immagine, ricoprirà sempre un ruolo molto importante anche nella carriera musicale dell’artista.
Dopo l’esordio nel 2010 con One Thin Line – e parallelamente ad alcune collaborazioni per formazioni elettroniche quali Alas Laika e Other Us – sceglie lo pseudonimo di
Augustine, tratto dal nome dell’isterica, protagonista del saggio di Georges Didi-Huberman L’invenzione dell’isteria, poiché la paradossale condizione dell’isteria è assunta dall’autrice come paradigma del fare artistico, specialmente in quanto legato ad una
complessa e problematica sensibilità femminile.
Nel 2018 pubblica Grief and Desire, una sorta di romanzo autobiografico musicale, ben accolto dalla critica malgrado il carattere fortemente indipendente.
Nel 2019 il video di Augustine, diretto da Francesco Biccheri, vince il II premio come “miglior videoclip italiano autoprodotto” al VIC – Videoclip Italia Contest.
Nel 2021 pubblica il suo nuovo album, Proseprine, dando inizio ad una nuova collaborazione con l’etichetta I Dischi del Minollo.
L’immaginario delle sue canzoni è alimentato dalla letteratura (per esempio Virginia Woolf e Sylvia Plath) e dalla pittura (i Preraffaelliti e Dante Gabriel Rossetti), così come dalla musica.
La maggior parte delle influenze musicali provengono dalla scena britannica Post-punk, Dream Pop e Dark Wave degli anni ’80 (Cocteau Twins, Dead Can Dance, This Mortal
Coil, Siuoxsie And The Banshees), ma anche da cantautrici ed artiste da lei amate (Kate Bush, Sinead O’Connor, Annie Lennox, PJ Harvey, Agnes Obel, Anna Calvi, St. Vincent, Bjork, Enya, Julianna Barwick, Meredith Monk).
Temi ricorrenti delle canzoni sono: malattia, ipocondria, perdita, lutto, assenza, distanza, amore nascente e abbandono, colpa, biasimo, estasi e caduta.
L’onirico ed il delirio – al confine con la consapevolezza – sono percepiti come i soli linguaggi possibili per generare un più profondo senso.
L’artista si pone come oggetto e soggetto allo stesso tempo e – come l’isterica – nell’immagine di sé trova la propria identità: distorta, frammentata, eppure l’unica.
Sara Baggini "Augustine": monografia
Pubblicato il: 19/04/2021