Q: Intervista del 18/06/2008

Pubblicato il: 18/06/2008


Intervista a Filippo Quaglia, in arte Q, dopo la pubblicazione del disco d'esordio "Le Proprietà Elastiche Del Vetro", del tour con Numero6 ed Enrico Brizzi e di varie esperienze come dj, remixer e produttore.

In che modo hai iniziato la tua avventura nel mondo musicale?

A tredici anni con una vecchia chitarra folk americana che un mio zio usava per suonare in un non so quale gruppo beat negli anni ’60, dopo anni di viaggi in macchina con i miei genitori bombardato da nastri di Dylan, De Gregori, Dalla, De Andrè...

Appena ho visto il nome artistico con cui ti proponi, Q, mi è subito venuto in mente il titolo del romanzo scritto dal collettivo Luther Blisset! C'è qualche collegamento? Oppure fa riferimento all'iniziale del cognome?

È la prima lettera del mio cognome, volevo un nome che contenesse le mie diverse attività musicali, le mie canzoni, i dj set, i remix, le installazioni audio...un nome contenitore. La lettera Q si prestava molto bene a racchiudere il mio universo, ha un qualcosa che riporta all’incubazione. Non c’è nessun colegamento con il romanzo del collettivo da te nominato, anche se ritengo sia uno dei più bei libri scritti in Italia negli ultimi anni.

Tra le tue attività musicali, c'è anche quella di remixer (Casino Royale, Perturbazione, Port Royal, LNRipley, Masoko, Sikitikis, Ex-otago). Generalmente scegli te il brano, o te lo affidano? Come procedi nella realizzazione di un remix?

Dipende dalle esigenze di chi remixo, spesso scegliamo il brano assieme, sulla base anche delle strategie dall’artista in questione riguardo ai singoli del disco da promuovere...solitamente per lavorare su un brano altrui cerco di ascoltare il meno possibile la versione originale, giusto per capire i singoli elementi che mi possono servire per ricostruire poi il pezzo nella sua/mia nuova forma.

Per comporre ed eseguire musica utilizzi anche il pc, oltre a strumenti specifici? Che programmi usi?

Uso Pro Tools come grande contenitore in cui butto dentro roba acustica ed elettrica, drum machines, groove box, sinth ed altri giocattolini che intasano il mio studio, mentre uso Reason e Live come strumenti di programmazione di beat ed altre parti sia melodiche che ritmiche...in fase di scrittura raccolgo e registro tutto compresi errori, fruscii, storuture fino al punto in cui il tappeto sonoro è al limite del multi-stratificato, poi lo lascio “riposare” ed inizio a sottrarre, a spostare, loopare, capendo sempre di più cosa è importante e cosa accessorio fino all’essenza finale del pezzo...è un opera di scavo della materia.

Dal tuo punto di vista come valuti le strutture, le possibilità di fare musica e di proporsi a Genova?

A livello di strutture di studio e di sala prove la città mi sembra attrezzata al punto giusto, la grande carenza sono gli spazi per la musica live, che anno dopo anno stanno andando a scomparire...purtroppo non mi sembra di veder nessun segnale di cambiamento in meglio.

Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato?

De Gregori, Lou Reed, Bob Dylan, la scuderia della Warp records, Keith Jarrett, Luke Vibert, Riccardo Sinigallia, De Andrè...

Oggi che musica ascolti?

In questi giorni nel mio iPod gira con furore “Controlli” degli Africa Unite, un disco dove attitudine melodica ed elettronica stanno in un equilibrio per me perfetto, sto ascoltando poi molte robe brek-electro, che suono nei miei dj set, ed i demo di un ragazzo di Modena che si fa chiamare 7i, al quale sto producendo un singolo, uno che sa scrivere davvero belle e profonde canzoni sgangherate.

7i? Spetta che me lo segno! Come operi nella produzione? Quanto modifichi e metti di tuo, rispetto all'idea originale dell'artista? Non deve essere facile trovare un giusto equilibrio... sempre che in questo caso bisogni trovarlo... A volte grosse modifiche rispetto all'idea originale potrebbero dare buoni risultati, a volte no, dipende dai casi.

Cerco di ascoltare quello che ho davanti e nel mentre sento accenti, beat ipotetici, cose che ci sono, nascoste all'interno della composizione originale degli strumenti, ed allora le porto fuori attraverso altri strumenti, altre frasi, cerco di assecondare l'anima della canzone...cerco di scavarci dentro, di sporcarmi le mani; per me non ha senso riscrivere una cosa, una cosa la si produce perchè è affascinante, va corteggiata è portata fuori a cena in tutta la sua bellezza

A proposito di iPod, cosa pensi del cambiamento in atto per quanto riguarda la fruizione della musica? Come vedi in futuro?.

Sicuramente un implemento dell'offerta ed un abbassamento della qualità, anche se questa democrazia dei mezzi mi trova molto entusiasta, devo dire che un po' tutte queste proposte confondono, per quanto riguarda l'mp3 è un formato che trovo molto poco piacevole da fruire, la qualità è davvero bassa, infatti credo che se le cose continueranno così ci sarà un ritorno al vinile ed un lento ed inesorabile abbandono del cd

Come coniughi la voglia di scrivere dei testi un po' più ricercati rispetto alla media dei brani pop, con la passione per il dj? Ritieni questa strada "poco battuta"?

Penso che in Italia al momento in pochi stiano provando a lavorare sulla canzone d'autore contaminadola con i suoni della club culture, ai tempi i La Crus avevano iniziato fare questo tipo di sperimentazione, anche se poi, a mio avviso, si sono persi nelle paludi della canzone pop italiana classica e della clasica formula della rock band, mentre per quanto mi riguarda, soprattutto nella versione live, cerco di spingere il tutto sempre più nella direzione del djset.

In questo momento per te la musica è un lavoro o un hobby?.

E' un lavoro, produco musica a tutti i livelli, quelli che pagano l'affitto a fine mese ovviamente sono lavori di music production e sound design per pubblicità ed usi commerciali, oltre a ciò metto i dischi in diversi posti, con il duo genovese Beattwins abbiamo creato la serata Extra Break che stiamo portando in giro quest'estate.

Per quanto riguarda i testi, hai qualche ispirazione letteraria?

Non saprei, di certo ci sono tre autori contemporanei americani di cui leggo qualsisi cosa che credo abbiano plasmato in qualche modo la mia cifra stilistica che sono Paul Auster, Douglas Coupland ed Ellis, ultimamente sono rimasto folgorato da “La Strada” di Mc Carthy, davvero struggente, arriva a descrivere davvero violentemente l'essenza del genere umano.

Nel brano "Furgone nazione", reciti "Sei tu sei tu chi può darmi di più"; si tratta di un omaggio / citazione dei cccp o di una coincidenza?

Assolutamente citazione di amore per una grandissima band che fu.

Proprio tale brano, "Furgone nazione" trovo che sia il più ritmato e con maggiore potenziale commerciale del disco, mentre la maggior parte degli altri pezzi sono più soft, rilassati, intimisti e a volte malinconici. Rispecchiano il tuo modo d'essere in questo momento?.

La stesura e la registrazione dell'intero album sono andate di pari passo... sono cresciute assieme, sono durate più di due anni, è stato un percorso molto lungo con tanta tristezza intorno; che penso affiori da molti dei brani, lo stesso "Furgone nazione" non si può certo definire un pezzo allegro, quindi l'umore che questo disco rispecchia sono due anni della mia vita, al momento ho molto più felling con ritmiche veloci e groove tesi, cosa che si può sentire durante i miei live set, il prossimo disco voglio iniziare a scriverlo e concluderlo in breve periodo...all'inverso di come ho lavorato per "Le proprietà elastiche del vetro"...voglio sintetizzare un umore circoscritto

Il brano "Sei giorni nella vasca" ha un testo abbastanza atipico. Cosa ci puoi dire a riguardo?.

Viene da un'esperienza claustrofobica di fine di un rapporto amoroso, viene da quel momento in cui ti manca il fiato, ma non hai forze, non riesci nemmeno a prendere in considerazione l'ipotesi di una reazione ed allora speri solo che aprendo il tappo della vasca in cui sei immerso da giorni il tuo corpo venga risucchiato assieme all'acqua, al sapone, allo sporco macerato...

Quanto c'è di nonsense nei brani (ad esempio mi viene in mente il ritornello di "Furgone nazione")? In alcune parti, per i testi, hai fatto delle scelte dove pesa maggiormente il suono della parola, rispetto al senso globale, oppure per te hanno sempre un suo significato?.

Per me sono immagini, traduzioni di mie sensazioni, capisco che talvolta possano essere un po' ostiche o suonare nonsense, ma sono il mio flusso emotivo che esce da me e che si presenta con un volto, ovviamente il suono, il ritmo, la costruzione della frase per me hanno grande importanza...ma niente è nonsense nel mio lavoro....decisamente non apprezzo il nonsense.

Mi risulta che hai collaborato con Numero6 ed Enrico Brizzi.
Io ho assistito al loro concerto fatto all'interno del Festival Internazionale di Poesia 2007 tenutosi a Genova e ho trovato molto interessante la proposta musicale letteraria.
Cosa ci puoi raccontare di questa esperienza?

Mi sono occupato delle sonorità elettroniche dello spettacolo, è stato davvero intenso costruire le musiche per le parole del romanzo di Enrico "Il pellegrino dalle braccia d'inchiostro", ci siamo chiusi in un forte per diversi giorni ed abbiamo partorito uno spettacolo di forte impatto e siamo partiti per un lungo tour che la scorsa estate ci ha portati in giro in lungo ed in largo per l'Italia, abbiamo suonato ovunque ed in continuazione e la gente si è lasciata catturare...oggi è quasi pronto l'album tratto da quello spettacolo e nel prossimo autunno torneremo live a proporlo peri club di tutta Italia.

Q
Photo session dell'album "Le Proprietà Elastiche Del Vetro"