Voland
Voland
Voland è un gruppo bergamasco che suona symphonic black metal. Per gli appassionati del genere verrebbe subito da accostarli a band quali Dimmu Borgir o Cradle Of Filth, tuttavia tale paragone non potrebbe essere più sbagliato a mio parere. I nostri Voland (ovvero com’è definito Satana nel libro “Il Maestro e Margherita di M. Bulgakov) sono due ragazzi influenzati da tutto ciò che arriva dalla Russia: i loro testi si rifanno ad eventi storici che hanno contrassegnato la storia del Paese e la loro musica trae molto dalle componenti sinfoniche e folk caratteristiche di quella terra gelata.
Davide Forotti alla voce e Andrea Zappalaglio agli strumenti riescono ad accostare gli elementi più truci del black metal a parti decisamente più calme con rimandi al folk russo e in generale alla corrente sinfonica. La prima delle tre tracce in questione è “Leningrad”, nella quale il tema principale è l’assedio della famosa città da parte dei tedeschi. Le atmosfere pompose e drammatiche allo stesso tempo ci accolgono immediatamente per poi seguire i binari del black metal più oscuro. La registrazione è discreta per essere quella di un EP autoprodotto; tutti gli strumenti sono abbastanza chiari.
Le parti violente sono spesso alternate ad altre recitate e melodiche. La voce black metal spesso si tramuta in un canto pulito, risultando veramente coinvolgente e drammatico. Alcune ripartente decisamente più epiche sono apprezzabili per carica emotiva e per struttura. I testi sono in italiano e tale scelta è da lodare per coraggio e viene premiata con una prova decisamente sopra le righe. Cosa non mi convince tanto, invece, è l’uso della drum machine perché risulta troppo fredda per una musica con un tale carico d’emozioni. Si tratta, tuttavia, di un peccato veniale, poiché so quanto sia difficile oggigiorno trovare un batterista in carne ed ossa disposto a suonare metal.
“Generale Inverno” descrive la celeberrima “Campagna di Russia” ed il suo stacco sinfonico nel mezzo è raggelante. Come al solito, le componenti black metal risiedono nelle chitarre e nella voce, mentre le tastiere si lanciano attraverso convincenti ed evocanti parti epiche con tocchi drammatici. L’ultima canzone è intitolata “Il Lago dei Ciudi” e descrive la battaglia contro l’Ordine Teutonico nel 1242. Le parti in blast beats della batteria non suonano bene con la drum machine, ma in compenso tutta la canzone porta sulle spalle un incredibile feeling oscuro e bellicoso. Solo alcune note di piano e di chitarra acustica interrompono tali atmosfere plumbee e donano un tocco epico, seguendo le linee melodiche della voce.
I nostri Voland hanno realizzato un più che convincente EP d’esordio e sicuramente lo raccomando a tutti gli estimatori di tali sonorità. Non capita tutti i giorni d’ascoltare tale originalità in una band così giovane e bisogna approfittarne. Alcune parti, specialmente alla batteria, andrebbero affinate un poco, ma la struttura delle canzoni è matura e coinvolgente allo stesso tempo. Insomma, una gradita sorpresa da parte di una band che farà strada se qualcuno si sbriga a metterla sotto contratto.